IL BANANA PERDE IL PILU MA NON IL VIZIO - TRAPPOLA DI FORZA ITALIA: AL VOTO PER I GIUDICI DELLA CORTE COSTITUZIONALE SALTA LA COPPIA VIOLANTE-CATRICALÀ - AL CSM IL PD VOTA LO SCONOSCIUTO LEGNINI
Liana Milella per “La Repubblica”
Saltano i patti, tra Pd e Forza Italia, sui candidati per la Consulta e Csm. Superano il quorum (489) solo 2 degli 8 del Consiglio, passano i Pd Legnini (524 voti) e Fanfani (499). Si rivota oggi per gli altri 6 e per la Corte. Con un colpo a sorpresa, quando i Dem avevano già ratificato l’intesa sulla coppia Violante- Catricalà, i forzisti scaricano l’ex sottosegretario di Monti e ordinano di votare scheda bianca. Da Arcore, dove Berlusconi vede Letta, Ghedini e Verdini, parte l’ordine di fermare la partita. Catricalà, pur sponsorizzato da Letta, rischia il flop.
GIANNI LETTA TAREK BEN AMMAR ANTONIO CATRICALA - copyright Pizzi
Verdini lo avversa. Berlusconi vuole Ghedini, che invece dice di essere per Donato Bruno. Nessuno dei quattro digerisce Violante e il sospetto è che la marcia indietro all’ultimo secondo su Catricalà serva per fare la conta dei voti che l’ex presidente della Camera prende nella sua maggioranza. Lo scrutinio, a sera, gliene assegna 429 rispetto al quorum di 570. Più di quelli di tutto il Pd (405 tra Camera e Senato), meno della maggioranza (547). Ora Berlusconi può fare marcia indietro sul sostegno promesso.
ANTONIO CATRICALA SILVIO BERLUSCONI
È un vero agguato quello compiuto ieri dai berlusconiani che lascia d’acchito il vertice del Pd. Alle 16 e 30 i Dem scendono in aula dopo aver preso atto, tra molti malumori, dei nomi scelti per Csm e Consulta. Nessuna novità per la Corte rispetto alle indiscrezioni. Per il Csm invece è una rivoluzione. Il capogruppo al Senato Luigi Zanda annuncia il candidato Dem alla vice presidenza, è Giovanni Legnini, sottosegretario con Monti all’Editoria e oggi al Mef, un passato di segretario d’aula che lo ha reso popolare nel partito.
Di mestiere avvocato a Chieti. Bersaniano, lo ha indicato il capogruppo alla Camera Roberto Speranza quando nella partita sono cadute le soluzioni caldeggiate da Zanda, che avrebbe ben visto Massimo Brutti, e da Andrea Orlando, che era per Giovanni Fiandaca. Brutti era un passo avanti, ma Renzi ha preferito un nome meno legato alle toghe. Avvisato Napolitano, che ha dato via libera. Dirà, alla buvette, Legnini, visibilmente emozionato: «È un momento delicato, non solo per la giustizia, ma per il Paese. Non conosco il mondo dei giudici, ma mi impegnerò a fondo».
La sorpresa c’è tutta, nel Pd, e tra i magistrati. Quella dei Dem è immediata, quando Zanda legge gli 8 nomi per il Csm: con Legnini c’è Giuseppe Fanfani, oggi sindaco di Arezzo, e Teresa Bene, diritto processuale penale a Napoli. Un posto viene ceduto a Scelta civica, «per equilibri di coalizione», e tocca all’ex ministro della Salute Renato Balduzzi.
Ncd conferma Antonio Leone, anche se c’è il tentativo di inserire Renato Schifani. M5S propone Nicola Colaianni, ordinario a Bari di diritto ecclesiastico ed ex deputato Pd, salvo ripensarci e votare per Alessio Zaccaria, ordinario di diritto privato a Verona. Per Fi due super falchi, la senatrice Elisabetta Casellati e l’ex sotto- segretario alla Giustizia Luigi Vitali, famoso relatore della legge ex-Cirielli. Per lui un processo in corso per abuso d’ufficio con l’intera giunta di Francavilla Fontana per la mappa delle farmacie.
I mal di pancia nel Pd sono molti forti. In assemblea protestano Monaco, Tocci, Gotor e Verini. Ferranti chiede «ma siete certi che i togati voteranno Legnini?». In Transatlantico Mineo dice che non voterà, la Puppato è dubbiosa. Le toghe del Csm sono perplesse su un candidato come Legnini che non è mai stato protagonista del dibattito sulla giustizia. La preoccupazione è che si vada verso una stagione legislativa di ridimensionamento del Consiglio in cui il governo vede bene un presidente non troppo forte.