TRASHATE E COLTELLATE, LE CILIEGIE DELLA MELONI E VANNACCI CON LUBAMBA: IL BESTIARIO BY FILIPPO CECCARELLI DELLA CAMPAGNA “MOSCIA E DISPERATA” PER LE ELEZIONI EUROPEE - IL PREMIACCIO NUMERO UNO TOCCA AL CANDIDATO CHE A PESCARA PER AVVALORARE IL PROPRIO IMPEGNO HA CACCIATO DI TASCA UN COLTELLO E SI È PROCURATO UNA FERITA A UN BRACCIO – E POI CATENO DE LUCA CON GLI INFERMIERI, IL PALLEGGIO LIBERATORIO DEL DUO MORACE-CONTE E "IL FURBO AGGIRAMENTO DEL SILENZIO ELETTORALE" DELLA MELONI PASSATO ANCORA UNA VOLTA PER LA FRUTTA: ALLE POLITICHE DEL 2022 L’AMMICCANTE RIFERIMENTO AI MELONI, IERI IL… - VIDEO
Filippo Ceccarelli per repubblica.it - Estratti
Senza farla troppo lunga: è stata una campagna elettorale moscia e disperata, sia per chi l’ha fatta sia per quanti, noi tutti, l’abbiamo subita.
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In questi casi è onesto produrre una personalissima graduatoria di mostruosità, per cui fra il ludico e lo sconsolato, il cinico, l’orripilante e lo psichiatrico, il premiaccio numero uno tocca al candidato che a Pescara, nella centralissima piazza Salotto, per avvalorare con maggiore solennità il proprio impegno ha cacciato di tasca un coltello e si è procurato una ferita a un braccio, usque ad effusionem sanguinis, con tanto di meraviglia dialettale da parte degli astanti, «s’ha tagliato!».
Secondo classificato, per rapinosa tenerezza, Cateno De Luca, colpito da polmonite, con autorespiratore ospedaliero e poi quasi guarito in posa smart nel suo letto, attorniato da una decina di infermieri.
antonio tajani con i ricchi e poveri
Terzo posto, boh. Forse il sovranista con il tappo europeo che gli schiaccia il naso, forse quell’altro del Pd che in famiglia fa esercizio di dialetti meridionali, forse il grillo da mangiare vivo, l’uomo incinto che assomiglia a Gesù, il generale pizzettaro con Lubamba, il palleggio liberatorio del duo Morace-Conte, le tristi cheerleaders del leghista Ciocca, il ministro degli Esteri che canticchia con i Ricchi e Poveri…
In una giocosa dinamica di rimbalzi e parodie, sulla preveggente scia della Top Ten di Propaganda live gli stessi social abbondano di classifiche, “i 30 momenti più incredibili”, #candidatichedavvero, #esepensavatediaverlevistetutte. Il vecchio, glorioso ruolo d’archivio per cui la memoria della comunicazione politica tanto deve allo studioso Edoardo Novelli, se lo sono conteso pagine Instagram come “Crazy Ass Moment in Italian Politics”, “Il Grande Flagello” e “Nonleggerlo”.
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Vero è che la campagna elettorale è sempre stata una zona franca con licenza e abuso di balle, un luna park sospeso nel vuoto.
Ma il salto mortale è che il broadcasting della furba insignificanza è rimbalzato per la prima volta sulla rete con lieta e piena consapevolezza. Di qui, viene da pensare, nasce l’ombra di quell’inconfessabile sconforto, la paura che dietro le maschere e gli sghignazzi non resti che un pugnetto di cenere.
Ma intanto niente è più serio, né mai pretende di diventarlo. La riprova è che nella post-propaganda all’italiana va insediandosi un manierismo di leziosa ed euforica serialità, a sua volta alleata del Nulla in vista dello sfondamento dell’intelligenza artificiale.
giuseppe conte carolina morace
Esemplare, al vertice delle istituzioni, l’ultimissima suggestione turbo-esibizionistica di Meloni, influencer cui sfugge la differenza tra governare e provocare, per cui il furbo aggiramento del silenzio elettorale è passato ancora una volta per la frutta: alle politiche del 2022 l’ammiccante riferimento ai meloni, ieri il mugolio per le ciliegie “varietà Giorgia”.
Meno la gente va a votare, oltretutto, e più la campagna elettorale s’imbizzarrisce, s’accartoccia e perde senso rivelando l’abbassamento del discorso pubblico e la catastrofe buffonesca di implorare voti senza proporre soluzioni. Eccoti dunque il balletto, la torta tagliata a X come la Decima Mas, la ‘anzoncina che Renzi intona davanti a karaoke reporter berciando: «Non si sente una sega, riparti!». Non si invidiano gli storici del linguaggio politico che un domani si troveranno alle prese con il frammento di Capitan Bandecchi alla guida del suo pullman che se la prende con la sinistra su una certa camicetta da 2700 euro per concludere graziosamente: «Catto-comunisti di merda, perché rompete il cazzo a me?».
La tirannia del presente assoluto, senza passato né futuro, restituisce un universo tanto spettrale quanto ipervisibile. Cosa rimarrà di Moratti che si agita in musica, di Sardone che indossa la maglia dell’Inter o del sindaco di Pesaro con la cravatta sistematicamente a tracollo? Acqua sui vetri, persistenza zero, come un video porno di cui 5 minuti dopo non si ricordano i volti. Che poi magari, come sempre succede a dispetto degli apocalittici, le cose si riaggiusteranno; però nel frattempo si è fatto in tempo a passare dal retroscena alla messinscena per giungere infine alla scena oscena – e comunque buon voto, a prescindere da come l’hanno chiesto.
sylvie lubamba roberto vannacci giorgia meloni mangia una ciliegia 1giuseppe conte nello spot di carolina morace 3giorgia meloni mangia una ciliegia 4meloni e le ciliegie