1. TREGUA FINO ALLA PROSSIMA STRAGE: 5 ORE DI STOP ALLE BOMBE IN TERRA SANTA, STAVOLTA ADERISCE PURE HAMAS. IERI SONO STATI UCCISI 4 BAMBINI PALESTINESI IN SPIAGGIA, PER L’ESERCITO ISRAELIANO È UN “EVENTO TRAGICO, L’OBIETTIVO ERANO MILIZIANI” 2. I BIMBI PESCAVANO GRANCHI, ERANO CUGINI. L’UNICO CHE SI È SALVATO: “MOHAMMED MI HA CHIESTO DI NON ACCOMPAGNARLO PIÙ PERCHÉ CONSIDERAVA IL RISCHIO TROPPO ALTO” 3. MENTRE IL BILANCIO DELLE VITTIME PALESTINESI SALE A 230, I SOLDATI ISRAELIANI HANNO SVENTATO UN'INFILTRAZIONE NEL DESERTO DEL NEGHEV DI UNA QUINDICINA DI MILIZIANI DI HAMAS ARMATI: “VOLEVANO COMPIERE ATTENTATI NEI KIBBUTZ O RAPIRE CIVILI” 4. ISRAELE È PRONTO A INVADERE LA STRISCIA. ABU MAZEN E L’EGIZIANO AL SISI PROVANO A CONVICERE HAMAS A CEDERE, CON LA PROMESSA DI UNA PIOGGIA DI SOLDI QATARIOTI

1. GAZA, INIZIATA TREGUA UMANITARIA DI 5 ORE

ANSA - Alle ore 10 locali (le 9 in Italia) e' iniziata a Gaza una sospensione umanitaria delle ostilità di cinque ore richiesta dalle Nazioni Unite e accettata da Israele e da Hamas per consentire alla popolazione di rifornirsi di vitto e medicine.

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Il bilancio dei morti nella Striscia è salito: 230 i palestinesi rimasti uccisi e 1685 i feriti, secondo quanto rende noto l'agenzia di stampa al-Ray, vicina ad Hamas.

 

Tre palestinesi sono stati uccisi dall'artiglieria israeliana prima dell'inizio della tregua umanitaria mentre si trovavano in una zona aperta di Rafah, nel sud della Striscia. Le vittime sono di età compresa fra 20 e 27 anni. Una salva di razzi e' stata lanciata stamattina dalla Striscia verso la parte centrale, compresi 4 nell'area grande di Tel Aviv, e sud del Paese. Uno dei razzi e' stato intercettato sopra la città di Petah Tikva, mentre l'altro ha colpito una parte disabitata. Lo ha detto il portavoce militare aggiungendo che dall'inizio della guerra sono stati lanciati da Gaza 1377 razzi verso Israele.

 

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L'esercito israeliano e' riuscito a sventare anche un'infiltrazione nel Neghev di una quindicina di miliziani di Hamas armati. Fra questi vi sono perdite. La popolazione civile israeliana e' chiusa nelle abitazioni, mentre le perlustrazioni proseguono. Secondo quanto ha riferito la radio militare il commando di Hamas e' penetrato stamane mediante un tunnel in Israele, nella zona antistante il sud della striscia di Gaza. I miliziani sono stati pero' intercettati dall'esercito che ha aperto il fuoco.

 

Da parte sua l'aviazione ha aperto il fuoco sul tunnel mentre una parte del commando palestinese cercava di rientrare a Gaza. Se l'infiltrazione fosse riuscita, ha affermato la radio militare, Hamas avrebbe potuto compiere un attentato di ''rilevanza strategica'' in Israele. Nel frattempo migliaia di abitanti del Neghev occidentale sono ancora chiusi nelle loro abitazioni, mentre l'esercito e' impegnato in perlustrazioni per accertarsi che in quel terreno non siano rimasti miliziani di Hamas.

 

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''I tredici terroristi di Hamas che si sono infiltrati oggi in Israele progettavano di attaccare civili che abitano in un kibbutz. Li abbiamo fermati'': lo afferma il portavoce militare israeliano, in un messaggio su Twitter. Secondo la stampa tentavano di entrare nel kibbutz Sufa, a ridosso della striscia di Gaza. E' possibile, afferma l'esercito, che intendessero anche rapire civili.

 

 

2. STRAGE DI BIMBI SULLA SPIAGGIA

Maurizio Molinari per “la Stampa

 

Aerei e navi israeliane hanno intensificato gli attacchi su Gaza, bersagliando i leader di Hamas e colpendo la zona costiera dove quattro bambini palestinesi sono stati uccisi. Il ministero degli Interni di Gaza afferma che i militari israeliani hanno colpito le case di 30 leader di Hamas, inclusi Mahmoud Zahar, leader dell’ala dura, Jamila Shanti, Fathi Hamas e Ismail Ashkar.

 

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È durante questi attacchi che quattro bambini, fra i 9 e 11 anni, sono stati uccisi mentre giocavano su una spiaggia a ridosso della strada costiera a Ovest di Gaza. Altri sette civili, adulti e ragazzi, sono rimasti feriti nell’attacco che «è arrivato da una nave che si trova a largo della coste» secondo Khaki Au Shamalla, attivista di un gruppo umanitario che opera nella Striscia.

 

LE QUATTRO VITTIME

Il bambini morti si chiamavano Mohammed, Islaim, Zakariya e Ahed. Appartengono ai Bakr, una famiglia di pescatori che tiene le barche al porto poco distante. Per il medico palestinese Ashraf Al Kedra, che ha assistito i feriti, «prima è caduta una bomba piccola che ha fatto scappare i bambini e 30 secondi dopo è arrivata la seconda esplosione, più devastante, che ne ha uccisi quattro ferendo gli altri». La salma di una vittima aveva una gamba mozzata e il corpo ustionato. Poco lontano ne giaceva un’altra, di un bambino con i capelli ricci.

 

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LA RABBIA DEI FAMIGLIARI

Una donna della famiglia Bakr davanti ai reporter accorsi ha gridato maledizioni alla volta tanto di Israele che di Hamas e un’altra parente ha detto che «Hamas ha ucciso dieci membri della nostra famiglia». Nasreen al-Bakr, zia di Ahed, afferma che «il padre il giorno prima lo aveva picchiato per aver violato l’ordine di evitare la spiaggia». Abdel Kareem Baker, 41 anni, zio dei bambini uccisi, parla di «un massacro a sangue freddo» perché «con tutte le tecnologie che affermano di adoperare è una vergogna che non abbiano visto i bambini».

 

LE SALME ALL’HOTEL DEIRA

Le unità della Marina israeliana nei giorni passati avevano sparato colpi a terra ma l’area attorno al porto era considerata in genere sicura, trovandosi vicina agli alberghi dove alloggiano gli stranieri come il Deira, dove le salme delle piccole vittime sono state inizialmente portate. Proprio al Deira il piccolo Ramzi, 8 anni, fratello di Mohammed, ha raccontato che «avevamo deciso di andare a caccia di granchi ma a un certo punto mi ha chiesto di non accompagnarlo più perché considerava il rischio troppo alto ed è per questo che mi sono salvato».

 

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INCHIESTA DELL’ESERCITO

La reazione dell’esercito israeliano arriva dal portavoce, Peter Lerner: «Non abbiamo alcuna intenzione di colpire i civili trascinati da Hamas nella realtà della guerra urbana, stiamo indagando sull’incidente avvenuto e sulla base di risultati preliminari posso affermare che l’obiettivo erano alcuni miliziani di Hamas».

 

«La morte dei civili è un evento tragico» sottolinea il portavoce militare, secondo il quale «le nostre forze armate più volte hanno cancellato operazioni per evitare di colpire la popolazione». Funzionari dell’Onu a Gaza affermano che oltre 200 palestinesi sono stati uccisi in nove giorni di operazione «Protective Edge» e il 75% di loro sono civili. Ieri altri due minori sono morti in raid aerei. Hamas ha continuato a lanciare grappoli di razzi contro le città del Sud, BeerSheva e Tel Aviv.

 

TREGUA DI CINQUE ORE

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L’inviato dell’Onu Richard Serry ha proposto una tregua di 5 ore per poter «portare aiuti umanitari ai civili» e Israele ha accettato. In nottata arriva l’adesione di Hamas.

 

LE PAROLE DI MOGHERINI

Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha avuto ieri un lungo incontro con il premier israeliano Netanyahu al quale ha detto che «la tregua immediata è difficile ma è l’unica soluzione». «Ho espresso a Netanyahu la preoccupazione non solo per il lancio di razzi sul territorio e su obiettivi civili israeliani ma anche per l’alto numero di vittime palestinesi, compresi i bambini a Gaza».

 

 

3. ISRAELE MINACCIA L’INVASIONE “PRONTI A ENTRARE FRA 2 GIORNI” - VERTICE AL CAIRO AL SISI-ABU MAZEN PER SPINGERE HAMAS A CEDERE

Maurizio Molinari per “La stampa”

 

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Abu Mazen è arrivato al Cairo per affiancare l’Egitto nel negoziato con Hamas sulla tregua a Gaza nel tentativo di centrare l’obiettivo e scongiurare un’invasione di terra che l’esercito israeliano ritiene oramai «probabile». I portavoci di Hamas formalizzano da Gaza il rifiuto della bozza di tregua proposta dal Cairo ma Abu Mazen è convinto di poter aiutare il presidente Abdel-Fattah Al Sisi a superare l’ostacolo.

 

Il motivo, spiegano fonti palestinesi a Ramallah, è che «Hamas ha rifiutato la tregua egiziana perché non le garantiva risultati, limitandosi alla cessazione del fuoco». Abu Mazen invece, nell’incontro che avrà oggi con Al Sisi, proporrà di «concedere subito» a Hamas la riapertura del valico di Rafah, da cui dipendono gli scambi commerciali di Gaza con il resto del mondo. Il presidente palestinese è convinto di poter garantire a Hamas anche un «secondo risultato» ovvero l’arrivo dei fondi necessari per pagare gli stipendi ai 40mila dipendenti dell’amministrazione di Gaza: non dalle casse di Ramallah ma grazie a donazioni del Qatar.

 

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Gli sceicchi di Doha sono disposti a versare i milioni di dollari necessari ma, anche qui, Abu Mazen chiederà ad Al-Sisi di fare un passo in avanti ovvero consentire alle valige di contanti in arrivo dal Golfo di transitare per Rafah.

 

In questa maniera Hamas incasserebbe due risultati concreti e resterebbe poi a Israele affrontare la terza richiesta ovvero liberare 56 militanti che erano stati rilasciati in cambio dell’ostaggio Gilad Shalit ma che poi sono stati riarrestati in Cisgiordania. L’iniziativa di Abu Mazen ha alle spalle il sostegno del Segretario di Stato John Kerry e nasce dalla volontà di impedire l’attacco di terra israeliano che, come un alto funzionario della Difesa dichiara,«potrebbe avvenire nei prossimi 2-3 giorni» dando inizio a «un’operazione destinata a durare mesi al fine di smilitarizzare Gaza».

 

È la linea del ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, secondo il quale «non dobbiamo rioccupare Gaza per restarci o costruire insediamenti ma per catturare, disarmare o uccidere ogni terrorista».

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Le minacce di Israele sono uno strumento in più per la mediazione di Abu Mazen, che punta a recitare un ruolo di primo piano nella soluzione della crisi per rafforzarsi agli occhi della popolazione di Gaza nelle vesti di leader dell’unità nazionale. Alle sue spalle, il presidente palestinese ha la Lega Araba e la Turchia mentre sul fronte opposto c’è Bashar al Assad, il presidente siriano alleato di Teheran che ha prestato giuramento, dando inizio al nuovo settennato, con un discorso nel quale ha accusato Israele di «attaccare Gaza puntando ad assoggettare gli arabi».

 

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Da qui l’appello del raiss alle capitali arabe a inviare «aiuti di ogni tipo a Hamas» con una strategia opposta rispetto al Cairo e Ramallah. Ecco perché esiste il rischio che Gaza si trasformi in un nuovo braccio di ferro fra le capitali della regione, in maniera analoga a quanto sta avvenendo sulla Siria e sull’Iraq. Nel braccio di ferro in corso fra leader arabi, Israele punta su Al Sisi: «Abbiamo accettato la proposta egiziana e speriamo che Hamas faccia altrettanto» afferma il ministro Tzipi Livni.

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