TRIA E MOLLA! – IL MINISTRO DELL’ECONOMIA SI TOGLIE UN PO’ DI PIETRE DALLE SCARPE, DIFENDE DRAGHI E SCONFESSA DI MAIO: “HA DETTO LA REALTÀ COME BANCHIERE CENTRALE. LO SPREAD A QUESTO LIVELLO È DANNOSO – NON DA TECNICO, MA DA MINISTRO AVREI PREFERITO UN DEFICIT PIÙ BASSO” – E POI FA IL SUO “WHATEVER IT TAKES”: “GLI ISTITUTI SONO ANCORA SOLIDI MA IL GOVERNO È PRONTO A INTERVENIRE”
1 – SPREAD E ALITALIA, TRIA SI VENDICA DI DI MAIO
Estratto dell’articolo di Pier Francesco Borgia per “il Giornale”
giovanni tria a porta a porta 4
«Draghi ha detto la realtà come banchiere centrale. È chiaro che lo spread a questo livello è dannoso. Ma come facciamo a farlo scendere? Basta abbassare il deficit al 2,2%?
Può contare nei rapporti con l' Europa, ma i decimali non credo preoccupano i mercati.
Ho incontrato leader di tutto il mondo e non mi chiedevano del deficit ma di come va l' Europa». Il ministro Tria si toglie sassolini dalle scarpe e approfitta del momento di debolezza mediatica di Di Maio per rubargli la scena. Ed è così che il leader grillino viene sconfessato sia dal suo alleato di governo Salvini sia dal ministro dell' Economia. Tria, intervento dalla festa del Foglio a Firenze parla anche dell' incertezza politica come unica causa dei movimenti dello spread.
Ed esorta i suoi colleghi di governo a sbloccare le opere pubbliche, volano indispensabile per rilanciare l' economia del Paese. Ovviamente il ministro difende le scelte del gabinetto Conte e a proposito del reddito di cittadinanza aggiunge: «Alla fine costerà nove miliardi, meno di quanti ne sono serviti ai governi del Pd per introdurre gli 80 euro».
Anche su Alitalia, pur senza contrapporti frontalmente («non riguarda il mio ministero») Tria specifica che «il prestito ponte va restituito», mentre Di Maio aveva ipotizzato la conversione in azioni, operazione a rischio di sanzione dall' Ue. Insomma se Tria da un lato ricuce le crepe prodotte dalle dissonanti dichiarazioni sulle banche di Salvini e Di Maio, dall' altro sprona il governo verso la direzione dello sviluppo. Aspetto della manovra particolarmente delicato.
Resta agli atti degli osservatori la disarmonia dei due alleati politici. Da una parte resiste Salvini nella sua posizione «salva banche», dall' altra non fa un passo indietro nemmeno il leader dei grillini. Luigi Di Maio, in visita in Sicilia, torna sul tema e avverte speculatori e alleato di governo: «Siamo vicini alle banche ma non ci metto un euro degli italiani. Ce ne abbiamo già messi troppi in questi anni».
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2 – SPREAD, TRIA APPOGGIA DRAGHI «SULLE BANCHE SIAMO PRONTI»
Estrattp dell’articolo di Michele Di Branco per “il Messaggero”
Le banche italiane continuano a essere sorvegliate speciali. Il ministro dell' Economia assicura che gli istituti di credito italiani sono «ancora» solidi ma anticipa che il governo di fronte a una nuova crisi sarebbe pronto a intervenire. Il rischio è sempre lo stesso, lo spread «alto e dannoso».
Esattamente come ha sottolineato il governatore della Bce Mario Draghi, attaccato inizialmente dal vicepremier Luigi Di Maio (poi più conciliante: «nessun litigio», smorza a distanza di 24 ore) e con il quale invece il titolare del Tesoro si dice perfettamente allineato. Il giudizio sull' operato e il ruolo della Bce non è l' unica differenza che si è registrata fra il guardiano dei conti e i due vicepremier politici nel corso della messa a punto della manovra: «non da tecnico ma da ministro dell' economia», confessa infatti intervistato alla festa dal Foglio, «avrei preferito un livello di deficit più basso, per prima cosa perché forse non serviva».
Poi, aggiunge evitando di estremizzare la divergenza, «per contrastare il rallentamento dell' economia avrei invece preferito da economista il 2,4 ma anche il 2,5%». D' altro canto, la scelta di fare un deficit «più alto del previsto è considerata quasi normale per una manovra espansiva».
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Tornando alle banche, Tria non si sbilancia sullo strumento che potrebbe essere messo in campo per combattere gli eventuali problemi di ricapitalizzazione tenendosi alla larga dall' ipotesi delle fusioni, quella che riscuoterebbe maggior consenso nel M5S. Una cautela, spiega, necessaria: «Il governo deve in un modo o nell' altro intervenire. È doveroso. Ma dire come non è possibile, e se un ministro lo facesse turberebbe il mercato». Sul fronte Alitalia, Tria ribadisce che spetta al cda Fs decidere cosa fare: «non ho visto nessun piano industriale, c' è il problema del prestito ponte di 900 milioni, e questo riguarda il ministero dell' economia, che deve essere restituito secondo le regole europee».
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