donald trump kamala harris

TRUMP RIMONTA NEI SONDAGGI E NEI MEDIA AMERICANI TORNA L’ALLARME SUL FASCISMO IN AGGUATO! RAMPINI: “A DUE SETTIMANE DAL VOTO IN USA, SUL FRONTE DEI SONDAGGI IL VENTO È CAMBIATO, DOPO UN PERIODO ABBASTANZA FAVOREVOLE A HARRIS CHE ORA PUNTA SUL PERICOLO CHE CORRE LA DEMOCRAZIA USA CON TRUMP DEFINITO APERTAMENTE UN FASCISTA, O ASPIRANTE DITTATORE” - IL ‘WALL STREET JOURNAL’  TORNA SULLE RAGIONI PER CUI LA MAGGIOR PARTE DEGLI AMERICANI NON CONSIDERA L'EX TYCOON UNA MINACCIA...

Federico Rampini per corriere.it - Estratti

 

DIBATTITO TRUMP HARRIS

Fra questi due eventi c’è probabilmente un legame. Il primo è la recente rimonta di Donald Trump nei sondaggi. Il secondo: negli ultimi comizi di Kamala Harris, e nei media progressisti, torna l’allarme sul «fascismo in agguato» se lui vince il 5 novembre.

 

Mancano due settimane al voto, e comincio con il ricordare un dettaglio tecnico non irrilevante. Molti americani hanno già votato o stanno votando, con due opzioni disponibili in diversi Stati Usa (le regole elettorali precise variano da stato a stato, e sono di competenza locale): recandosi negli appositi seggi elettorali già aperti perché abilitati ad accogliere il voto anticipato; oppure votando per corrispondenza.

 

DIBATTITO TRUMP HARRIS

Io, ad esempio, ho già fatto il mio dovere di elettore a New York, usando l’opzione del voto per corrispondenza, in modo da essere più libero per il mio lavoro il 5 novembre, soprattutto in caso di forte affluenza, code e attese nell’Election Day canonico. Ricordo questo aspetto tecnico perché una parte degli americani, che va crescendo di giorno in giorno, hanno già deciso e votato. Ma non sappiamo come (qui lo speciale elezioni).

 

Intanto, sul fronte dei sondaggi, il vento è cambiato, dopo un periodo abbastanza favorevole a Kamala Harris che era stata aiutata dalla convention di Chicago (metà agosto) e dal duello televisivo con il suo rivale (10 settembre). Cito tre segnali degli ultimi giorni. Nate Silver e Nate Cohn, i due esperti «omonimi e concorrenti» che su New York Times e Substack analizzano una sintesi costante e aggiornata di tutti i sondaggi disponibili, hanno segnalato dalla scorsa settimana una risalita di Trump.

KAMALA HARRIS VS DONALD TRUMP - SONDAGGIO FIVE THIRTY EIGHT - 15 OTTOBRE 2024

 

È questione di piccoli numeri, percentuali modeste, che non sconvolgono una situazione di sostanziale parità e quindi di estrema incertezza. Però danno adito al dubbio che proprio in vista del traguardo sia percepibile un «effetto slancio» (momentum è il termine usato dai sondaggisti americani) in favore del repubblicano.

 

Una conferma viene dal settimanale britannico The Economist che ha un suo modello previsionale, basato su una serie di indicatori diversi dai tradizionali sondaggi: è passato dal favorire Harris al segno opposto. Infine, cito Mark Penn, che fu a lungo un sondaggista democratico nonché consigliere di Bill e Hillary Clinton: oggi sostiene che Trump è più credibile sui tre terreni che contano cioè inflazione (economia), immigrazione, ordine pubblico e criminalità. Inoltre, per quanto i temi internazionali non siano importanti, anche sulla politica estera una maggioranza di elettori pensano che l’America sarebbe più sicura con Trump. Trovo significativo che Penn non voglia dargli torto, alla luce del caos globale sotto Biden-Harris.

KAMALA HARRIS - JOE BIDEN - DONALD TRUMP - JD VANCE A GROUND ZERO

 

Tutto ciò non deve suggerire conclusioni affrettate. La gara resta sostanzialmente aperta, le probabilità statistiche sono 50/50. E sorvolo su tante incognite quali: i possibili errori dei sondaggi; lo scenario di ricorsi e contestazioni post-scrutinio; la possibilità che un partito conquisti la Casa Bianca, ma non la maggioranza al Congresso per cui avremmo una presidenza dimezzata, eccetera.

 

Sta di fatto che al cambio di segno nei sondaggi più recenti corrisponde un nuovo tono nella campagna Harris. La vicepresidente all’inizio aveva impostato una campagna positiva, ottimista: si era detta la candidata della «gioia», si era presentata come portatrice di cambiamento, aveva promesso di rilanciare il "Sogno americano" di una società ricca di opportunità per tutti.

 

Di colpo negli ultimi giorni il messaggio è cambiato: il tema dominante è diventato la minaccia che corre la democrazia americana, e Trump è stato definito apertamente un fascista, o aspirante dittatore. Si ha l’impressione che l’apparato democratico non sia più convinto dell’efficacia di una campagna positiva, e voglia cavalcare l’allarme dittatura per risalire in extremis. I media più noti, che sono schierati con Harris, hanno ripreso queste accuse con grande enfasi, e così alimentano l’impressione che il 5 novembre si vada a votare non per questo o quel candidato, ma pro o contro la democrazia stessa.

dibattito tra donald trump e kamala harris 8

 

 

 

(…) il Wall Street Journal nella sezione delle opinioni e commenti è schierato a destra ma rappresenta l’anima tradizionale del partito repubblicano, non quella attuale. Dunque ha una linea conservatrice, liberista, e anti-trumpiana.

 

(…) Forse decine di milioni di americani sono favorevoli a un colpo di Stato fascista? La verità è che la maggioranza degli americani non crede ai meme sul fascismo, e ha delle buone ragioni. La prima è nella storia del primo mandato Trump. A prescindere da quali fossero le sue intenzioni, lui fu ostacolato dai contropoteri e bilanciamenti del sistema istituzionale americano.

dibattito tra donald trump e kamala harris 6

 

L’opposizione, la stampa, la burocrazia federale contrastavano costantemente i suoi atti, e lo farebbero anche in futuro». L’editoriale prosegue ricordando che «il peggior strappo ai limiti del potere esecutivo» della prima amministrazione Trump avvenne quando una piccola porzione del bilancio della Difesa (400 milioni) fu riallocata per costruire il Muro con il Messico. Spiccioli, osserva il Wall Street Journal, rispetto agli abusi del potere esecutivo avvenuti sotto l’amministrazione Biden-Harris: i miliardi regalati agli studenti universitari per cancellare i loro debiti, le migliaia di miliardi spesi per azioni coercitive che impongono agli americani scelte ideologiche sul clima o sulla woke culture, spesso in dispregio della Costituzione.

 

dibattito tra donald trump e kamala harris 5

In quanto alle minacce di Trump di usare la polizia e perfino le forze armate contro i propri oppositori, il WSJ ricorda che lui ha precisato di riferirsi agli estremisti che ricorrono alla violenza di piazza. «In ogni caso, qualsiasi intenzioni lui abbia – prosegue l’editoriale – dovrà vedersela con gli ostacoli insiti nelle istituzioni americane. Gli stessi giudici da lui nominati respinsero le sue accuse sui brogli elettorali, e i repubblicani bloccarono i suoi tentativi di sovvertire il risultato. Noi abbiamo fiducia che la Corte suprema, le forze armate, il Congresso, impediranno qualsiasi attentato alla Costituzione».

 

Quindi il giornale torna sulle ragioni per cui la maggior parte degli americani non considerano Trump una minaccia unica contro la democrazia: «Perché hanno visto i democratici calpestare ogni sorta di regole pur di sconfiggerlo». L’editoriale ricorda la bufala del Russiagate nel 2016, un castello di menzogne fabbricate dallo staff di Hillary Clinton. I tentativi di far fuori Trump attraverso i processi, con il procuratore generale di New York che fece la sua campagna elettorale «promettendo di trovare qualcosa, qualsiasi cosa, pur di incriminarlo». E prosegue: «È stato sovvertito così un principio fondamentale della giustizia americana.

 

dibattito tra donald trump e kamala harris 7

I democratici – Harris inclusa – dicono esplicitamente di voler compromettere l’indipendenza della Corte suprema imponendole nuove regole e controlli. Vogliono abolire la maggioranza qualificata nelle votazioni al Senato: questa secondo noi è una minaccia alla Costituzione più grave di qualsiasi cosa Trump sia in grado di fare». La conclusione: «La paura del fascismo sarebbe più credibile se i democratici non abusassero del potere. Se perdono quest’elezione contro Trump, visti i suoi difetti, non sarà perché lui è un aspirante Mussolini. La ragione sarà il bilancio del governo Biden-Harris».

dibattito tra donald trump e kamala harris 4

 

(…)

 

 

Ultimi Dagoreport

tony effe

DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA ANDATE A FANCULO! MENTRE PAPA BERGOGLIO ACCOGLIE SANTI E PUTTANE, TRANS E GAY, LA SINISTRA ITALIANA PROVA A IMPORRE QUESTA OSSESSIONE AMERICANA PER IL POLITICAMENTE CORRETTO CHE SI ILLUDE DI RIDURRE IL TASSO DI INTOLLERANZA UTILIZZANDO UN LINGUAGGIO APPROPRIATO. TUTTO INUTILE. PERCHÉ IL RIDICOLO È PIÙ FORTE DEL PERICOLO. DIRE OMOSESSUALE ANZICHÉ GAY NON PROTEGGE GLI OMOSESSUALI DALLA VIOLENZA DI STRADA. COSÌ COME CACCIARE DAL PALCO DEL CONCERTONE DELL’ULTIMO ANNO IL RAPPER TONY EFFE PER AVER SCRITTO BRANI CHE "VEICOLANO MESSAGGI OFFENSIVI VERSO LE DONNE E NORMALIZZANO ATTEGGIAMENTI VIOLENTI" NON CAMBIA LA VITA SOCIALE E I RAPPORTI INTERPERSONALI. MASSÌ, IN PRINCIPIO ERA IL VERBO. MA ALLA FINE C'È LA BUGIA, IL TERRORE DI ESPRIMERE LIBERAMENTE QUELLO CHE SI PENSA, DETTO ALTRIMENTI FASCISMO”

mario calabresi - elly schlein - matteo renzi - carlo calenda - ernesto maria ruffini

DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E MODERATA, CHE INSIEME AL PD POSSA CONTRAPPORSI ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2027 ALLA DESTRA AUTORITARIA DEL GOVERNO DI MELONI (SALVINI E TAJANI NON CONTANO PIU' UN CAZZO) - MENTRE PROCEDE L'EUTANASIA DEL TERZO POLO, OSTAGGIO DI RENZI E CALENDA, SI E' AUTOCANDIDATO IL CATTOLICO ERNESTO MARIA RUFFINI, MA NON LO VUOLE NESSUNO (ANCHE PRODI DUBITA DEL SUO APPEL MEDIATICO) - RISULTATO? SI È DIMESSO NON SOLO DAL FISCO MA ANCHE DA CANDIDATO - RUFFINI O NO, UNA “COSA" DI CENTRO DOVRÀ NASCERE A FIANCO DEL PD. L'EVANESCENZA DEI CATTO-RIFORMISTI DEM E' TOTALE. IL VATICANO E L'AZIONISMO CATTOLICO NON SI RICONOSCONO NEI VALORI ARCOBALENO DELLA MULTIGENDER ELLY SCHLEIN – RUMORS DALLA MILANO CIVICA: CIRCOLA IL NOME DI MARIO CALABRESI COME CANDIDATO SINDACO PER IL DOPO SALA…

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – MENTRE LA CRISI GLOBALE DELL'AUTOMOTIVE RISCHIA DI BRUCIARE L'1% DEL PIL ITALIANO, GIORGIA MELONI E JOHN ELKANN SONO IMPEGNATI A FARSI LA GUERRA - LA DUCETTA DIFFIDA (EUFEMISNO) DI YAKI NON SOLO PERCHE' EDITORE DI "REPUBBLICA" E "LA STAMPA" NONCHE' AMICO DI ELLY SCHLEIN (GRAZIE ALLA DI LUI SORELLA GINEVRA), MA ANCHE PERCHÉ E' CONVINTA CHE FRIGNI SOLTANTO PER TORNACONTO PERSONALE - DI CONTRO, IL RAMPOLLO AGNELLI FA PRESENTE A PALAZZO CHIGI CHE LA QUESTIONE NON RIGUARDA SOLO STELLANTIS MA L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA IN TUTTO L'OCCIDENTE - E LA CINA GODE GRAZIE AL SUICIDIO EUROPEO SUL GREEN DEAL...

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

FLASH – COSA FARÀ LA CAMALEONTE MELONI QUANDO DONALD TRUMP, PER L’IMPOSIZIONE DEI DAZI, DECIDERÀ DI TRATTARE CON I SINGOLI PAESI E NON DIRETTAMENTE CON BRUXELLES? LA DUCETTA, AIUTATA DAL SUO AMICO ELON MUSK, GESTIRÀ GLI AFFARI FACCIA A FACCIA CON IL TYCOON, FACENDO INCAZZARE URSULA VON DER LEYEN E MACRON, O STARÀ DALLA PARTE DELL’UNIONE EUROPEA? STESSO DISCORSO PER L’UBIQUO ORBAN, CHE OGGI FA IL PIFFERAIO DI PUTIN E L’AMICO DI TRUMP: COSA FARÀ IL “VIKTATOR” UNGHERESE QUANDO LE DECISIONI AMERICANE CONFLIGGERANNO CON QUELLE DI MOSCA?

lapo e john elkann lavinia borromeo

FLASH! - INDAGATO, GRAZIE A UNA DENUNCIA DELLA MADRE MARGHERITA AGNELLI, INSIEME AI FRATELLI GINEVRA E JOHN  NELL'AMBITO DELL'EREDITA' DELLA NONNA MARELLA CARACCIOLO, LAPO ELKANN E' STATO COSTRETTO A RASSEGNARE LE DIMISSIONI DALLA PRESIDENZA DELLA FONDAZIONE BENEFICA DE "LA STAMPA", ''SPECCHIO DEI TEMPI'', PER LASCIARE LA POLTRONA ALLA COGNATA LAVINIA BORROMEO... – LA PRECISAZIONE DELL’UFFICIO STAMPA DI LAPO ELKANN: “LAVINIA HA ASSUNTO LA PRESIDENZA, MA LAPO RIMANE NEL CONSIGLIO DI ‘SPECCHIO’”