TUTTI GIU' PER TERRA (DI SIENA) - DOPO IL MONTE TOCCA ALLA FONDAZIONE DIRE STOP ALLE EROGAZIONI - ALL'ENTE PRESIEDUTO DA MANSI NON RESTA CHE VENDERE AZIONI MPS PER SALVARSI - STANDO ATTENTO A NON MORIRE PER SOFFOCAMENTO...

Alberto Statera per "la Repubblica"

La città "acchiocciolata" come i suoi palazzi, secondo la definizione di Siena data da Guido Piovene, si risveglia d'autunno coventrizzata a piangere i suoi cari: prima il babbo Monte, ora la mamma Fondazione.

Lacrimano inconsolabili all'Accademia dei Fisiocratici come all'Associazione Basketball Generation, al Circolo degli Uniti come alla Fondazione Siena jazz o all'Associazione Amici miei, che sembra ispirata al Tognazzi della supercazzola. E alti lai si elevano anche oltre i confini cittadini, dove la rugiada di contributi si posava benefica da interi lustri. Non solo in Toscana, ma in ogni parte d'Italia.

E qualche volta all'estero, come nel caso dell'Arciconfraternita di Maria SS. Del Soccorso di Montecarlo. Non potrà più acquistare calzature, bandiere e armature medievali, per dire, l'Associazione dei Cavalieri di Santa Fina di San Gimignano e perderanno finanziamenti anche la Fondazione Notte della Taranta di Melpignano (Puglia) e la Fondazione Ravello (Campania) dell'onorevole Renato Brunetta, che colà possiede una delle sue ville.

Ma, a parte le migliaia di piccoli contributi clientelari spesso folcloristici distribuiti a pioggia, soffrirà davvero tutta la città sotto la frana di quel blocco di potere che ha visto uniti per decenni politica e banca, chiesa e massoneria, ex comunisti e berlusconiani. Soffriranno il Comune e l'università, l'azienda ospedaliera e le contrade del palio. Per farla breve, dieci anni fa la Fondazione di controllo del Monte dei Paschi di Siena valeva 12 miliardi di euro.

Oggi dopo una gestione dissennata che ha permesso lo scandalo della terza banca italiana, vale poco più di 600 milioni e ha un indebitamento di quasi 400 milioni. Per un decennio la città è vissuta acchiocciolata dentro "una bolla", come la chiama l'ex sindaco
e dirigente del Monte, Pierluigi Piccini, adagiata in un benessere costato alla Fondazione almeno un miliardo e su una presunta diversità culturale, che hanno nascosto i peccati del sistema fondato sulla "concertazione" politica e traversato dalla corruzione.

Ora il sistema di governance si è rotto e sta producendo un doloroso divorzio tra la Fondazione e il Monte. Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, presidente e amministratore delegato della banca succeduti alla banda senese del 5%, hanno accelerato le procedure per l'aumento di capitale di 2,5 miliardi. Ma la Fondazione, primo socio al 33,4%, rischia il default se non vende e ripaga i debiti prima dell'aumento.

Profumo e Viola vogliono andare in porto con l'operazione entro il 20 febbraio per poterla presentare con i conti del terzo trimestre 2013. «Seguiremo il Codice civile facendo l'interesse del cento per cento dei soci», dicono i due banchieri di lungo corso, uno affezionato elettore delle primarie del Pd, l'altro più vicino al mondo cattolico. Ma il trentatrè per cento replica: «Così ci ammazzate, lasciateci respirare prima di varare l'aumento di capitale».

Almeno fino alla fine del 2014, come chiede l'Unione europea. A rappresentare la quota di controllo a palazzo Sansedoni, c'erano fino a ieri ligi funzionari politici, che alla banca non davano ordini, ma ne ricevevano. Papale papale, ha confessato il vecchio presidente Gabriello Mancini: «Noi obbedivamo alle direttive degli enti che ci hanno nominato». Cioè la politica, locale e nazionale. Non soltanto i Ds e poi il Pd, ma anche il Pdl, che nel consiglio della banca ordinò a Mancini di collocare Andrea Pisaneschi e Carlo Querci, su indicazione di Gianni Letta, Denis Verdini e Silvio Berlusconi.

Adesso nella sede della Fondazione è arrivata una marziana. Antonella Mansi, classe 1974, grossetana, vicepresidente della Confindustria. Grosseto è a un tiro di schioppo da Siena, ma si sa come sono i senesi acchiocciolati nelle loro mura. Hanno guardato con curiosità mista a sufficienza la ragazza tosta venuta dalla Maremma.

Ma ora che lei ha gettato il guanto ai carissimi nemici del babbo Monte che vogliono far fuori mamma Fondazione, il clima di sospetto si è attenuato. Lei giura di non aver partito se non l'aquila confindustriale e, per la verità, rifiutò la proposta di Denis Verdini che la voleva candidata del Pdl alla presidenza della Toscana. Ma da quando ha dichiarato di volersi ribellare al Monte è successo di tutto.

Si è dimesso il suo vicepresidente Giorgio Olivato, che avrebbe dovuto prendere il posto del direttore generale Claudio Pieri, partecipe del passato governo della Fondazione. E hanno cominciato a circolare dietrologie sulla costruzione di un nuovo blocco di potere catto-confindustriale alternativo a quello diciamo post comunista e catto-massonico, che a Siena, tra sinistra e destra, ha governato per decenni. Realtà o fantasia senese, in una città che rischia di affondare trascinata dalla sua banca che un tempo aveva diritto di vita e di morte sui suoi dipendenti e anche sui suoi correntisti?

La Mansi, in realtà, da noi interrogata sulla lite in famiglia con Profumo, ci è apparsa perfettamente consapevole del fatto che la Fondazione che presiede ha allevato per anni galline dalle uova di pietra, badando soltanto ai dividendi, senza mai interrogarsi
sulla loro sostenibilità e rinunciando alla diversificazione degli investimenti. Chiede soltanto più tempo per attuare l'exit strategy. E' un problema di tutte le Fondazioni bancarie, che a Siena è più grave che altrove.

La marziana di palazzo Sansedoni sa che qui bisogna sporcarsi le mani e non intende tirarsi indietro. Si trova così di fronte a un bivio. Sa benissimo che l'unica scelta che ha di fronte è la vendita di azioni della banca per salvare il salvabile. Ma cercando in tutti i modi di evitare la morte per soffocamento nel giro di poche settimane. «E' questa ormai - ha scritto l'economista Marco Onado - l'unica strada per assicurare che le erogazioni di carattere sociale possano mantenere una dimensione accettabile. E tanto più le prospettive della banca sono precarie, tanto più una exit strategy si impone».

 

LA STRADA DIETRO ROCCA SALIMBENI DOVE SI E BUTTATO DAVID ROSSI FOTO LOZZI PER INFOPHOTO MPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA SEDE CENTRALE MONTE DEI PASCHI DI SIENAmonte-dei-paschi-di-siena-sedeMonte dei paschi

Ultimi Dagoreport

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…