donald trump twitter

TWITTER CREA, TWITTER DISTRUGGE – IL SOCIAL NETWORK PRIMA HA LASCIATO TRUMP CINGUETTARE INDISTURBATO PER ANNI, CONTRIBUENDO AL SUO SUCCESSO, POI ORA SI È SVEGLIATO E HA DECISO DI SILENZIARLO PER SEMPRE – IL FONDATORE JACK DORSEY DICE CHE DA QUANDO L’EX PRESIDENTE È STATO BANNATO CI SONO PIÙ UTENTI: “LA NOSTRA PIATTAFORMA È PIÙ GRANDE CHE UN SOLO TEMA E UN SOLO UTENTE” - VIDEO

 

 

 

TRUMP TWITTER

1 – DAMNATIO DONALD – IL BANDO DI TWITTER VERSO TRUMP È PER SEMPRE! LO HA ANNUNCIATO IL SOCIAL NETWORK: ANCHE NEL CASO IN CUI DOVESSE RICANDIDARSI NON AVREBBE PIÙ ACCESSO AL SUO ACCOUNT - DARIO FABBRI: “L’ORDINE DI ZITTIRLO NON VIENE DAI SOCIAL, MA DAGLI APPARATI STATUNITENSI. DOPO ANNI TRASCORSI AD AGIRE INDIRETTAMENTE, IMPEGNATI AD ANNULLARE I PROVVEDIMENTI DELLA CASA BIANCA RITENUTI ANTI-IMPERIALI, HANNO STABILITO DI FARE DA SÉ”

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/damnatio-donald-ndash-bando-twitter-verso-trump-sempre-260736.htm

 

jack dorsey

2 – TWITTER BANDISCE TRUMP PER SEMPRE «PIÙ UTENTI DA QUANDO LUI NON C'È»

Anna Guaita per "il Messaggero"

 

Può il fenomeno Donald Trump sopravvivere politicamente senza Twitter? Mentre al Senato si tiene il processo di impeachment, dal quale è quasi sicuro che lex presidente uscirà indenne una seconda volta, molti si chiedevano se dopo questa prova Trump si rimetterà in pista per correre di nuovo nel 2024.

donald trump twitter 10

 

Senonché proprio ieri il network che per anni gli ha reso possibile dominare la conversazione politica ha confermato che il bando dello scorso 8 gennaio è inappellabile. Trump non tornerà mai più a fare il bello e il cattivo tempo dal profilo Twitter @RealDonaldTrump. L'annuncio è stato dato dal Chief Financial Officer Ned Segal, in una intervista al canale Cnbc: «Quando sei rimosso dalla piattaforma, non vieni riammesso, che tu sia un commentatore, un direttore finanziario o un funzionario pubblico» ha spiegato Segal, chiarendo che anche se Trump fosse candidato di nuovo alla presidenza il bando non verrebbe sollevato.

 

mark zuckerberg

L'esclusione di Trump risale allo scorso 8 gennaio, due giorni dopo la violenta invasione del Campidoglio da parte di una folla che credeva di obbedire ai suoi ordini. Quella prima penalità per il presidente durò solo 12 ore. Ma appena fu riammesso a twittare, lanciò due messaggi che innervosirono profondamente i dirigenti del social, e fecero loro temere che potesse scatenare ulteriore violenza.

 

Così scattò il bando, che fu subito copiato da altre piattaforme, ad esempio Facebook e Google. Ieri Twitter ha chiarito che non si torna indietro, neanche se Trump rientrasse nella vita politica, e il suo fondatore e Ceo Jack Dorsey ha voluto precisare che contrariamente alle voci pessimiste, il provvedimento contro Trump non ha affatto danneggiato il social, che anzi ha registrato una crescita record: «La nostra piattaforma è più grande che un solo tema e un solo utente» ha detto Dorsey, che ha anche ricordato che l'80 per cento degli utenti sono comunque fuori dagli Stati Uniti.

 

LA COMUNICAZIONE

supporter di trump assaltano il congresso

L'importanza che Twitter ha avuto per Trump nel compattare i suoi sostenitori è tuttavia difficile da ignorare. All'inizio della sua presidenza il mondo politico ne fu preso in contropiede, perché le comunicazioni non erano filtrate o discusse con il Gabinetto presidenziale, e spesso erano dichiarazioni politiche estemporanee o sfoghi personali, talvolta offensivi e sopra le righe. Ma lo aiutarono a crearsi un seguito fedele, pronto a mobilitarsi per lui in pochi minuti.

 

DONALD TRUMP TWITTER

Su quel seguito Trump ha lavorato nei mesi della campagna elettorale non appena ha visto che i sondaggi gli si stavano voltando contro. Proprio nel corso del processo ieri, i democratici hanno presentato come prove a carico i suoi tweet che già a maggio cominciavano a costruire la «big lie», la grande menzogna, secondo la quale le elezioni - ancora distanti mesi - sarebbero state «una frode».

donald trump

 

«Ricordatelo, se perderò sarà perché i democratici hanno rubato le elezioni» twittava. Oppure: «Sarà la più grande frode della storia». E così via, per arrivare alla notte delle elezioni e sostenere che aveva vinto, e che, come lui stesso aveva insinuato per mesi, le elezioni erano state un frode, e bisognava «fermare il furto» e «interrompere la conta».

 

L'effetto, hanno sostenuto ieri al processo i democratici, è stato di sovreccitare i suoi seguaci e causare numerosi esempi di violenza e minacce in varie città. Folle, spesso armate, convinte che Trump dicesse il vero, hanno tentato di intimidire gli scrutatori a Phoenix, Atlanta, Detroit, Milwaukee, mentre a Filadelfia è stato sventato un tentativo di invadere con la violenza il palazzo dei Congressi dove si stava tenendo lo spoglio dei voti.

 

doug jensen 2

Non contento, Trump ha usato Twitter per convocare il popolo Maga (Make America Great Again) a Washington per la manifestazione del 6 gennaio, dichiarando che «bisognava lottare forte», e che solo «con la forza» si poteva salvare il Paese, e sappiamo com' è andata a finire. E da qui, dal «rischio che (i tweet di Trump) continuino a incitare alla violenza» è venuto il bando, ora reso perenne. A Trump non resta che emigrare nelle piattaforme adottate dall'alt-right, come MeWe, Gab, e Rumble. Dal canto suo, Parler gli ha offerto di comprare il 40% della società.

donald trump parler twittersostenitori di trump – assalto al congresso manifestanti assediano il campidoglio a washingtonmanifestanti picchiano un poliziotto con una bandiera americana a washington eugene goodman distrae la follasupporter di trump a washington doug jensen gas lacrimogeni contro i manifestanti a washington donald trump twitter

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…