mughini maggio 68

DICA 68 - ‘ERA DI MAGGIO’, IL NUOVO LIBRO DI GIAMPIERO MUGHINI SVELA CHE COSA FU IL 'JOLI MAI', UNA RIVOLUZIONE LIBERALE IN CUI OGNUNO INSEGUIVA UN PERSONALE BISOGNO, RIVENDICAVA UN PERSONALE DIRITTO, E SI BUTTAVA NELLA MISCHIA COL GUSTO DI ABBATTERE I MURI CHE SOLTANTO LA MASSA IN MOVIMENTO DÀ, INTANTO CHE SPAZZA VIA PER UN MOMENTO LA DRAMMATICA SOLITUDINE METROPOLITANA CHE È LA PRIGIONE DI TUTTI NOI

 

Mattia Feltri per ‘La Stampa

giampiero mughini era di maggio

 

Era, come sempre è, una questione privata: il Maggio francese s' apre a Nanterre, l' Università nel Nord-Ovest di Parigi dove Daniel Cohn-Bendit, il celebre Dany le Rouge , e i suoi camarades sono costretti in alloggi separati da quelli delle ragazze.

 

André Glucksmann sta per compiere trentuno anni e ne ha già le tasche piene di dibattiti sulla rivoluzione ma una donna dagli occhi gialli, «una Salomé in Levi' s e t-shirt», lo prende per mano e lo trascina dentro il corteo, e sennò addio.

 

Anche Giampiero Mughini ha il fiato spezzato da una Bionda Ragazza che gli scrive righe di commiato mentre lui è a Parigi, in quel maggio di «rivolta ludica e delirante», studente poco più che ventenne, lettore di italiano nel liceo Hoche di Versailles; e i moti del cuore trovano lenimento nei moti di piazza.

 

Non si deve metterla giù più piatta di quanto fosse nell' intenzione e nei risultati dell' autore. Una questione privata sommata alle altre questioni private produce le grandi questioni pubbliche: ecco che cosa fu, il joli mai , una rivoluzione liberale in cui ognuno inseguiva un personale bisogno, rivendicava un personale diritto, e si buttava nella mischia col gusto di abbattere i muri che soltanto la massa in movimento dà, intanto che spazza via per un momento la drammatica solitudine metropolitana che è la prigione di tutti noi.

maggio francese 68

 

Era di maggio (in libreria da stamattina: Marsilio, pp. 128, 16) non è un libro da prendere così, come un' occasione commemorativa cinquant' anni dopo il Sessantotto. Lo sentirete, pagina per pagina, il peso dei polpastrelli che battono la vita sulla tastiera.

 

Questo Sessantotto, a cui da cinquant' anni sono concessi soltanto panegirici o denigrazioni, viene stavolta fuori sacro e desacralizzato, punta al centro preciso di ogni esistenza, che contiene in sé il massimo del drammatico e il massimo del farsesco, e lo sa, Mughini, ricordando la notte in cui fece la guardia a una stanza vuota, credendola piena di rivoltosi addormentati, perché nessuno li disturbasse con lo sciacquone dei bagni adiacenti.

 

maggio francese 68

E lo sa Caroline de Bendern, la celeberrima Marianna, modella aristocratica che stanca si issa sulle spalle di un amico, e quando vede il fotografo assume la possa da attrice, così bene che il bisnonno la disereda. Ma si può ridere sopra i ragazzi del Quartiere Latino che sfilavano gridando: «Noi siamo tutti ebrei tedeschi» (che slogan sublime), riprendendo quello che nei propositi di un giornale d' estrema destra doveva essere un insulto a Cohn-Bendit?

 

maggio 68 parigi champs elysees

Si può non restare incantanti dalla scossa di situazionismo - un deflagrare di libertà per la libertà - che mirava ad abbattere la Tour Eiffel perché con tutte quelle luci disturbava le notti dei parigini? È lì il bello di quelle tre settimane di fiera giocosa, come la definì il sommo Edgar Morin, o di psicodramma, secondo l' ancora più sommo Raymond Aron.

 

La bolgia urbana, che ebbe anche morti (pochissimi), feriti (mica tanti), e scontri di piazza (in abbondanza) fu sottratta alle cupezze del leninismo, del trotzkismo e del maoismo che altrove, come in Italia, hanno portato dritto alla follia della lotta armata.

 

maggio francese 68

A Parigi finisce tutto con il rientro del primo ministro Georges Pompidou (mentre il presidente Charles De Gaulle rimane all' estero) e con una contro-manifestazione di settecentomila parigini che rivogliono l' ordine. Ma quel che andava fatto ormai è fatto. L' energia è liberata, cambiano le condizioni nelle fabbriche e nelle università, i ragazzi che avevano alzato barricate di sei metri, che avevano lanciato i pavés, sono già ripartiti a buttare le basi della cultura francese del successivo mezzo secolo.

 

maggio francese 68

Dai maoisti, pendenti dalle labbra di Jean-Paul Sartre, vengono fuori Bernard-Henri Lévy e André Glucksmann, cioè i Nouveaux philosophes sul cui piedistallo sale Aleksandr Solzenicyn a testimoniare l' orrore sovietico. Jacques-Alain Milner sarà lo psicanalista allievo prediletto di Jacques Lacan. Georges Wolinski sarà il vignettista falciato nell' assalto a Charlie Hebdo. Serge July sarà il fondatore e il direttore più longevo di Libération.

UN GIOVANE GIAMPIERO MUGHINI CON UNA BELLA BIONDA

 

Altri apriranno librerie le più raffinate. Altri si daranno al cinema. Altri a brillanti carriere universitarie. Altri animeranno lo spaventoso e vivacissimo negazionismo francese. Mughini se ne tornerà a Catania, a relazionare i vecchi compagni su quell' esaltante esperienza. Resteranno tutti muti, ostili, perché nessuno cerca la verità: ciascuno vuole una verità buona per la sua questione privata. Il tempo è compiuto. Mughini prende un treno per Roma, a cercare quello che diventerà.

la sorbona occupata allesterno la polizia attende oltre i cancelli, parigi, maggio 1968 mario donderomaggio francese 68 GIAMPIERO MUGHINILe scritte del maggio pariginoparigi maggio 68

Ultimi Dagoreport

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO