PAOLO GUZZANTI: E’ LA VENDETTA DEI PAROLAI - FRECCERO E COMPAGNI FANNO A GARA NELL'ESSERE ANTI-RENZI, SOLO PERCHÈ NON SOPPORTANO LA FINE DELL'EPOCA DELLE CHIACCHIERE

Paolo Guzzanti per "il Giornale"

Un gioco di società ormai stantio per quanto è vecchio e banale, è quello che dovrebbe definire una buona vol¬ta che cosa - e chi - è di sinistra e chi di destra. Un contributo notevole alla soluzione del problema l'ha dato Carlo Freccero a Piazzapulita quando ha avuto una violenta crisi di rigetto contro lo sceneggiatore della Grande bellezza Carlo Contarello.

In quell'occasione, Freccero ha fatto di sé il campione e il metro di misura dell'uomo di sinistra del XXI secolo e lo ha mostrato manifestando una insofferenza antropologica nei confronti di Matteo Renzi, definito «di destra» perché non rientrando nelle sue categorie di riferimento era inaccettabile, e dunque andava rifiutato.

Qualche giorno dopo davanti a Lilli Gruber in Otto e Mezzo , Freccero ha mitigato un pochino quella rabbia che aveva manifestato a caldo da Formigli e si è augurato che i referenti culturali di Renzi non fossero «rockettari».

Ma è stata una sorta di ritirata strategica per mitigare l'effetto di una reazione anti-renziana quasi razzista. Ma chi aveva veramente fatto saltare nervi a Freccero era stato Contarello, dando spudoratamente prova di buon senso e di realismo. Freccero, un po' per scherzo e molto di più sul serio, lo aveva minacciato di ritirare i complimenti che gli aveva fatto per il film.

E allora tutto è apparso improvvisamente chiaro. Freccero, che è un uomo intelligente e di una imperturbabile faziosità, difendeva quel che rimane oggi della sinistra: nessun programma definito, ma la condivisione di un sentimento, anzi, di un risentimento nei confronti della razionalità e di quella cosa odiosissima (per la sinistra) che è la politica «del fare», dal suono dannatamente berlusconiano.

Freccero, che ha interpretato magistralmente la sua parte mostrando un fastidio ai limiti del disprezzo, avvertiva come una ferita nell'animo l'espressione di una politica - quella di Matteo Renzi - freneticamente attivista e con un intento razionalizzatore e per di più (indizio di craxismoberlusconismo latente) decisionista.

La razionalità sembra non avere più patria nella sinistra residuale del Pd, perché la razionalizzazione non ha bisogno di ricorrere alla droga emotiva del rifiuto ideologico e antropologico, usato a piene mani nei confronti di Berlusconi e del berlusconismo.

Dunque, se non ci sbagliamo, nell'espressione amareggiata di Freccero (temperata da sarcasmi e sussulti di intolleranza) stava la prova della frustrazione: la nuova sinistra di Renzi - cui si possono muovere aspre e sensate critiche- se ne infischia dei vecchi richiami emotivi, dello spirito tribale dell'essere di sinistra, che non ha nulla a che vedere con il «fare» una politica di sinistra. Come dire? L'epoca delle chiacchiere e dei sussulti rabbiosi sta andando fuori corso e questo per la vecchia guardia è insopportabile e infatti non lo sopporta.

Del resto, che cosa gridava Nanni Moretti a D'Alema nelfamoso film? «D'Alema, dì qualcosa di sinistra!». L'invito era a dire, non a fare. A dare segnali emotivi d'appartenenza, non a dare risposte «di sinistra» ai mali del Paese. Nessuna sorpresa che Renzi sia considerato da Freccero, e dai suoi simili, un animale politico pericolosamente simile a Berlusconi, cosa che del resto lo stesso Berlusconi con soddisfazione conferma.

 

Carlo Freccero Carlo Freccero e Camilla Nesbit Paolo Guzzanti ISABELLA FERRARI CON NANNI MORETTI CAOS CALMO umberto contarello

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