LA VENDETTA DI MARRONI: DA RENZIANO LOTTIZZATO A PRIMO NEMICO DI MATTEO - L’AD CONSIP E’ PRONTO A VUOTARE IL SACCO DAVANTI AI MAGISTRATI PER BLOCCARE IL LICENZIAMENTO. TRA UNA SETTIMANA E’ FUORI – E PADOAN STA GIA’ CERCANDO I SOSTITUTI: IN POLE CI SONO ENRICO PAZZALI (ENTE EUR), CRISTIANO CANNARSA (SOGEI), ELISABETTA SPITZ (INVIMIT)
Tommaso Ciriaco per la Repubblica
Mi difenderò, mi tutelerò. Non ha dubbi, Luigi Marroni. Non ha voglia di attendere il "licenziamento" da Consip a braccia conserte. Si sente vittima di un' ingiustizia, ricorda di essere passato in pochi mesi da testimone di un' inchiesta che vede indagato un ministro a vittima di una defenestrazione orchestrata dal governo di quel ministro.
Ignora chi dall' esecutivo continua a pressarlo anche in queste ore per spingerlo a dimettersi. Ed è pronto a reagire. Senza escludere una mossa clamorosa, confidata in privato in queste ore: un ricorso di fronte ai magistrati. Al Tar, se ci saranno gli estremi, o comunque davanti a un giudice capace di riconoscere quello che ritiene un torto e un danno professionale devastante. Costi quel che costi.
La domenica scorre via lentissima, l' assedio logora l' amministratore delegato di un cda ormai decaduto. Ma il giorno festivo si complica quando Marroni apprende delle parole pronunciate da Pier Carlo Padoan, il responsabile del Tesoro che ha decretato - di concerto con Palazzo Chigi - l' ultimo giro del consiglio. Ascoltare dal ministro il riconoscimento del lavoro svolto non placa l' ira, semmai la fomenta. Il ministro rievoca quanto di buono è stato fatto, ma decide comunque di allontanarlo? «Questa è una provocazione», così la interpreta il diretto interessato.
A una provocazione si risponde con una presa di posizione pubblica, che certo non mancherà. Ma Marroni non si accontenta. È un manager di 59 anni che considera la ghigliottina calata dal governo come un colpo da ko. Un affondo capace di mettere fine alla sua carriera, cancellando stipendio e opportunità future. Per questo, alla «guerra» che gli hanno scatenato contro intende rispondere con una contromossa giudiziaria, anche se non è detto che incontrerà un magistrato disposto a dargli ragione.
La procedura delle dimissioni della maggioranza dei consiglieri di un cda, infatti, è prassi abbastanza diffusa per mettere fine anzitempo alla vita di un consiglio. Certo, questo caso si intreccia brutalmente con la politica. Ed è proprio questa la leva su cui costruire la denuncia di un trappola ai suoi danni. Anche a costo di diventare il simbolo di una battaglia antirenziana, perché alla fine le opposizioni cavalcheranno questa storia contro Matteo Renzi, più ancora che contro Padoan o Paolo Gentiloni.
catia tomasetti cristiano cannarsa
Il governo, intanto, ragiona già del "dopo Marroni". Entro una settimana l' ad in uscita ha l' obbligo statutario di convocare l' assemblea dei soci. E dal Tesoro arriverà un' indicazione chiara per un rinnovo totale del consiglio. Per questo, la lente del ministero dell' Economia esamina in queste ore profili più istituzionali e altri con una venatura politica più marcata.
Ma è chiaro che per Palazzo Chigi e via XX Settembre il terreno è talmente scivoloso, che la prudenza guiderà la scelta. I nomi che circolano in queste ore sono quelli di Enrico Pazzali, ex amministratore delegato di Fiera Milano e attuale ad di Eur Spa, l' ad di Sogei Cristiano Cannarsa e Elisabetta Spitz, amministratore di Invimit.