LASCIAMOCI COSÌ - VENERDÌ LA TELEFONATA D’ADDIO TRA BERLUSCONI E VERDINI: “DENIS FAI COME CREDI, IO NON AIUTO RENZI. È IL MOMENTO DI BATTERE IL PD” - PER I VERDINIANI, I PROSSIMI SARANNO GIORNI DI RIUNIONI E INCONTRI. SI LAVORERÀ SUI NUMERI DEL SENATO - ASSE CON FITTO?

Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”

 

VERDINI BERLUSCONIVERDINI BERLUSCONI

«Silvio, io non posso più continuare a stare dentro un partito in cui sono stato di fatto emarginato dai tuoi fedelissimi e in cui non conto più niente». E l’altro, di rimando: «Denis, molte cose potevano essere fatte diversamente, e su questo ti do ragione. Però sono mesi che insisti per tornare all’accordo con Renzi. Io ho un’altra idea, voglio recuperare astensionisti e indecisi per batterlo, Renzi».

 

È venerdì 10 luglio 2015, ieri l’altro. Un giorno che, nella ventennale vicenda del centrodestra all’italiana, forse merita un piccolo capitolo a sé. Poco prima di affidare al Corriere della Sera l’annuncio dell’imminente «ora X» in cui di fatto trasferirà armi e bagagli nella maggioranza renziana, Denis Verdini — che di parte di quella storia ventennale è stato uno dei protagonisti — chiama Silvio Berlusconi. È il momento in cui il Presidente di Forza Italia e l’uomo che per anni è stato il suo braccio (politicamente) armato si dicono addio.

 

BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS

Margini di manovra per tentare di ricomporre un vaso ormai ridotto in mille pezzi non ce ne sono. Troppo forte la voglia verdiniana di «soccorrere» il governo di Matteo Renzi sulle riforme da un lato, troppo decisa l’opposizione berlusconiana al ritorno al Patto del Nazareno dall’altro. E poi ci sono i rancori personali, e quell’interminabile guerra di posizione che ha visto per mesi opposto Verdini, più che a Berlusconi, al cerchio magico berlusconiano.

 

LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI DENIS VERDINI LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI DENIS VERDINI

«Non sto in un posto in cui non conto più nulla», ripeterà il senatore toscano durante l’ultimo, drammatico, confronto. La ricostruzione degli ultimi mesi di Forza Italia, annoterà, è fatta di episodi che giustificano la sua tesi.

 

Era l’uomo che amministrava la cassa, e ora la cassa la controlla Mariarosaria Rossi. Aveva il potere di firma, e ora la firma è quella della Rossi. Decideva le candidature, e ora — come dimostrano le ultime elezioni regionali — le liste le fa la Rossi.

Quando cala il sipario sull’ultima chiacchierata, però, Verdini sorprende Berlusconi con una frase rende l’addio in parte più dolce e in parte molto più amaro.

 

«Voglio che tu sappia», è il messaggio del senatore toscano, «che io rimarrò per sempre un tuo amico». E la frase dev’essere andata a segno se è vero che, tra i sentimenti affidati dall’ex premier ai suoi fedelissimi dopo la chiacchierata con l’ex coordinatore, c’è anche quel «dispiacere umano» che l’ex premier non ha affatto nascosto.

 

DENIS VERDINI SILVIO BERLUSCONI DENIS VERDINI SILVIO BERLUSCONI

Difficile stabilire se, come Berlusconi ha provato a sostenere per settimane, «Verdini non avrà grandi numeri dalla sua». E impossibile, visto che sono svariati i «parlamentari coperti», stabilire esattamente quanti sia i senatori eletti con il centrodestra (e in qualche caso, anche con il Movimento Cinquestelle e con la Lega) che seguiranno il senatore toscano nel «soccorso» alle riforme di Renzi.

 

renzi verdinirenzi verdini

Di certo, in questa storia ancora tutta da scrivere, c’è che Berlusconi guarda da un’altra parte. «Da oggi ciascuno si senta libero di fare come crede», ripete l’ex premier da ieri l’altro. «Io guardo agli indicatori economici, a un Renzi sempre più in difficoltà e a un governo in panne. Se rifaccio l’accordo col premier oggi, come posso pensare di batterlo domani?».

 

Per i verdiniani, i prossimi saranno giorni di riunioni e incontri. Si lavorerà sui numeri del Senato, si ritenterà la strada (già battuta senza successo due mesi fa) di riagganciare l’area di Raffaele Fitto, si penserà a come costituire quell’associazione di liberali che in Parlamento costituirà un piccolo serbatoio di voti per il governo di Renzi.

MATTEO RENZI E DENIS VERDINI MATTEO RENZI E DENIS VERDINI

 

Di fronte al «ciascuno faccia come vuole» pronunciato da Berlusconi, Verdini ha evitato risposte. Ma, tra i suoi, c’è chi giura che il senatore toscano si siederà sulla riva del fiume aspettando che passino «i resti di quello a cui hanno ridotto Forza Italia».

Ha fatto anche una scommessa con alcuni fedelissimi, l’altro giorno, Verdini. «Dentro Forza Italia, anche molti di coloro che mi attaccavano mi rimpiangeranno. Vedrete, succederà molto presto». 

Ultimi Dagoreport

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO