IL VENETO E’ INDIPENDENTE (DALLA LEGA) – NEL FEUDO STORICO DEL CARROCCIO, GIORGIA MELONI DOPPIA MATTEO SALVINI. IL PARTITO DEL “TRUCE” HA PERSO IL 35,5% DEI VOTI RISPETTO AL 2019 MENTRE LA "DRAGHETTA” SCHIZZA AL 30,5% - L’OPEROSA REGIONE, PIENA DI PICCOLE E MEDIE IMPRESE, NON HA DIGERITO IL DRAGHICIDIO, E ORMAI PARAGONANO IL "CAPITONE" A UN TRANSISTOR CHE TRASFERISCE IL CONSENSO A FDI - VIDEO
1- GIORGIA MELONI IN VENETO DOPPIA MATTEO SALVINI
Simone Baglivo per www.ilfoglio.it
MEME GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI CURLING
Fratelli d'Italia al 30,5 per cento (+23,7 rispetto alle europee 2019) e la Lega al 14,4 (-35,5). Stando all'Osservatorio sul Nordest, curato dall'istituto Demos e Pi e pubblicato oggi sul Gazzettino, sarebbe questo lo scenario politico in Veneto alle prossime elezioni.
[...] In questo senso, è emblematico pensare che il presidente di regione più apprezzato d'Italia sia da 12 anni (cioè da quando è stato eletto) proprio il governatore veneto Luca Zaia, che fa parte della Lega (anche se nel fronte responsabile e draghiano insieme a Giorgetti).
matteo salvini giorgia meloni meme by carli
È forse proprio a causa della caduta del governo Draghi, della quale Salvini si è reso protagonista, che gli industriali settentrionali hanno definitivamente voltato le spalle al leader leghista. Su queste pagine, Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, aveva definito "irresponsabile" il "comportamento" della Lega [...]
matteo salvini e il bis di mattarella meme
Abbiamo raccontato di come ormai i militanti locali paragonino Salvini a un transistor (“Trasferisce energia, consenso, a FdI, e brucia le ‘resistenze’, la nostra identità”), di come la Liga veneta sia sempre più insofferente contro la Lega romana (“Ci impongono uomini dall'alto a spese nostre. E il territorio?") e di come la Meloni abbia soffiato alla Lega anche la battaglia per l'autonomia (tra “statalismo e federalismo”).
Secondo il sondaggio del Gazzettino, con Forza Italia all'8,7 per cento che completa la coalizione di Giorgia Meloni (30,5) e Matteo Salvini (14,4), il centrodestra si attesterebbe al 53,6 per cento. Il fronte guidato da Enrico Letta sarebbe al 25,3 per cento, quasi la metà dello schieramento rivale. Il Terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi supererebbe il Movimento 5 stelle, ottenendo rispettivamente il 7 e il 6,2 per cento [...]
2- MATTEO A VENEZIA TRA CINEMA E POLITICA SPRINT PER SCONGIURARE IL SORPASSO 5 STELLE
Francesco Moscatelli per “La Stampa”
meme del presepe con matteo salvini giorgia meloni silvio berlusconi
A Venezia Matteo Salvini si fa in due. Un po' capitano (inteso in senso calcistico) che dà la carica a 400 amministratori locali veneti in una sala conferenze di Mestre («È il momento giusto, andiamo a vincere»), un po' fidanzato innamorato che sfida la Mostra del Cinema («noto covo di sinistrorsi» scherzano dal suo staff) per supportare Francesca Verdini, nelle vesti di produttrice cinematografica, che oggi presenta il documentario Franco Zeffirelli, conformista ribelle di Anselma Dell'Olio.
A diciannove giorni dal voto, del resto, sdoppiarsi è l'unica soluzione possibile. Sul fronte politico i problemi non sono pochi: c'è la crescita dei Cinque Stelle, che stanno con il fiato sul collo della Lega, e ci sono i malumori della Liga veneta da tenere a bada. Le questioni si intrecciano: d'accordo il sorpasso di Fdi, ma cosa accadrebbe se la Lega finisse addirittura quarta?
Così si spiegano il selfie con il governatore Luca Zaia («Dopo aver letto i giornali il Doge è stato costretto sorridere un po' di più, ma appena finito il solito comizio senza diritto di replica è scappato via» malignano gli oppositori interni) e l'ovazione in diretta Facebook quando Salvini promette che «l'autonomia verrà fatta nel primo Consiglio dei Ministri del prossimo governo, non scherziamo».
CASA VIANELLO - BY ANNETTA BAUSETTI
Sul fronte privato, invece, c'è da ringraziare la «compagna meravigliosa» (così l'ha definita Salvini nella dichiarazione d'amore pubblica d'inizio campagna elettorale a Domodossola) che dal giorno dopo la caduta del governo Draghi lo segue come un'ombra. A piedi e in bicicletta. A Forte dei Marmi e a Villa d'Este. Molto sorridente.
Spesso citata davanti ai microfoni e ricercata nei momenti di pausa: «Dov' è la Franci?». Di sicuro utilissima all'immagine del segretario della Lega.
La prima tappa del tour veneziano, però, è sulla terrazza dell'hotel Carlton sul Canal Grande. C'è da presentare È l'Italia che vogliamo, il nuovo libro-manifesto della Lega scritto a quattro mani dall'ideologo Giuseppe Valditara, docente di diritto romano e allievo di Gianfranco Miglio, e dal sondaggista Alessandro Amadori.
«Ma quale ideologo - si schermisce Valditara -. In questi mesi con 40 accademici ho organizzato vari Webinar con Matteo sui temi più disparati. Lui mette la visione, poi chiede ad altri di arricchire con delle soluzioni. È uno che accetta le sfide e ci mette la faccia. Anzi, il suo vero difetto è che a volte è troppo coraggioso. Ma non mi faccia aggiungere altro...». «Salvini è il politico più spontaneo che io conosca - aggiunge Amadori -. Il suo brand è il suo modo di essere, vive di contatto con la gente.
Oggi la Lega sta fra il 12 e il 14%, più o meno la metà di Fdi.
La situazione è stabile, semmai ci sono da tenere sotto controllo i Cinque Stelle, gli unici veramente in crescita».
Salvini arriva in motoscafo dopo aver avuto un tête-à-tête con Zaia sulle Olimpiadi Milano-Cortina. Con lui c'è il capo segreteria Andrea Paganella, già socio di Luca Morisi e consigliere molto ascoltato dal leader leghista, candidato al Senato nel Lazio. Fra gli invitati, quasi per ribattere a chi sostiene che gli imprenditori gli hanno voltato le spalle, ci sono i rappresentanti di Ascom, Cgia, Cna, Coldiretti, Confartigianato, Confcommercio, Confedilizia e Confindustria. Il segretario della Lega rivendica le sue posizioni sullo stop alle sanzioni: «Non cambio idea, i dati parlano chiaro.
matteo salvini e giorgia meloni a cernobbio
È l'unico caso nella storia economica dell'uomo in cui il sanzionato ci guadagna, e il sanzionatore ci perde. E non perché lo dice Salvini, che di notte viene chiamato da Kgb, ma perché lo dicono l'Economist e l'Fmi». Poi nel mirino finiscono Letta ma, guarda caso, soprattutto, Beppe Grillo: «Se avessimo ascoltato i no dei 5 stelle non avremmo gas e termovalorizzatori, andremmo in giro con i monopattini a rotelle. Chi se ne frega di Grillo, è l'unico sostenitore della decrescita felice». Ma non si vive solo di politica. E così ci scappa pure la parentesi Canaletto: «Venezia mi fa venire la pelle d'oca, è la città più bella del mondo. Lo dico qui perché così la mia fidanzata, che è di Firenze, non mi sente».
LUCA DE CARLO GIORGIA MELONIGIORGIA MELONI MARIO DRAGHI BY DE MARCO GIORGIA MELONI BY ALTAN