IL VERO CASINO FRA I GRILLINI POTREBBE SCOPPIARE NEL CASO IN CUI IL PD PROPONESSE PRODI

Tommaso Ciriaco per "la Repubblica"

L'incubo del Movimento Cinque Stelle ha l'accento bolognese e va in bicicletta. E' Romano Prodi a turbare i sogni dei grillini, soprattutto se nell'infinito risiko del Quirinale ci si dovesse avventurare sul terreno scivoloso del quarto scrutinio. E' proprio sul nome del Professore che i 162 parlamentari del M5S potrebbero tornare a dividersi, piegandosi alla logica del "meno peggio" esplicitata da Beppe Grillo pochi giorni fa in un casale della periferia romana: «E' meglio Prodi di D'Alema o di Amato».

L'ex premier, in realtà, può vantare un rapporto cordiale con il guru Gianroberto Casaleggio. E, nonostante le critiche ricevute dagli attivisti, è comunque arrivato nono alle recenti Quirinarie. Davanti solo a Dario Fo, ma comunque nella top ten dei preferiti per il Colle più alto. Il problema, serio, è che il Professore non è giudicato all'altezza dalla base del movimento. La Rete lo spernacchia, i duri e puri lo bocciano senza appello. Vito Crimi, che intravede il rischio di una spaccaturra interna, prova a scacciare l'incubo mentre la porta di un ascensore di Palazzo Madama si chiude alle sue spalle: «Se il Pd propone Prodi? E' arrivato nono, non esiste...».

Il movimento siede sulla bocca di un vulcano e un assaggio del rischio si è toccato con mano ieri sera. I parlamentari si sono ritrovati a Montecitorio, al chiuso di una sala e senza streaming. E hanno duellato fino a tardi, divisi tra chi reclama il confronto e chi ha già deciso di arroccarsi in difesa della candidatura unica di Milena Gabanelli. Per una mediazione si è speso proprio Crimi, che già nel pomeriggio aveva anticipato la linea: «Quarto scrutinio? Un passo alla volta, stasera discuteremo delle prime tre votazioni...».

Eppure, la fazione del dialogo non ha mancato di mettere pressione al resto del gruppo. Quattro senatori, nel corso del summit serale, hanno lanciato un'idea choc, capace di rimettere tutto in discussione: «Perché non proponiamo noi ai partiti di scegliere uno dei primi quattro nomi eletti con le Quirinarie?». Altri parlamentari, più semplicemente, hanno implorato libertà di coscienza dal quarto scrutinio, con l'obiettivo di evitare una nuova frattura, dopo quella consumata sulla Presidenza del Senato.

Ma i falchi del movimento hanno tenuto duro, ribadendo la linea: almeno per le prime tre votazioni sosterremo Milena Gabanelli (o, in caso di rinuncia, chi le sta immediatamente dietro). Qualcuno l'ha detto alzando la voce e guardando negli occhi i colleghi di gruppo: «La nostra candidata è lei. Dobbiamo rispettare la volontà della Rete. Punto e basta».

Ed è su questa posizione che - senza contarsi e senza votare - nel corso della lunghissima serata sembra essersi coagulato il consenso della maggioranza della pattuglia 5Stelle. Il nome di Gabanelli ha il pregio di mantenere compatto, almeno per il momento, l'eterogenea armata grillina.

Se la giornalista dovesse rinunciare, toccherebbe a Gino Strada sostituirla. Ma nessuno nel movimento nasconde che l'asso nella manica resta quello di Stefano Rodotà. Il giurista è considerato un autentico jolly capace di lasciare il Partito democratico senza parole. E senza argomenti per rifiutare. Anche in vista di questo scenario, i pontieri democratici si sono confrontati ieri con la diplomazia a cinque stelle. Soprattutto a Palazzo Madama. E in
vista dell'incontro tra capigruppo democratici e grillini in agenda per oggi.

In attesa di toccare con mano la tenuta delle truppe di Grillo, il movimento si confronta con il caso del senatore Marino Mastrangeli. Il parlamentare amante dei talk show è sul banco degli imputati e nel corso della riunione serale di ieri si è stabilito di affrontare il capitolo solo dopo l'elezione per il Colle. L'esito del confronto interno - dopo aver saggiato l'opinione della Rete - potrebbe addirittura essere il ritiro dell'autorizzazione a utilizzare il simbolo del movimento.

Nei prossimi giorni, infine, il M5S riceverà da cinque economisti cinque diversi scenari macro economici. La traccia affidata agli esperti dal M5S è più o meno questa: l'Italia e l'euro, cinque progetti alternativi. Le proposte saranno raccolte, elaborate e sintetizzate dai parlamentari cinquestelle. E, c'è da scommettere, faranno discutere.

 

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