
“VERYBELLO”: LA CULTURA RIDOTTA A COSMETICO - IL SITO PER L’EXPÒ SBERTUCCIATO IN RETE SPACCA ANCHE IL GOVERNO - ZUCCONI: “VERYBELLO FA VERYLITTLE ITALY, GUMBÀ. EXPO1915”
1. EXPO, LA RETE STRONCA “VERYBELLO” E IL SITO DIVIDE ANCHE IL GOVERNO
Michele Bocci per “la Repubblica”
dario franceschini e michela di biase
Nel giro di poche ore è stato travolto da una pioggia di tweet critici, ironici e sarcastici. Lo hanno accusato per il nome, perché funziona male, perché è brutto. Il sito Verybello! in un weekend è diventato lo zimbello della Rete. E ieri il portale che vuole dare conto dei 1.300 eventi culturali che si svolgeranno in Italia nel corso dell’Expo, è stato preso di mira anche da Riccardo Luna, il “digital champion” del governo, cioè la persona incaricata dal premier Renzi di promuovere l’innovazione e l’uso di Internet in Italia, a partire dalle pubbliche amministrazioni. «Questa, per ora, è una Caporetto digitale», sintetizza alla fine di un suo post Luna.
dario franceschini e michela di biase 3
Il ministro ai Beni culturali e al Turismo Dario Franceschini aveva presentato con grande enfasi verybello.it sabato mattina. E alle critiche, arrivate già dopo poche ore, in serata aveva risposto dicendo che i contatti fino a quel momento erano stati ben mezzo milione. Cioè tantissimi. Ieri dal ministero hanno aggiornato il numero, spiegando che dopo altre 24 ore è triplicato. E nella notte il sito ha resistito a due attacchi degli hacker.
Sulla Rete in molti si sono concentrati sul nome scelto per il portale, giudicandolo inadeguato, antico, ridicolo, inutilmente esterofilo. Luna ha avanzato critiche circostanziate sui contenuti con l’intento come dice il titolo del post, di «trasformare una disfatta in una opportunità».
DARIO FRANCESCHINI LAURA BOLDRINI
Di fronte alla soddisfazione di Franceschini per i moltissimi contatti avuti malgrado gli attacchi, Luna parla di «reazione inutilmente astiosa, vagamente arrogante e pericolosamente incompetente. Verybello! non ha avuto qualche critica: è stato letteralmente demolito da 15mila tweet in 24 ore. E non c’è da gioire per questo, ministro». I primi errori elencati sono quelli di programmazione (tra l’altro manca l’accessibilità per chi ha una disabilità visiva), segue la critica per l’assenza di una app. Nell’era del “mobile first” non si è pensato ad un programma per gli smartphone. Tra l’altro il sito è ottimizzato per i browser di ultima generazione.
«Vuol dire che la metà degli utenti italiani non lo navigherà bene», spiega Luna. Poi c’è il tema della trasparenza. «Perché è stata scelta quella agenzia? Ha vinto un bando? Sul sito del ministero non lo trovo. E quanto sono stati pagati? ». Il digital champion sottolinea come ci siano molte start up turistiche di valore in Italia che se avessero saputo del bando avrebbero potuto dare il loro contributo. Inoltre si chiede come mai non si sia partiti subito con la versione in inglese, che sarà attiva più avanti. «Quello che però mi lascia stupefatto è la strategia complessiva, se così si può chiamare una decisione che da fuori appare pura “improvvisazione digitale”.
Quando lei si è insediato si è rivolto ad alcuni dei più bravi esperti di turismo digitale e li ha riuniti in un TDLAb. Ottima scelta. Ma poi le considerazioni e le proposte del suo laboratorio non sono state minimamente tenute in considerazione. Perché?». Luna conclude proponendo di coinvolgere chi in Italia conosce bene il mondo digitale per chiedere una mano a raddrizzare il sito VeryBello!. «Ci vorrebbe una “hackathon”, una maratona di sviluppatori per dimostrare che la storia non finisce per forza con una Caporetto».
Dal ministero commentano la lettera di Luna e più in generale gli attacchi di questi giorni, dicendo che saranno «prese in considerazione tutte le critiche costruttive. Intanto il boom di contatti ci è stato utilissimo per testare il sito, soprattutto alla vigilia del lancio della versione multilingue ». Riguardo alle spese, si spiega che VeryBello! è costato 35mila euro e che l’agenzia che lo ha realizzato (si chiama “Lola et labora”) è stata scelta attraverso una gara rivolta al mercato elettronico dei fornitori della Pa. L’investimento non è da 5 milioni, come ipotizzato da qualcuno. Non c’è un problema di spesa eccessiva, ma restano gli altri.
2. QUELLO SPOT CHE SEMBRA UN COSMETICO
Tomaso Montanari per “la Repubblica”
NELLA scorsa notte il sito verybello.it — il portale degli eventi culturali visitabili nel periodo dell’Expo, presentato due giorni fa dal ministro Dario Franceschini — ha subìto due seri attacchi di pirati informatici: sarebbe bello (ma temo improbabile) pensare che a sferrarli siano stati i seri professori dell’Accademia della Crusca, infaticabili custodi fiorentini della lingua italiana.
Già, perché è il titolo (da film di Natale, da pizzeria a domicilio di Melbourne o da serial americano sulla mafia) ad aver colpito l’immaginario collettivo. Nessuno parla dei contenuti del sito, mentre da due giorni dilaga sulla rete una colossale ondata di prese in giro, domande retoriche, reazioni indignate su quell’imbarazzante verybello.
Certo, se l’Expo deve presentare l’Italia al mondo, questa sfiducia nella lingua nazionale appare un pessimo inizio: si fa davvero fatica ad immaginare la Francia alle prese con un verybeau. I più depressi sono apparsi gli insegnanti: che cercano di liberare i loro giovani allievi dai tic indotti dagli sms, dalle chat e dal diluvio di jobsact e simili, e che ora si sentono sparare alla schiena anche da un ministero “della Cultura” tanto arreso e sbracato. Questa botta di provincialissima esterofilia è, poi, apparsa ancora più ridicola perché nel sito manca proprio la versione inglese, annunciata come coming soon: il 7 febbraio, pare. E sarà moltobeautiful, c’è da giurarlo.
Quanto al sito stesso, Riccardo Luna ha scritto che «ha una quantità imbarazzante di errori di progettazione». Ma sono i contenuti a lasciare allibiti: nessuno ha notato che l’Italia del bello viene presentata solo attraverso i mille eventi che cadono nell’arco temporale di Expo. Un grande luna park a pagamento, insomma: e forse era destino, perché in fondo anche luna park è un’espressione italo-inglese. Un baraccone (per dirla con la Crusca) che mette in ombra e nasconde tutto il patrimonio diffuso gratuito e permanente, sul quale non si spende una parola. Insomma, la più commerciale e diseducativa delle scelte.
Si è notato che il titolo del sito riprende (plagia? cita?) quello di una linea di cosmetici per bambine, e del suo sito: verybella.it. E quando un governo mette il patrimonio storico e artistico della nazione sullo stesso piano degli educativissimi trucchi per bambine: beh, allora gli anglismi e gli ammiccamenti pseudogiovanilistici sono il minore dei nostri problemi.