biden arabia-saudita medio oriente

MEDIO ORIENTE AMARO PER “SLEEPY JOE” – JOE BIDEN TORNA DAL SUO PRIMO VIAGGIO IN MEDIO ORIENTE CON LE PIVE NEL SACCO – DOVEVA RIBADIRE LA CENTRALITA’ DEGLI STATI UNITI E REAGIRE ALLA PENETRAZIONE ECONOMICA CINESE E RUSSA NELLA REGIONE MA SI È DOVUTO ACCONTENTARE DI PICCOLE CONCESSIONI SULL’AUMENTO DELLA PRODUZIONE DI PETROLIO – CHE SIANO I SAUDITI A TENERE IN MANO LE LEVE DEL COMANDO LO SI CAPISCE DALLE PAROLE DI MBS CHE HA INVITATO GLI AMERICANI AD “ABBANDONARE VELLEITARIE POLITICHE ENERGETICHE”

Alberto Simoni per “La Stampa”

 

Biden e Mohammed Bin Salman in Arabia Saudita

Sono da poco passate le 16 quando l'Air Force One stacca le ruote dalla pista di Gedda per far ritorno a Washington. Il primo viaggio di Joe Biden in Medio Oriente si chiude mentre alla spicciolata le delegazioni dei sei Paesi del Golfo più Iraq, Giordania ed Egitto lasciano la grande sala che ha ospitato i lavori. E distillano distinguo e precisazioni che fanno capire che se Biden vorrà consolidare il ruolo americano in questa parte di mondo, dovrà tornare o quantomeno profondere nuovi sforzi.

 

Le spine dell'Amministrazione democratica sono diverse e se Biden nel discorso con cui ha tratteggiato la sua strategia mediorientale ha enfatizzato che l'America è in Medio Oriente e «non se ne andrà» perché questo è il crocevia per affrontare le minacce e le penetrazioni di Cina, Russia e Iran, non da tutti incassa il sostegno che a Washington avevano sperato.

 

Biden e Mohammed Bin Salman in Arabia Saudita 2

Lo scontro con Pechino e Mosca con cui gran parte del Golfo ha fiumi di denaro e petrolio che transitano non è in agenda e per questo gli Usa portano miliardi di dollari, sostegno ai progetti economici, aiuti alla catena alimentare per 1 miliardo e partnership tecnologiche. Solo con Riad gli accordi siglati sono 18.

 

Biden ha evidenziato che per la prima volta dagli attacchi dell'11 settembre «non ci sono truppe Usa nella regione» e «guerre sul terreno». Ci sono solo 2500 americani in Iraq nella coalizione anti-Isis.

 

Ma quello che il leader Usa vuole è disegnare un'architettura diversa per la regione. Si basa su cinque punti: rafforzamento delle relazioni con i Paesi che rispettano le regole internazionali; libertà di navigazione nelle acque regionali (cita esplicitamente lo stretto di Hormuz); ruolo della diplomazia per risolvere le crisi e ridurre i conflitti, come nel caso dello Yemen; legami economici e di sicurezza con chi rispetta la sovranità delle Nazioni; promozione dei diritti umani. «Il futuro - dice - sta ai Paesi che lasciano libero l'enorme potenziale dei loro popoli e non perseguitano chi critica il potere».

joe biden parte da tel aviv in direzione gedda

 

Il comunicato finale resta vago. I sauditi hanno paralizzato il discorso sull'energia. Mohammed Bin Salman ha accettato di aumentare la produzione e di farsi promotore presso l'Opec + per tenere in equilibrio il mercato energetico, ma ha detto agli americani che il limite di 13 milioni di barili al giorno entro il 2027 è la quota massima: «Le capacità addizionali sono esaurite».

 

Prima della riunione del 3 agosto dell'Opec non ci sarà una decisione sull'aumento della produzione globale.

 

Che siano i sauditi a tenere in mano le leve del comando lo si capisce dalle parole di MBS che ha invitato gli americani ad «abbandonare velleitarie politiche energetiche».

Ridurre le emissioni e agevolare la transizione green rischia - la tesi del principe ereditario - di far alzare i prezzi, l'inflazione e la disoccupazione.

 

I sauditi hanno voluto riprendersi il punto anche sulla questione Khashoggi rispondendo a Biden che aveva detto a MBS di ritenerlo responsabile della sua morte.

 

arrivo di joe biden in arabia saudita

Un resoconto del faccia a faccia fatto filtrare dalla delegazione saudita rivela che MBS ha replicato a Biden dicendosi «rammaricato» ma estraneo alla vicenda e poi ha contrattaccato ricordando che «ci sono altri giornalisti nel mondo che muoiono». Riferimento alla reporter americano-palestinese Shireen Abu Akleh uccisa da un proiettile israeliano in maggio. MBS ha poi citato il caso delle violenze di Abu Ghraib in Iraq per ricordare agli americani che anche loro «si sono comportati male» e che è pericoloso imporre i valori con la forza, come dimostrato in Iraq e Afghanistan.

 

joe biden arriva a gedda

Biden ha ribadito l'impegno a evitare la nascita di un Iran nucleare. Tutti sono convinti, le strade divergono. MBS ha invitato l'Iran a cooperare con le altre nazioni della regione e a consentire il ritorno degli ispettori dell'Aiea.

 

Riad e gli Emirati Arabi Uniti hanno mostrato agli Usa un certo malcontento per non essere stati coinvolti nei negoziati per l'accordo sul nucleare. I media israeliani hanno infine notato che nell'intervento di Biden non è mai stato nominato Israele: al premier Lapid, il leader Usa aveva detto che avrebbe spinto per una maggior integrazione fra Israele e i sunniti durante il summit.

 

Ma è sembrato prematuro. Anzitutto i Paesi del Golfo hanno mostrato scetticismo sull'ipotesi di una difesa antimissile integrata; quindi, appena Biden è ripartito hanno dichiarato (Al Sisi, Abdullah di Giordania e il qatariota Al Thani) che qualsiasi ulteriore avvicinamento di Israele nella sfera sunnita dovrà passare per la realizzazione di uno Stato palestinese lungo i confini del 1967. Condizione che rende la normalizzazione delle relazioni meno facile.

joe biden in israele joe biden mohammed bin salman 2joe biden khaled al faisal reema bandar al saudjoe biden parte da tel aviv in direzione gedda joe biden in arabia sauditajoe biden mohammed bin salman 1joe biden mohammed bin salman joe biden in israele

Ultimi Dagoreport

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...