VINCE CHI SPARA - LA NRA, LA POTENTISSIMA LOBBY DELLE ARMI, NON HA PAURA DI NESSUNO - ANNOVERA GIUDICI E POLITICI D’ALTO RANGO, È RICCHISSIMA E HA UNA GRANDE TRADIZIONE - IL COMPITO DI OBAMA, CHE VORREBBE PORRE DEI LIMITI ALLA DIFFUSIONE DELLE ARMI IN AMERICA (NE CIRCOLANO 350 MLN), SI PROSPETTA MOLTO COMPLICATO - NEL ’94 BILL CLINTON TENTÒ DI AFFRONTARE LA NRA E NE USCÌ SFORACCHIATO…

Maurizio Molinari per "la Stampa"

Nel discorso di Newtown il presidente Barack Obama ha promesso di «cambiare» l'approccio dell'America alle armi da fuoco e la senatrice democratica Dianne Feinstein preannuncia una proposta di legge per reintrodurre la messa al bando di 900 tipi di armi d'assalto e dei caricatori con oltre 10 proiettili ma sulla loro strada c'è l'opposizione della National Rifle Association (Nra), meglio nota come la più influente lobby di Washington.

La forza della Nra sta nel sommare tre poteri: proiettili, dollari e giudici. I proiettili sono quelli che usano i 4,3 milioni di iscritti e quel 52 per cento dei nuclei famigliari che possiedono almeno una delle oltre 300 milioni armi in circolazione in America. Si tratta di un network di gruppi e associazioni presente in tutti i 50 Stati che ha i pilastri negli Enti sportivi - a cominciare dal Comitato olimpico - in oltre mille istruttori a cui affida l'addestramento dei nuovi iscritti e in organizzazioni del peso dei sindacati dell'auto Uaw, che in un recente contratto hanno fatto dichiarare festivo il primo giorno della stagione di caccia.

Fondata nel 1871 da veterani della Guerra Civile, con il vanto di aver avuto otto presidenti nei ranghi, averi per oltre 240 milioni di dollari e donazioni elettorali per dozzine di milioni ad ogni voto locale o nazionale, la lobby dei «pro-gun» condiziona Capitol Hill a colpi di numeri: nella Camera dominata dai repubblicani è in maggioranza e nel Senato su 100 sono in 31, incluso Harry Reid, capo dei democratici.

Tradizione vuole che a misurare la forza di una lobby a Washington sia la capacità di sconfiggere gli avversari e a saggiare l'efficacia della Nra in merito fu il presidente Bill Clinton che nel 1994 vide i democratici soccombere al punto da perdere Tim Foley, primo presidente della Camera a non essere rieletto in un secolo, perché si era opposto al bando delle armi d'assalto.

«La Nra non perdona, ti punisce al primo sbaglio - commentò Clinton -, hanno sconfitto 19 dei loro 24 avversari». Da allora la Nra non ha fatto che rafforzarsi, grazie all'inazione del Congresso sulle armi, a sondaggi che testimoniano una crescente opposizione alla limitazione del diritto al porto d'armi - sancito dal Secondo Emendamento della Costituzione - e anche alla Corte Suprema nel 2008 gli garantì una storica vittoria. Con 5 voti contro 4 la sentenza «Distretto di Columbia contro Heller» sancì il diritto personale e collettivo di possedere armi da fuoco, rifiutando di porvi limiti.

Nulla da sorprendersi dunque se i vertici della Nra si sentono onnipotenti. Quando nel 2011 Obama invitò alla Casa Bianca Wayne LaPierre, ceo di Nra, per discutere sul controllo delle armi la risposta fu: «Perché mai dovrei sedermi con gente come il ministro della Giustizia Eric Holder e il Segretario di Stato Hillary Clinton che hanno passato la vita a tentare di distruggere il Secondo Emendamento?». Quel diniego non ha fatto che aumentare il prestigio di LaPierre e di Chris Cox, capo lobbista dal 2002.

È tale sensazione di essere più potenti dello stesso governo federale che spiega la reazione della Nra alla strage di Newtown: un silenzio totale, incluso l'oscuramento della pagina Facebook - con 1,7 milioni di «likes» - la sospensione di un popolare evento su Twitter e la scelta di tutti i senatori e deputati pro-gun di declinare gli inviti in tv. La Nra tace perché aspetta le mosse di Obama: quando lui scoprirà le carte sull'offensiva che ha in mente, la replica sarà in contropiede puntando a prevalere un'ennesima volta. A sfidare il mito dell'invincibilità della lobby dei pistoleri è il sindaco di New York Michael Bloomberg: «È un bluff, lo dimostra il fatto che si sono mobilitati per non far rieleggere Obama ed hanno fallito».

 

sparatoria a newtown in connecticut una parente delle vittime e adam lanza il killer adam lanza killer di newtown connecticut SPARATORIA ALLA SCUOLA ELEMENTARE SANDY HOOK DI NEWTOWN CONNECTICUT SPARATORIA ALLA SCUOLA ELEMENTARE SANDY HOOK DI NEWTOWN CONNECTICUT SPARATORIA ALLA SCUOLA ELEMENTARE SANDY HOOK DI NEWTOWN CONNECTICUT armi join the nra

Ultimi Dagoreport

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...

massimiliano filippo romeo matteo salvini luca zaia

DAGOREPORT – AL CONGRESSO DELLA LEGA DEL 6 APRILE, SALVINI SARÀ RIELETTO SEGRETARIO PER LA TRAGICA ASSENZA DI SFIDANTI. L’UNICO CHE AVREBBE POTUTO IMPENSIERIRLO SAREBBE STATO IL COORDINATORE DEL CARROCCIO IN LOMBARDIA, L'EX FEDELISSIMO MASSIMILIANO ROMEO: MA IL COINVOLGIMENTO DEL FRATELLO, FILIPPO DETTO ''CHAMPAGNE'', NELLO SCANDALO LACERENZA-GINTONERIA NE HA AZZOPPATO LE VELLEITÀ – MA SUL TRIONFO DI SALVINI GRAVA UNA NUBE: CHE FARÀ IL “DOGE” ZAIA? SI PRESENTERÀ O RIMARRÀ A SCIABOLARE AL VINITALY DI VERONA?

stephen schwarzman jonathan grey giorgia meloni giancarlo giorgetti blackstone

DAGOREPORT: CHI TOCCA I FONDI, MUORE... – CHE HANNO COMBINATO DI BELLO IN ITALIA I BOSS DI BLACKSTONE, LA PIU' POTENTE SOCIETA' FINANZIARIA DEL MONDO? SE IL PRESIDENTE SCHWARZMAN ERA A CACCIA DI VILLONI IN TOSCANA, JONATHAN GRAY, DOPO UNA VISITA A PALAZZO CHIGI (CAPUTI) CON SALUTO VELOCE A MELONI, HA AVUTO UN LUNGO COLLOQUIO CON GIORGETTI SULLO STATO DEGLI INVESTIMENTI IN ITALIA (TRA CUI ASPI, DOVE I DIVIDENDI SONO STATI DECURTATI) – MENTRE IL FONDO USA KKR POTREBBE VALUTARE UN'USCITA ANTICIPATA DALLA RETE EX TIM (3 ANNI ANZICHE' 5)PESSIMI RUMORS ARRIVANO ANCHE DAL FONDO AUSTRALIANO MACQUARIE, PRESENTE IN ASPI E OPEN FIBER: MEGLIO DISINVESTIRE QUANDO I DIVENDENDI NON SONO PIU' CONVENIENTI....