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LA VITTORIA, CHE INCUBO – TSIPRAS ADESSO SI TROVA A DOVER FARE L’ESATTO CONTRARIO DI QUELLO CHE AVEVA PROMESSO SOLO 9 MESI FA – AVEVA DETTO “BASTA SACRIFICI”, MA ORA DOVRÀ GESTIRE L’AUMENTO DELLE TASSE SU CASE E IMPRESE E PIÙ PRELIEVI SULLE PENSIONI
Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
Ieri una vignetta su Kathimerini mostrava Tsipras in un lago di sudore, seduto nel letto. «Che incubo», confessa alla moglie, «ho sognato che vincevo un’altra volta».
Ieri sera quello scenario si è imposto su un’Atene stranamente stordita come un’indiscutibile realtà. Tsipras si è salvato ancora, tornerà premier. Le notti insonni, quelle vere, lo aspettano quando dovrà usare il suo nuovo potere per realizzare un programma europeo di riforme al quale lui giura di non credere minimamente. Il premier per ora è al sicuro nel suo palazzo, la Grecia no.
Forse è per questo che ieri sera su Atene è sceso quel silenzio irreale, la sola novità di un rito delle urne che per il resto è andato come sempre: Tsipras ha puntato tutto sulla roulette delle elezioni, ed è uscito vincente. Due mesi fa i sostenitori del giovane leader greco avevano ballato fino a notte in piazza Syntagma, festeggiando il trionfo del «no» nel referendum contro l’austerità, senza sapere che il loro leader stava per firmare a Bruxelles un accordo ancora più duro.
Nove mesi fa le piazze si erano riempite di bandiere per il primo trionfo della sinistra radicale alle politiche, prima che ogni singolo punto del programma con cui Tsipras e Syriza si erano presentati venisse totalmente disatteso. Ieri invece la capitale greca era gravata da un’immobilità opprimente: solo un’altra serata di caldo e recessione, e per Syriza un altro risultato identico a nove mesi fa, sulla base di un programma perfettamente opposto.
Non ha ancora dimostrato di saper governare, Alexis Tsipras, ma ha capito un segreto delle democrazie europee di questo secolo: a volte gli elettori stabiliscono un rapporto personale con i leader, più che un rapporto politico con i loro programmi. Nella misura in cui la Grecia è un laboratorio, il suo leader è la prova vivente di questa nuova realtà.
Tsipras aveva fatto campagna per la fine dei sacrifici, ma ora dovrà gestire l’aumento delle tasse sugli immobili e sulle imprese, maggiori prelievi su tutti i pensionati, aliquote più alte sulle imposte indirette e il rinvio dell’età della pensione. Aveva promesso il ritorno alla crescita, ma si è presentato alle elezioni di ieri in una Grecia molto più prostrata di nove mesi fa, con vincoli e controlli bancari che tormentano decine di migliaia di imprese.
Tsipras si era anche impegnato a sconfiggere gli «oligarchi» (persino negli ultimi comizi), ma ha portato la famiglia in vacanza nella villa di un grande armatore a Capo Sunio, facendo la spola con l’ufficio di Atene tutti i giorni in elicottero. E aveva giurato lotta alla corruzione, eppure il suo ministro, mentore e fedelissimo Alekos Flabouraris si è fatto coinvolgere in uno scandalo con la sua impresa di costruzioni.
Risultato: dopo questo colossale slalom fra parole e realtà, Tsipras ha rivinto. Quasi con le stesse percentuali di prima. Grazie alle sue promesse, ai sorrisi e anche ammettendo «errori» e ventilando un presunto «programma parallelo» di sostegno ai greci accanto al programma europeo, è riuscito a capitalizzare ancora una volta sul disgusto dei greci per tutta la classe politica.
Per il lui il difficile inizia adesso, in questa seconda vita da premier. Tsipras di fatto ha neutralizzato la scissione a sinistra del gruppo di «Unità popolare» contrario all’accordo con l’Europa, perché quello resta fuori dal Parlamento. Ma dentro Syriza sopravvive un «gruppo dei 53» assolutamente avverso alle misure che servono alla Grecia per mantenere aperta la linea di credito con il resto d’Europa.
Il premier proverà a gestire la sua maggioranza con l’arma più efficace a sua disposizione: la minaccia (implicita) di trasformare i parlamentari in disoccupati, nel caso si vada a una nuova crisi politica. Nella Grecia di oggi pochi possono permettersi di rinunciare allo stipendio annesso a un seggio nell’aula di piazza Syntagma.
Ma esattamente come nove mesi fa, Tsipras avrà bisogno di un alleato o due per garantirsi la maggioranza. Appare plausibile che decida ancora una volta di cercare i voti che gli mancano nella destra radicale e nazionalista dei Greci Indipendenti: un’altra forza assolutamente contraria alle riforme, fino a due mesi. Con questa formazione, il premier si preparerà a fare tutto ciò che i governi creditori impongono e lui aveva sempre rifiutato: privatizzazioni, un’amministrazione tributaria severa e indipendente, mercati aperti e non più riservati solo ai soliti esponenti dei salotti ateniesi, un bilancio fondato su una pesante pressione fiscale, e tagli di spesa.
Senza tutto questo, non arriveranno nuovi prestiti dall’Europa, le banche non funzioneranno mai in modo normale e la Grecia resterà in agonia, fino alla prossima crisi sociale, politica o finanziaria.
Il suo programma di nove mesi fa, Tsipras lo ha accantonato in modo brutale. Quanto possa o voglia prendere sul serio quello della sua seconda vita, probabilmente oggi non lo sa neanche lui.