UN INTRIGO FITTO FITTO - VOLANO STRACCI TRA IL RAS PUGLIESE E VERDINI - FITTO: “DOVEVAMO TAGLIARE LE UNGHIE ALLE SIGNORE DI ARCORE E ALLA LORO LONGA MANUS TOTI, MA VERDINI HA AVUTO PAURA” - L’EX MACELLAIO TOSCANO: “E’ IL SOLITO DEMOCRISTIANO”
Amedeo La Mattina per ‘La Stampa’
Silente come nel suo stile. Il sulfureo e invisibile Denis Verdini rimane dietro le quinte nello scontro tra Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto. Dietro le quinte ma non equidistante, anzi schieratissimo con il Cavaliere e il cerchio magico. Anche lui è contrario alle primarie, alla «conta brutale dei numeri che serve ai vecchi potentati», per usare le parole di Giovanni Toti il quale ha stretto un’asse di ferro con il toscano. E attorno a questo asse ruotano i capigruppo Brunetta e Romani, l’emergente sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo, la coordinatrice lombarda Mariastella Gelmini, Daniela Santanché e Michaela Biancofiore. Eppure tutto si può dire tranne che Verdini sia un giovane virgulto senza potere e non abbia sempre avuto una confidenza amichevole con Fitto.
berlusconi alfano brunetta verdini santanch nella nuova sede di forza italia
Denis e Raffaele hanno fatto insieme fondamentali tratti politici, alleati di ferro, durissimi oppositori di Angelino Alfano quando il 2 ottobre 2013 il ministro dell’Interno voltò le spalle a Berlusconi e rimase al governo accanto a Enrico Letta. Denis e Raffaele guidarono i pasdaran di Silvio, decaduto da senatore, fuori dalle larghe intese. L’uno accanto all’altro si prepararono a scalare Forza Italia. Ma la scalata fu bloccata dallo stesso Berlusconi che mise al suo fianco un volto nuovo, un giovane giornalista, il direttore del Tg4 e Studio Aperto, nominandolo consigliere politico.
MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO DENIS VERDINI ALTERO MATTEOLI
La nomina di Toti suscitò un vespaio, fece esplodere invidie e veleni che arrivarono come un fiume in piena fin dentro Villa San Martino, investendo la fidanzata del capo, Francesca Pascale, e la donna-ombra di Berlusconi, Maria RosariaRossi («Ros» per gli amici). Uno sbocco di bile venne pure a Verdini, che però curava e cura ancora i rapporti tra il Cavaliere e Matteo Renzi.
Si era sparsa la voce che anche Denis fosse in disgrazia, che il leader di Fi avesse in animo di rompere qualsiasi relazione con il premier, buttando nel cestino le riforme costituzionali. E invece nulla di tutto questo. Verdini tornò nel cerchio stretto di Berlusconi e convinse il grande capo che era giusto candidare Fitto capolista nella circoscrizione Sud per le Europee.
Berlusconi, che non ha mai amato Fitto, voleva evitare la conta delle preferenze. Voleva evitare che si notasse troppo la differenza di voti tra il ras pugliese e Toti: soprattutto che il successo personale nelle urne servisse a Raffaele per chiedere le primarie nel partito a tutti i livelli, dal coordinatore cittadino al leader del partito. Verdini invece convinse il Cavaliere a candidare mister preferenze, garantendo per lui.
In sostanza Fitto avrebbe assicurato al suo vecchio sodale che non avrebbe chiesto le primarie, che non si sarebbe lanciato alla conquista del partito: avrebbe anzi sostenuto il rilancio di Fi e la scelta di una nuova classe dirigente attraverso i congressi.
Questa è la versione del patto messa in giro da Verdini, smentita da Fitto. Il quale racconta agli amici una versione opposta: «Dovevamo insieme tagliare le unghie alle signore di Arcore e alla loro longa manus Toti». «Raffaele è il solito democristiano: promette una cosa e poi ne fa un’altra», va dicendo Verdini. «Denis alla fine ha avuto paura», ha confidato Fitto.
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Quando Raffaele all’ufficio di presidenza ha puntato i piedi sulle primarie, forte delle sue 284 mila preferenze, Denis è saltato sulla sedia. «Mi sembra di sentire Alfano». La loro alleanza è stata bruciata sull’altare della fedeltà a Berlusconi, la cui leadership Fitto pensa sia ormai al capolinea. Ma senza Denis al capolinea potrebbe presto arrivare Raffaele.