gruppo misto

CHI VUOLE IL QUIRINALE, GUARDI AL GRUPPO MISTO: BALLANO 113 VOTI - ALCUNI SOGNANO UNA STRATEGIA COORDINATA, ALTRI GIOCANO IN PROPRIO - GLI EX GRILLINI POTREBBERO LASCIARSI SEDURRE DA BERLUSCONI - NEL CENTRO LE COSE NON VANNO: TOTI E BRUGNARO HANNO LITIGATO DI NUOVO, CON IL SECONDO PRONTO A DARE IL SUO SOSTEGNO AL CAV - I PARLAMENTARI DI ITALIA VIVA NON SONO PIU' COSÌ CONVINTI DI FARE LA SPONDA AL CENTRODESTRA: ALCUNI SONO PRONTI A METTERSI DI TRAVERSO NELLA RIUNIONE CONVOCATA DA RENZI IL 17 DICEMBRE…

Annalisa Cuzzocrea per "la Stampa"

 

maurizio lupi foto di bacco

Servono molta memoria e un grosso taccuino per gli appunti. Perché tra le anime perdute del gruppo misto, nel girone dantesco di chi è andato, è stato cacciato o semplicemente è rimasto solo - o quasi - si rischia di smarrirsi. Di perdersi in un una selva oscura di andirivieni, cambi di gruppo e di "componente", promesse di matrimonio mancate e giravolte da far perdere l'equilibrio a un funambolo.

 

Non si tratta di coloro che «mai non fur vivi», per restare a Dante, tutt' altro. Perché in vista del Quirinale le 113 anime del Misto - 66 alla Camera, 47 al Senato, le più numerose di sempre - si agitano in realtà moltissimo. Tentano di unire le forze, elaborano strategie, sono a caccia di esponenti aggiuntivi per arrivare al numero fatidico: 10 a Palazzo Madama, 20 a Montecitorio, per poter avere un gruppo autonomo e contare di più.

GIOVANNI TOTI VACCINATO

 

Ma ci sono anche quelli che giocano in proprio, restii a qualsiasi unione, ma pronti a intese dell'ultimo minuto. Il Caronte ideale è chi nel Misto si trova quasi per caso perché ha un'appartenenza precisa, il centrodestra, e con il centrodestra voterà quando si tratterà di dare la sua preferenza per il Colle. Maurizio Lupi, ex ministro e parlamentare di lunghissimo corso, spiega che ogni mossa dei compagni di viaggio rischia di rivelarsi vana: «Potrei dire che le Vie per il Colle sono infinite, ma la verità è che ce n'è solo una e il resto sono sceneggiate».

 

Se c'è una persona del magma incandescente del Misto con cui Mario Draghi di solito parla, quella è Lupi. Chi meglio di lui può quindi spiegare che dipende tutto da quale sarà lo schema: «Se il metodo è l'elezione di tutti, i piccoli gruppi non conteranno nulla, né i franchi tiratori potranno essere una minaccia. Con un'intesa di questo tipo tra i partiti, le operazioni di palazzo non vanno da nessuna parte».

 

gaetano quagliariello foto di bacco (2)

È forse per questo, che Enrico Letta ha aperto ieri alla leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni per l'elezione del prossimo capo dello Stato. In questo modo, il segretario Pd riuscirebbe a disinnescare anche le mosse di Matteo Renzi e il suo avvicinamento a Coraggio Italia di Giovanni Toti e Gaetano Quagliariello. Ma dovrà superare i dubbi interni al suo stesso partito. Non è quindi detto che l'operazione unitaria - il cui solo comun denominatore potrebbe essere il passaggio al Quirinale dell'attuale presidente del Consiglio - vada in porto.

 

nicola acunzo

«Se così non fosse - spiega ancora Lupi - il gruppo Misto diverrebbe uno snodo nevralgico. E non bisogna tanto guardare a noi, che siamo schierati, ma ai singoli. Ricordando che 8 presidenti su 13 sono stati eletti a maggioranza e poi sono diventati presidenti di tutti. Non ci sarebbe nulla di male, e in questo caso tra i favoriti ci sarebbe Silvio Berlusconi». Non per passare, probabilmente, ma per essere tra i più votati, di sicuro. Guardiamo ai singoli, quindi.

 

emanuele dessi'

Li scoviamo in Transatlantico, dove Nicola Acunzo, ex M5S fuoriuscito per le restituzioni mancate, vive sprofondato su un divanetto appena fuori dall'aula. O dove passa frettoloso Alessio Villarosa, altro ex grillino che non ha scelto nessuna componente- né Maie, né FareEco, né tanto meno Alternativa c'è, ma è in giro per l'Italia con l'ex deputato M5S Alessandro Di Battista e dice sospettoso che lui - gli altri - li sente «nei corridoi mentre dicono che il voto è segreto» e insomma, «sono pronti a fare scherzi». Il deputato siciliano pensa al contrario che bisogna lanciare una proposta per mettere in difficoltà gli altri partiti: «Alessandro aveva parlato di Pier Luigi Bersani, perché no? Di certo noi - e per noi intende altri "apolidi" come lui - non potremmo votare né Draghi né Berlusconi».

emanuele dessi firma documento in cui promette dimissioni

 

Che il leader di Forza Italia nel Misto speri, non è un mistero. «Per ora non c'è stato niente», racconta in Senato Emanuele Dessì, anche lui fuori dai 5 stelle e ora unico componente del Pci. «Siamo io qui e Marco Rizzo fuori. Ma non confondeteci con Rifondazione comunista, quella componente l'hanno formata Paola Nugnes ed Elena Fattori - senatrici ex grilline come lui - e poi c'è Matteo Mantero, con Potere al popolo, ma io con quella sinistra fricchettona non ho mai avuto a che fare, sono sempre stato cossuttiano».

 

coraggio italia di giovanni toti e luigi brugnaro

Dessì dice che di abboccamenti veri, da parte di Forza Italia, non ce ne sono stati: «Al limite ci gridano De Gregorio, De Gregorio, davanti alla buvette». Poi svela: «Quelli di Coraggio Italia non sono ancora riusciti a trovare il decimo per formare il gruppo autonomo, cioè lo avevano trovato, ma poi abbiamo votato la decadenza perché era quell'Adriano Cario accusato di brogli». E quindi, «forse ora Renzi che vuole fare la federazione dei gruppi gliene presta uno, ma non è sicuro».

brugnaro toti

 

Niente è certo perché - dice "Radio Parlamento" - Giovanni Toti e Luigi Brugnaro hanno litigato di nuovo, il secondo è pronto a dare il suo sostegno a Berlusconi e dell'operazione ago della bilancia non vuole più saperne. E poi, anche i parlamentari di Italia Viva non sono così convinti dell'operazione giocata a destra: alcuni l'hanno letta solo sui giornali e pare, dicono di Teresa Bellanova e Gennaro Migliore, siano pronti a mettersi di traverso nella riunione convocata dal capo il 17 dicembre.

 

MATTEO RENZI TERESA BELLANOVA

Non è solo tra gli ex grillini e dentro Italia Viva, che le idee sono confuse. Per capirlo, tornando al Misto, basta guardare a certi percorsi dei cosiddetti battitori liberi: il deputato Stefano Benigni, ad esempio, promotore finanziario, aderisce a Forza Italia per poi fondare Cambiamo insieme a Toti. Ma dopo, non segue il governatore della Liguria in Coraggio Italia e decide anche di uscire dalla componente di Maurizio Lupi Noi con l'Italia. Resta tra i non iscritti. Come i tanti «che son sospesi». In attesa di capire se avranno ancora una chance, e se a donargliela potrà essere la lotteria del Quirinale.-

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