renzi woodcock

WOODCOCK NEL MIRINO DEL CSM PER LA TELEFONATA TRA RENZI E IL PADRE PUBBLICATA NEL LIBRO DI MARCO LILLO E DAL 'FATTO': ‘LA FUGA DI NOTIZIE È GRAVISSIMA’, DICONO DAI VERTICI - MA TRA PROCURA DI ROMA, PG DI CASSAZIONE E ISPETTORI DEL MINISTERO, IL CONSIGLIO SUPERIORE NON SI PUÒ MUOVERE. E DEVE VOTARE IL NUOVO PROCURATORE CAPO DI NAPOLI - RENZI FA L’UNICA COSA CHE SA FARE: IL GRADASSO. ‘NOI NON ABBIAMO FABBRICATO PROVE FALSE, MA NON CAMBIEREMO LA LEGGE. L’INCHIESTA CONSIP DEVE ANDARE FINO IN FONDO’

 

 

 

1. WOODCOCK NEL MIRINO DEL CSM "FUGA DI NOTIZIE GRAVISSIMA"

Francesco Grignetti per la Stampa

 

Il Consiglio superiore della magistratura segue febbrilmente la vicenda Consip, fughe di notizie comprese. «Vicenda gravissima», dicono al vertice.

henry john woodcockhenry john woodcock

 

Ma al momento il Csm non può fare di più, con un' inchiesta aperta da parte della procura di Roma, un' indagine disciplinare annunciata da parte del procuratore generale della Cassazione sul conto del pm Henry John Woodcock, e l' interessamento degli ispettori del ministero della Giustizia.

 

L' unico colpo di cannone è aver fissato per il 29 maggio le audizioni dei tre aspiranti nuovi procuratori capo di Napoli (il procuratore di Reggio Calabria Cafiero de Raho, l' ex capo di gabinetto del ministro Orlando Giovanni Melillo, il procuratore generale di Salerno Leonida Primicerio) per arrivare alla nomina con l' estate.

 

TIZIANO RENZITIZIANO RENZI

Il caso-Consip però, continua ad agitare la politica. E diventa occasione di un ennesimo scontro a sinistra. Matteo Renzi è furioso e non lo nasconde: «Noi non abbiamo fabbricato prove false, noi. Noi non abbiamo pubblicato arbitrariamente atti di procedimenti penali, noi. Noi non abbiamo inventato ad arte un coinvolgimento dei servizi segreti, noi».

 

Ribadisce che il Pd non farà una battaglia per mettere «un bavaglio», per cambiare la legge sulle intercettazioni. «Il Pd chiede che tutti rispettino la legge che già c' è. Vale per chiunque: inquirenti, giornalisti, politici».

 

E si toglie lo sfizio di irridere gli avversari del Fatto quotidiano: «Adesso che si è consumato questo magnifico show mediatico, diversivo per vendere qualche copia in più di un libro, confermo la mia posizione degli ultimi quattro mesi. Non permetteremo che su questa indagine cali il sipario. Andremo fino in fondo. Vogliamo la verità. Il dibattito sulle intercettazioni è il dito, noi non perdiamo di vista la luna: chi ha violato la legge deve pagare».

 

MATTEO E TIZIANO RENZIMATTEO E TIZIANO RENZI

Spetta poi alla superenziana Alessia Morani dare corpo alla sua accusa: «Per quale ragione - scrive Morani - il pm Woodcock, nonostante fosse consapevole dell' inconsistenza investigativa della pista che prevedeva il coinvolgimento di agenti dei servizi segreti nell' inchiesta Consip, avrebbe suggerito e poi avallato l' inserimento di quella stessa pista nell' istruttoria?».

 

Pier Luigi Bersani la pensa all' opposto: «Sul caso Consip c' è sicuramente qualcuno che ha raccontato una balla. Non solo non credo che non ci sia stato accanimento giudiziario ma anzi si deve andare a fondo... Mio fratello è stato un apprezzato chirurgo e non ha fatto concorsi pubblici in Emilia Romagna perché io sono stato amministratore lì. Si vede che sono stato fortunato con mio fratello e anche con mio padre, che era solo un meccanico. Però la vicenda Consip ci racconta anche un groviglio familiare e di amici provenienti tutti dallo stesso posto e arrivati al centro del potere».

 

intervento di marco lillointervento di marco lillo

 

2. LA RESA DI SCAFARTO SU RENZI SR «PAGHERÒ SOLO IO, NON IL PM»

Massimo Malpica per il Giornale

 

Tutti contro Henry John Woodcock nell' occhio del ciclone per l' inchiesta Consip, tra interrogazioni parlamentari, istruttorie del Csm e procedimenti disciplinari già avviati la scorsa settimana dal Pg della corte di Cassazione.

 

MARCO LILLO - DI PADRE IN FIGLIOMARCO LILLO - DI PADRE IN FIGLIO

Anche il capitano del Noe Giampaolo Scafarto, dopo aver detto ai pm romani che la responsabilità di «enfatizzare» l' inesistente presenza di barbe finte ai margini delle indagini, dedicando un capitolo dell' informativa al coinvolgimento dei servizi segreti, era da attribuire alla pari a se stesso e al pm napoletano, viene pizzicato da un' intercettazione (riportata dalla Stampa) mentre, a inizio aprile, conferma la versione parlando al telefono con un altro graduato dell' Arma.

 

SCAFARTOSCAFARTO

Al quale Scafarto prima spiega che - appurato che il tipo che girava sotto la casa dell' imprenditore napoletano Alfredo Romeo non era uno 007 ma un banale vicino di casa - si era scelto per «strategia investigativa», condivisa con Woodcock, di omettere la rivelazione. E poi confida il timore di dover «pagare» solo lui per gli errori nell' indagine.

 

Riferendosi sia al pastrocchio degli 007 che all' inversione dei nomi di Alfredo Romeo e Italo Bocchino nell' intercettazione nella quale l' ex deputato (e non l' imprenditore) dice di aver incontrato Tiziano Renzi.

 

alessia moranialessia morani

Mettendo in mezzo, anche quanto alla paura di dover pagare per tutti, sia il nome di Woodcock che quello dell' ex vicecomandante Noe, Sergio De Caprio (il capitano Ultimo). Insomma, il pasticcio è lontano dall' essere risolto, anche se in procura nella capitale tutti fanno i pompieri per non alimentare il clima rovente tra gli uffici giudiziari di Roma e Napoli, sostenendo che le due procure vanno avanti ognuna sul proprio filone.

 

Ma in effetti proprio a piazzale Clodio i magistrati romani hanno diversi fascicoli aperti sulle fughe di notizie. Due in particolare sono «caldi»: il primo, contestuale alla revoca della delega d' indagine al Noe che ha dato il via ai veleni, sulle notizie finite sui giornali all' alba dell' inchiesta, e l' ultimo, invece, relativo alla pubblicazione della intercettazione tra babbo e figlio Renzi (non trascritta agli atti, ricorda Roma, che la ritiene anche «irrilevante»).

andrea orlando maria elena boschiandrea orlando maria elena boschi

 

Anche il Csm starebbe valutando se intervenire nella vicenda, per quanto Palazzo de' Marescialli potrebbe decidere di attendere, per evitare interferenze e perché la Prima commissione ha competenze per l' avvio di una procedura di trasferimento solo nei casi di «condotte incolpevoli» delle toghe.

 

Allo stato, dunque, c' è in corso solo l' istruttoria del procedimento contro Woodcock avviato dal pg di Cassazione Pasquale Ciccolo, riferita ad alcune frasi virgolettate di Woodcock riportate da Repubblica. Mentre Alessia Morani, vicepresidente Pd a Montecitorio, annuncia un' interrogazione parlamentare per far luce sulle «pesanti e gravi ombre» che il caso Scafarto ha allungato «sull' operato del pm Woodcock».

Consiglio Superiore della MagistraturaConsiglio Superiore della Magistratura

 

 

 

 

Ultimi Dagoreport

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT – MA ‘STI “GENI” ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI PENSANO DAVVERO DI GOVERNARE IL PAESE DEI CAMPANELLI? E COME SI FA A NON SCRIVERE CHE DIETRO L’APPLICAZIONE DEL GOLDEN POWER ALL’UNICREDIT, C’È SOLO L’ESPLICITA VOLONTÀ DEL GOVERNO DEI MELONI MARCI DI MANGANELLARE ANDREA ORCEL, IL BANCHIERE CHE HA OSATO METTERSI DI TRAVERSO AL LORO PIANO “A NOI LE GENERALI!”? - UNA PROVA DELL’ATTO ‘’DOLOSO’’? IL GOLDEN POWER, UNO STRUMENTO CHE NASCE PER PROTEGGERE GLI INTERESSI NAZIONALI DALLE MIRE ESTERE, È STATO APPLICATO ALL’OPERAZIONE ITALIANISSIMA UNICREDIT-BPM, EVITANDO DI UTILIZZARLO ALLE ALTRE OPERAZIONI BANCARIE IN CORSO: MPS-MEDIOBANCA, BPM-ANIMA E BPER-SONDRIO - ORA UNICREDIT PUÒ ANCHE AVERE TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. MA NON SERVE A UN CAZZO AVERE RAGIONE QUANDO IL TUO CEO ORCEL STA SEDUTO DALLA PARTE SBAGLIATA DEL POTERE…

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME