WOODCOCK SEI TUTTI NOI! - EVITA DI INDAGARE VANNONI PER CONSIP E LO INTERROGA SENZA AVVOCATO - L’AMICO DI RENZI PRIMA ACCUSA LOTTI, POI RITRATTA - IL PM DI NAPOLI SOTTO TORCHIO AL CSM, RISCHIA UN’AZIONE DISCIPLINARE (UN’ALTRA)
Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
I contrasti che in passato hanno diviso la Procura di Napoli sulla gestione del caso Consip risuonano per 4 ore nell' aula del Consiglio superiore della magistratura con le audizioni dei procuratori aggiunti Alfonso D' Avino e Giuseppe Borrelli, ma nel frattempo l' indagine disciplinare della Procura generale della Cassazione su Henry John Woodcock va avanti e si arricchisce di nuovi capitoli.
filippo vannoni e matteo renzi
Proprio al Csm è stato comunicato, alla vigilia delle ferie estive, che al pubblico ministero napoletano (e alla sua collega Celeste Carrano) è stato contestato un nuovo capo d' incolpazione: «Grave violazione di legge determinata da ignoranza o negligenza inescusabile». Il fatto risale al 21 dicembre scorso, e riguarda l' interrogatorio dell' ex consigliere economico di Palazzo Chigi Filippo Vannoni, ascoltato come testimone dai due pm - quindi senza avvocato - quando invece c' erano gli elementi per metterlo sotto inchiesta e sentirlo con l' assistenza del difensore.
«In violazione dei doveri di imparzialità e delle norme del codice di procedura penale», accusa la Procura generale, Woodcock ha omesso di iscrivere il nome di Vannoni sul registro degli indagati, nonostante l' ex amministratore delegato di Consip Luigi Marroni l' avesse indicato come uno di coloro che l' avevano avvertito dell' indagine in corso. Marroni aveva fatto anche altri nomi: il ministro Luca Lotti, il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette, il comandante dell' Arma in Toscana Emanuele Saltalamacchia; tutti regolarmente indagati per rivelazione di segreto e favoreggiamento.
Vannoni invece no, e questo ha permesso l' interrogatorio «senza le garanzie di legge» da cui è venuta fuori la conferma delle accuse contro Lotti (negate dal ministro e successivamente modificate dallo stesso Vannoni davanti ai pm di Roma).
Dunque l' indagine disciplinare sul pm che, insieme ai carabinieri del Noe, indagava sul mega-appalto Consip prima di trasmettere gli atti nella Capitale, non riguarda solo la presunta intervista a Repubblica lo scorso aprile, e questa seconda incolpazione sembra più grave.
Ma a parte il caso Vannoni, le mancate iscrizioni sul registro degli indagati in questa inchiesta rappresentano uno dei punti di divisione tra i magistrati, oltre alla competenza della Direzione distrettuale antimafia (di cui fa parte Woodcock) a proseguire un' indagine per corruzione dove la camorra non c' entrava.
Il conflitto interno alla Procura - quando a guidarla era Giovanni Colangelo, andato in pensione a febbraio e sostituito solo a luglio da Gianni Melillo - è stato ricostruito ieri da D' Avino, che aveva contestato la scelta di lasciare il fascicolo a Woodcock. Mentre l' altro procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso, che ha retto l' ufficio tra un procuratore e l' altro, ha già segnalato al Csm l' altra presunta anomalia: aver inquisito il faccendiere Carlo Russo e non pure Tiziano Renzi, nonostante le due posizioni andassero «di pari passo», e «i fatti nella loro storicità» fossero gli stessi.
Anche il gip che autorizzò le intercettazioni di Renzi senior sostenne che c' erano gli indizi sufficienti per contestargli la corruzione, ma Woodcock e Carrano sostennero che «il ruolo di mediatore trafficante risultava sempre svolto in prima persona da Russo», e d' accordo con il procuratore dell' epoca non iscrissero il padre dell' ex premier. Tre mesi dopo, a marzo 2017, con Tiziano Renzi indagato a Roma per traffico d' influenze e convocato per un interrogatorio, a Napoli fu intercettato nuovamente senza che fosse inquisito, nell' ambito di un' indagine per associazione per delinquere che non lo riguardava direttamente. Da quelle registrazioni venne fuori la telefonata tra Tiziano e Matteo Renzi, poi pubblicata dal Fatto .
Ieri il procuratore di Modena Lucia Musti, che al Csm ha riferito i difficili rapporti con i carabinieri del Noe, ha detto di essere a disposizione dei colleghi romani anche per chiarire alcune inesattezze circolate sulla sua deposizione, mentre Matteo Renzi insiste: «Il tempo gioca con la nostra maglia. Lo vedremo anche alla fine di questa torbida vicenda».