ZITTI E A CUCCIA – I SAVOIA INVECE DI RINGRAZIARE CONTINUANO A ROMPERE I BLASONI PER TRASFERIRE SCIABOLETTA E LA MOGLIE AL PANTHEON – MA, PER FORTUNA, NON LI ASCOLTA NESSUNO – LE SALME RIENTRATE E SEPOLTE IN UNA SPERDUTA BASILICA SULLE COLLINE CUNEESI
Riccardo Bruno per il Corriere della Sera
È un pomeriggio gelido a Vicoforte, due gradi sotto zero. Ma non è tanto per questo che le guardie d' onore del Pantheon ci rimangono piuttosto male a restare fuori dal santuario. Don Meo Bessone, il rettore della basilica, ha modi gentili ma è inflessibile: «È una cerimonia privata, entra solo la famiglia Savoia. Le guardie sono del Pantheon, mica possono stare qui». Il presidente dell' associazione che vigila sui re sepolti nella Capitale, 5.000 iscritti in tutto il mondo, una cinquantina arrivati qui da tutta Italia per omaggiare le spoglie di Vittorio Emanuele III, gioca anche la carta della vicinanza al Papa. Ma don Meo non è tipo da lasciarsi commuovere.
VITTORIO EMANUELE A VICOFORTE2
Casa Savoia, o almeno quella parte che si è sentita scavalcata da questo rientro del penultimo sovrano d' Italia e della consorte Elena, avrebbe voluto far entrare in chiesa non solo le guardie ma anche i giornalisti. Un copione studiato per ribadire come la pensa, parole morbide ma profonda distanza da chi come Maria Gabriella ha spinto non solo per il rimpatrio ma anche per la scelta di questo santuario, bellissimo però un po' sperduto sulle colline cuneesi. È questo dunque il giorno di Vittorio Emanuele accompagnato dalla moglie Marina Doria, dal figlio Emanuele Filiberto e dal nipote Serge di Jugoslavia, figlio di Maria Pia.
EMANUELE FILIBERTO A VICOFORTE CON GIORNALISTI
Quando la cerimonia finisce, Vittorio Emanuele esce ed è di poche parole, fa fatica a stare in piedi, ma il messaggio è chiaro: «È un momento molto commovente per me. Sono felice che i miei nonni siano qui, per un soggiorno spero breve. Perché il loro posto meritato, meritato come tutti i re che hanno regnato in Italia, è il Pantheon». Le reazioni che arrivano da Roma sono tutt' altro che incoraggianti. Pietro Grasso, presidente del Senato, considera «il rientro della salma un atto di umana compassione senza alcun onore pubblico, essendo stata esclusa categoricamente la possibilità della tumulazione al Pantheon».
Toni netti anche dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini: «La sepoltura a Vicoforte è la chiusura definitiva della vicenda». E la sindaca di Roma Virginia Raggi: «Fortunatamente la monarchia fa parte del passato. È inopportuno che la salma venga trasferita nella Capitale».
Non si rimargina nemmeno la ferita con la Comunità ebraica, anche se Emanuele Filiberto afferma «che la mia famiglia ha sempre condannato le leggi razziali». Ruth Dureghello, presidente della Comunità romana, ritiene che «sarebbe uno scempio mettere la salma al Pantheon, che è anche un luogo vicino a quello della deportazione di tanti ebrei italiani». Ma per il manipolo di nostalgici che ieri ha sfidato il freddo, questo è solo l' inizio della riscossa. Mentre gli eredi Savoia pranzavano nel ristorante del santuario (flan di raschera e pere caramellate, ravioli del plin, arrosto, dolce e caffè), le diverse associazioni di monarchici litigavano per contendersi i posti migliori.
VITTORIO EMANUELE A VICOFORTE 1
Hanno ritrovato l' armonia solo all' arrivo di Vittorio Emanuele, gridando: «Viva il re!». Una cinquantenne con la bandiera sabauda è riuscita a intrufolarsi nel cordone di guardie d' onore, a stringere la mano a Emanuele Filiberto e poi è scoppiata a piangere dall' emozione. Ma lui non se n' è accorto, già lontano per il collegamento in diretta tv.