INCUBAZIONE, SINTOMI ED EFFETTO DEI VACCINI: COME FUNZIONA OMICRON - IL PROF REMUZZI, DIRETTORE DELL'ISTITUTO DI RICERCHE FARMACOLOGICHE "MARIO NEGRI": "UN VACCINATO CON TRE DOSI PUÒ CONTAGIARSI, MA DI SOLITO HA FORME LIEVI: NON POSSIAMO PERÒ ESCLUDERE IL RISCHIO DI UN AGGRAVAMENTO. IN QUESTO MOMENTO IL BOOSTER È FONDAMENTALE PER TUTTE LE FASCE DI ETÀ, DAI 5 ANNI IN SU. ESSERSI INFETTATI CON UNA DELLE VARIANTI PRECEDENTI SEMBRA NON PROTEGGERE DA OMICRON, SE NON IN FORMA MOLTO RIDOTTA"
Laura Cuppini per il "Corriere della Sera"
La variante Omicron sembra dare sintomi più lievi e di breve durata rispetto a Delta: la speranza è che dopo due anni di pandemia si possa davvero vedere la luce in fondo al tunnel perché il virus si sta «adattando» all'uomo. Ma questa tragedia ci ha insegnato che le variabili in gioco sono tante. Proviamo a metterle in fila con Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e professore per «chiara fama» di Nefrologia all'Università degli Studi di Milano.
1 Omicron è meno pericolosa delle altre varianti?
«Ci sono lavori importanti, ancora in fase di revisione, che spingono verso questa ipotesi. Uno studio dell'Università di Hong Kong mostra che, nonostante Omicron si moltiplichi molto più rapidamente nei bronchi rispetto a Delta, questo non succede nei polmoni che di solito sono risparmiati. Gli scienziati hanno svolto i test su colture cellulari dell'apparato respiratorio umano.
È una prima conferma scientifica a quanto osservato in Sudafrica, dove la variante è stata individuata la prima volta e ha cominciato a diffondersi. I sintomi descritti appaiono lievi: mal di gola, congestione nasale, tosse secca e dolori muscolari. La perdita di gusto e olfatto è meno frequente. Altri due studi preliminari, condotti in Scozia e Inghilterra, mostrano che la nuova variante è associata a una minor ospedalizzazione dei pazienti (-40-60%).
C'è poi un altro dato: il tempo di incubazione. Nel caso di Delta era di 4-6 giorni, con Omicron si è ridotto a 3. In ogni caso non possiamo sottrarci a una riflessione: una piccola percentuale di pazienti gravi su un enorme numero di contagiati è rilevante. Se, poniamo caso, i positivi a Omicron con sintomi fossero un milione e di questi l'1% finisse in ospedale, parleremmo di 10 mila persone. Se fosse il 10% a richiedere il ricovero, la cifra aumenterebbe a 100 mila. Gli studi su Omicron ci portano a essere moderatamente ottimisti su diversi aspetti, ma serve ancora una grande attenzione da parte di tutti per non correre rischi».
2 La terza dose di vaccino ci protegge?
«Secondo i primi studi, due dosi di vaccino a mRna proteggono dalla malattia severa, ma non dall'infezione sintomatica. Con la terza dose il livello di anticorpi neutralizzanti aumenta in modo rivelante (con Pfizer di 25 volte). Un vaccinato con tre dosi può contagiarsi, ma di solito ha forme lievi: non possiamo però completamente escludere il rischio di un aggravamento. Il booster ha un ruolo specifico: interviene sul sistema immune, già preparato dalle prime due dosi, non come semplice aggiunta ma come potenziamento, sia a livello anticorpale sia a livello di cellule B e T.
La risposta alla terza dose è qualitativamente diversa da quella delle prime due. In questo momento il booster è fondamentale per tutte le fasce di età, dai 5 anni in su. Vaccinare i bambini è cruciale: come scrive il Washington Post , negli Stati Uniti i reparti pediatrici si stanno riempiendo di pazienti Covid, soprattutto a New York, e per il 50% sono bambini sotto i 5 anni che non possono essere immunizzati. I più grandi devono essere vaccinati anche per proteggere fratellini e sorelline».
3 I guariti possono reinfettarsi?
«Anche su questo le informazioni a livello di popolazione ci arrivano dai Paesi dove Omicron è più diffusa. Essersi infettati con una delle varianti precedenti sembra non proteggere da Omicron, se non in forma molto ridotta. Questo è l'orientamento attuale della comunità scientifica, ma servono ulteriori dati.
Uno studio condotto in Sudafrica (Paese cui dobbiamo essere grati per le informazioni che sta fornendo all'umanità) dimostra che, nonostante le numerose mutazioni di Omicron e la ridotta suscettibilità agli anticorpi, la risposta delle cellule T indotta dalla vaccinazione o dall'infezione naturale riconosce la variante. Questo può contribuire alla protezione da forme gravi di malattia».
4 Cosa serve fare adesso?
«La terza dose per tutti prima possibile, vaccinare i bambini dai 5 anni in su e convincere i milioni di non vaccinati. Sarebbe bello immaginare un obbligo vaccinale europeo, passaggio in cui l'Italia potrebbe avere un ruolo di leadership. L'obbligo deve essere però associato a un sostegno nei confronti degli Stati che sono più indietro con le coperture. E poi è fondamentale aiutare i Paesi in via di sviluppo, come l'Africa, dove solo il 9% della popolazione è vaccinato. Il vero investimento per il futuro è rendere innocuo il virus».