DAGOREPORT - L'EDICOLA PERSONALE DEL GOVERNO DUCIONI HA UN NUOVO "MANGANELLO DI CARTA": ''IL FOGLIO" - LA DEVOZIONE PER LA FIAMMA TRAGICA DEL BUNKER CHIGI E' TALE CHE IL GIORNALE DIRETTO DA CERASA, CON IL VICE MERLO, SI DILETTA A CANNONEGGIARE I NEMICI DELLA DUCETTA - NEL MIRINO OVVIAMENTE ''REPORT'', DAGOSPIA E ''LA VERITA''', BOLLATI POETICAMENTE COME "TRILATERAL DELLA SPORCIZIA" - I TRE ARTICOLI CONTRO QUESTO DISGRAZIATO SITO E L'IPOCRISIA SUL CASO GIULI...
DAGOREPORT
Oh la' la', ci mancava un altro "manganello di carta": “Il Foglio”! E' la decrescita infelice di questi anni a Prosciutto & Meloni in cui editori e giornalisti vengono sedotti dall'eloquio coatto della Sora Giorgia e compagni e finiscono come l'erba: tutti in un fascio.
"Il Foglio", dicevamo. Sotto la manona del multi-tasking Giuliano Ferrara era un piccolo quotidiano irridente, provocatorio, che s'infangava con la politica con autocompiaciuta partigianeria ma con il confine dell'ironia: non si prendeva troppo sul serio.
Poi è arrivata la Melona, e “il Foglio” è diventato improvvisamente una fanzine di Palazzo Chigi: obbediente, militante, a disposizione delle ossessioni vittimistiche della premier. In confronto, “Libero” e “il Giornale” sembrano fogli carbonari d’opposizione e Mario Sechi un Bob Woodward del Campidano.
Saranno i contributi pubblici, saranno le inserzioni pubblicitarie delle aziende di Stato, saranno le melliflue promesse di un posto al sole per i soldatini più fedeli alla linea, fatto sta che la Ducetta borgatara è riuscita a far breccia nel cuore dei Foglianti, da sempre snobettini gné-gné.
Come sia stato possibile, non è un mistero: basta mettere in fila le innumerevoli giravolte politiche dell'Elefantino, da comunista a ministro di Berlusconi, da chierichetto di Ratzinger a Falstaff di Fratelli d'Italia. Con un maestro così...
Di sicuro, quando il Bunker Chigi chiama, “il Foglio” risponde. E attacca i "nemici" della Statista della Garbatella.
E così, per la terza volta in dieci giorni, il quotidiano diretto da Claudio Cerasa, con la vicedirezione di Salvatore Merlo, promettente volto da commedia dell'arte, ricorre all’insulto (in assenza di altri argomenti) verso Dagospia.
Oggi con un editoriale non firmato, intitolato “Report e il giornalismo sporcificante”, il quotidiano attacca la “nuova trilateral dell’informazione”, composta da “Report”, “la Verità” e Dagospia, per “il vouyerismo torbido” che “stanno conducendo dal momento della sua designazione contro il ministro della Cultura Alessandro Giuli” (vedi pezzo a seguire).
giorgia meloni festa delle forze armate foto lapresse
Un manufatto, questo articolo, grondante ipocrisia e qualche panzana.
L’editoriale è l’ennesima arrampicata sugli specchi per difendere Alessandro Giuli, ex condirettore del “Foglio” e la di lui sorella, Antonella, contro quei satanassi di “Report” e i siti "scagnozzi" che "fanno da megafono a questa campagna di fango".
La trasmissione di Sigfrido Ranucci, dopo la puntata del 27 ottobre che ha portato alla dimissioni del capo di Gabinetto del Ministero della Cultura, Francesco Spano, ha indagato sul ruolo di Antonella Giuli. Notoriamente grande amica di Arianna Meloni, la sorella del ministro è stata assunta come addetta stampa alla Camera dei Deputati, con uno stipendio da 120mila euro l’anno ma in realtà lavorerebbe solo per Fratelli d’Italia.
EDITORIALE DEL FOGLIO CONTRO DAGOSPIA REPORT, E LA VERITA
Accade quindi che Dagospia, il 2 novembre, pubblichi una clip in anteprima del servizio, in cui l'inviato di "Report" Giorgio Mottola chiede conto alla Giuli del suo incarico: possibile che faccia da scorta ad Arianna Meloni mentre viene pagata dalla Camera?
Il giorno successivo, la Giuli si traveste da vittima e annuncia al “Corriere della Sera”: “Sono costretta a rendere pubblica una verità: i miei fine settimana li dedico a mio figlio, affetto da una grave patologia”.
Dichiarazione condita dai soliti insulti: “Preceduto dalla grancassa mediatica e intimidatoria affidata a un sito di gossip (a volerne dir bene), la trasmissione ‘Report’ di Ranucci si appresta questa sera a mandare in onda un servizio nel quale verrebbe costruito un teorema che reputo per lo meno manipolatorio, se non pure falso e diffamante: Antonella Giuli, la sottoscritta, "ci risulta lavora per Fratelli d'Italia e che in ufficio non ci va mai".
GIULI L'APOSTATA - MEME BY DAGOSPIA
Una risposta spregiudicata, quella di Antonella Giuli, che arriva a rivelare dettagli privati sulla malattia del figlio senza che nessuno li abbia mai evocati.
Nient'altro che una cortina fumogena sollevata per evitare che si parlasse della sua amica Arianna, basata su un assunto falso: nessuno l’ha definita "assenteista". Come ha sottolineato Ranucci: “Non l’abbiamo accusata di essere assente sul lavoro, ma di lavorare per Fratelli d’Italia e in particolare per Arianna Meloni. Circostanza vietata dal suo contratto di addetta stampa alla Camera dei Deputati”. Punto.
Che la questione Antonella Giuli sia solo un pretesto per randellare questo disgraziato sito, è un dubbio che nasconde una certezza. E mettendo in fila gli ultimi attacchi, pretestuosi, del “Foglio” a Dagospia si annusa quell'olezzo di olio di ricino sempre generosamente offerto a chi disturba il manovratore.
ARTICOLO DI SALVATORE MERLO CONTRO DAGOSPIA - 25 OTTOBRE 2024
Il 25 ottobre 2024, il vicedirettore del “Foglio” Salvatore Merlo (detto “il Merlo minore”, "merletto" o "merluzzo", in quanto nipote semisconosciuto del più noto Francesco) sguaina la pennina per mettere all’indice “la trilateral della sporcizia” (La Verità, Report, Dagospia). Il pezzo è stato persino mascherato da intervista all’etilicamente irrisolto ottuagenario Vittorio Feltri.
L'articolo di Merlo (con risposte al merlot di Feltri), guarda caso, è stato pubblicato lo stesso giorno in cui sul “Giornale” di Angelucci, a firma Felice Manti (che citava “il triangolo del gossip”: avanti Report, dentro Dagospia ma il quotidiano di Belpietro era sostituito da "Il Fatto" by Travaglio) appariva un pezzo facsimile: identica tesi e simile svolgimento. Una coincidenza fatale, magica, da "Pensiero solare", avrebbe detto il ministro Giuli-vo.
alessandro giuli giorgio mottola servizio di report 2
Quel che colpisce del veleno asperso da Merlo, in modalità "scagnozzo" della Fiamma Tragica, è l'acrimonia contro chi dà notizie. Lui che le notizie non le ha incrociate neanche per sbaglio e riempie i suoi temini di barocchismi, forse si trova a disagio con i media che fanno il loro lavoro. Povera stellina.
Il suddetto non sa, o finge di non sapere, che è stata un’inchiesta di Dagospia, in barba ai proclami di Giorgia Meloni (“Non mi faccio buttare fuori un ministro dai giornali di sinistra e da Dagospia”), a portare alle dimissioni del ministro Sangiuliano. Dimissioni peraltro provvidenziali per aprire le porte del Collegio Romano all’ex Fogliante dell’Infosfera, l'arrembante Alessandro Giuli (basta contare quanti pezzi contundenti ha scritto Carmelo Caruso sulla coppia Boccia-Sangiuliano).
alessandro giuli con arianna meloni alla presentazione di gramsci e vivo
E qui arriviamo al secondo punto, cioè il “soffritto d’interessi” del “Foglio” quando si parla del ministro della Cultura.
La lezioncina del buon “Merletto”, che nell’editoriale di oggi (anonimo per modo di dire: lo stile “barocco” in cui prova a scimmiottare lo zio famoso è riconoscibilissimo) ci accusa di essere “incurante delle vite delle persone e persino del rispetto dei princìpi di continenza e veridicità dei fatti”, fa ridere.
Dove sono infatti la veridicità e la continenza in un quotidiano impegnato a difendere un suo ex condirettore che si dimise da "il Foglio" due anni dopo la nomina di Cerasa?
CLAUDIO CERASA E GIULIANO FERRARA
E dove sono la veridicità e la continenza quando, il 29 ottobre, sempre sul “Foglio”, tal Ginevra Leganza ha ripescato per un'intervista la 77enne Ritanna Armeni che sermoneggia: “Mi fa orrore che il punto di riferimento dell’opinione pubblica italiana sia Dagospia”. Orrore, addirittura. Questa sì che è continenza del menga.
Ritanna Armeni, lei sì un fiorellino di virtù: in gioventù simpatizzante di Potere Operaio, poi giornalista del "manifesto", quindi portavoce del segretario di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti.
Fu protagonista nel 2005 di una polemica con Marco Travaglio che la accusò, con riferimento alla sua conduzione in coppia con Giuliano Ferrara di "Otto e mezzo" (dal 2004 al 2008), di essersi "accucciata sulle ginocchia di Ferrara".
Oggi, dopo 19 anni, bisogna ammettere che Travaglio, che fu fucilato dalla Armeni come "un maschilista" che "usa parole di tono squadristico...", ci aveva proprio azzeccato sbertucciandola. Allora si era "accucciata sulle ginocchia di Ferrara", oggi si presta al tiro al piccione (contro Dagospia) imbastito dal "Foglio". Chapeau!
“REPORT” E IL GIORNALISMO SPORCIFICANTE
Estratto da “il Foglio”
Conosciamo lo stile “Report”, la violenza fatta sulle persone e il voyeurismo torbido, e dunque non ci siamo stupiti.
Ma domenica è andato in onda un assalto di carattere personale su Rai 3 in prima serata contro una donna, Antonella Giuli, non famosa, non ricca, non potente, il cui rilievo pubblico è abbastanza trascurabile ma che ha evidentemente la sfortuna di essere la vittima collaterale di un assalto brutale (e dalle ragioni a dire il vero non precisamente limpide) che “Report”, la Verità e Dagospia, la nuova trilateral dell’informazione, stanno conducendo dal momento della sua designazione contro il ministro della Cultura Alessandro Giuli.
La tesi di “Report” e dei suo fratellini è che la sorella del ministro, che lavora all’ufficio stampa della Camera dei deputati, sarebbe una assenteista che impiega l’orario di lavoro per “servire” Fratelli d’Italia e in particolare Arianna Meloni di cui è amica da anni. [...]
La figuraccia di “Report” e dei siti “scagnozzi” che fanno da megafono a questa campagna di fango è di livello alfa, insomma altissimo.
Ma, lo ripetiamo, non ci stupisce. Conosciamo questo genere di “giornalismo” che guarda dal buco della serratura, mira a sporcificare le persone incurante delle loro vite e persino del rispetto dei princìpi di continenza e veridicità dei fatti.
Va così. Non da oggi. E nemmeno questa guerra sozza contro Giuli finirà qui. Anzi, se fossimo nei panni della nonna e della zia del ministro ci cominceremmo a preoccupare. A chi tocca dopo?
INTERVISTA A RITANNA ARMENI CONTRO DAGOSPIA SUL FOGLIO - 29 OTTOBRE 2024
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