andrea orcel unicredit russia

PUTIN CONGELA LE BANCHE STRANIERE! – UN NUOVO DECRETO DEL GOVERNO RUSSO IMPEDISCE AI PAESI “OSTILI” DI VENDERE AZIONI FINO ALLA FINE DELL’ANNO: LA MOSSA È STATA STUDIATA PRINCIPALMENTE PER EVITARE LA FUGA DEL COLOSSO PETROLIFERO USA EXXONMOBIL, MA COMPLICA ANCHE LA EXIT STRATEGY DEGLI ISTITUTI FINANZIARI. COMPRESI INTESA E UNICREDIT. CHE NON SI DISPERANO TROPPO, CONSIDERANDO CHE IL RALLY DEL RUBLO HA FATTO CHIUDERE IL SECONDO TRIMESTRE CON PROFITTI RECORD (400 MILIONI SOLO PER LA BANCA DI ORCEL)

Luca Gualtieri per “MF”

 

vladimir putin

L'ultimo avvertimento è arrivato nei giorni scorsi: un decreto del Cremlino impedisce ai paesi cosiddetti ostili di vendere pacchetti azionari nei settori dell'energia e delle banche sino alla fine dell'anno, in risposta alle sanzioni arrivate da Ue, Uk e Usa. Non si tratta di una novità assoluta.

 

Già nel corso di luglio il governo russo aveva minacciato misure analoghe, agitando lo spettro della nazionalizzazione. In quell'occasione il vice ministro Alexei Moiseev aveva lanciato un appello alla finanza internazionale: «finché la situazione non migliorerà, non daremo l'autorizzazione alla vendita delle controllate di banche estere e dei loro asset in Russia».

 

LOGO EXXON

Il nuovo decreto comunque non riguarda solo gli istituti di credito, ma anche lo strategico settore dell'energia. C'è peraltro chi ritiene che la misura sia stata definita appositamente per impedire l'uscita di Exxon dal progetto Sakhalin-1 che coinvolge anche la Rosneft oltre a società giapponesi e indiane.

 

Una lista dei gruppi coinvolti nel provvedimento dovrebbe comunque essere definita in tempi rapidi, a stretto contatto con la banca centrale guidata da Elvira Nabiullina. Il nuovo provvedimento non fa che complicare ulteriormente il quadro in cui da mesi si muovono alcune delle principali banche internazionali.

elvira nabiullina.

 

Non a caso quasi tutti gli istituti stranieri presenti in Russia per ora hanno continuato ad operare nel paese. L'unica eccezione è costituta da Société Générale che, subito dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, ha venduto l'intera quota in Rosbank e delle filiali assicurative a Interros Capital, incassando una perdita di oltre tre miliardi.

 

Più cauta si è mostrata Citi, che pure già a marzo si era sbarazzata delle proprie attività di consumer banking nel Paese, ha per il momento deciso di mantenere la licenza bancaria. Proprio nei giorni scorsi, dopo l'annuncio del nuovo decreto del governo russo, la banca americana ha comunque confermato la volontà di ridurre le operazioni e l'esposizione verso il paese.

 

unicredit in russia

Va detto però che, se la exit rimane l'obiettivo principale dei grandi gruppi bancari, il primo semestre si è confermato meno catastrofico del previsto. Il rally del rublo ha permesso a gran parte degli istituti di realizzare risultati positivi dimostrando che, a determinate condizioni, il mercato russo può ancora essere remunerativo.

 

I profitti record che Unicredit ha riportato nel secondo trimestre dell'anno sono per esempio attribuibili per circa 400 milioni alla performance della valuta russa. Ovviamente è salito anche il valore delle attività che in qualche caso ha quasi bilanciato il lavoro di deleveraging.

BANCA INTESA IN RUSSIA

 

Per esempio Citi ha da un lato ridotto gli asset di 3,1 miliardi di dollari, ma dall'altro lato ha visto lievitare il valore delle attività ancora in bilancio per 3,6 miliardi, con una plusvalenza di 500 milioni. Raiffeisen similmente ha tagliato l'esposizione verso Mosca del 22% ma ha visto crescere le attività di 3,1 miliardi di euro grazie al fatto che il rublo si è rafforzato del 40% sul dollaro e sull'euro nel secondo trimestre dell'anno.

 

Elvira Nabiullina 5

In un quadro del genere sarebbe del tutto comprensibile se i tempi delle exit si allungassero, anche considerevolmente. Come detto del resto sinora solo SocGen ha fatto un passo indietro dal mercato russo.

 

All'insegna della prudenza si stanno muovendo quasi tutte le altre banche, a partire dalle italiane Unicredit e Intesa. Al vaglio della banca di piazza Gae Aulenti per esempio ci sarebbe un'uscita temporanea dal mercato russo con la possibilità di rientrare in possesso degli asset alla fine della crisi geopolitica in corso. L'obiettivo? Limitare le perdite nell'ambito di un'operazione che consentirebbe a Unicredit di non tagliare i ponti con Mosca.

andrea orcel

 

L'operazione potrebbe essere strutturata come uno swap o un repo che scambi poste di attivo con controparti non sanzionate per neutralizzare il rischio su un arco temporale che potrebbe andare da qualche mese a un anno. Intesa per il momento continua a esplorare diverse opzioni, pur non avendo preso decisioni definitive.

BANCA INTESA IN RUSSIA

Ultimi Dagoreport

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…