LA GAFFE DIPLOMATICA SULLA CAPITALE DI ISRAELE A L'EREDITA'
Giovanna Vitale per “la Repubblica”
Può un tribunale italiano decidere le sorti di una controversia internazionale, delegando a un quiz tv la pronuncia della "sentenza definitiva" su una questione chiave del conflitto arabo-israeliano?
Secondo la Rai no. Ed è per questo che oggi impugnerà l'ordinanza con cui il 6 agosto la giudice Cecilia Pratesi ha disposto di integrare la rettifica già trasmessa dall'Eredità a proposito della disputa su quale sia la capitale d'Israele: Gerusalemme o Tel Aviv? Per la magistrata, la precisazione offerta due mesi fa dal conduttore - che parlò di «tema delicato sul quale esistono posizioni diverse» - non è sufficiente.
Occorre che la Tv pubblica, manco fosse la Farnesina, dichiari: «Il diritto internazionale non riconosce Gerusalemme quale capitale dello Stato di Israele ». E dovrà farlo alla prima puntata utile: il 28 settembre. Così. Testuale. Senza ulteriori spiegazioni.
Impossibile, secondo l'ufficio legale Rai. Che, senza entrare nella contesa geo-politica, fa un ragionamento squisitamente giuridico: poiché nel suo complesso l'informazione resa è veritiera, essa non rientra nel perimetro del diritto di rettifica. Diritto che scatta quando viene detta o scritta una notizia falsa.
Cosa che in questo caso non è. Come peraltro riconosciuto dalla stessa giudice allorché afferma che «la questione è obiettivamente controversa». In linea con quanto ammesso dall'Eredità il 6 giugno. Non solo.
Se passasse il principio dell'integrazione, per la Rai sarebbe un precedente grave: rischierebbe una valanga di ricorsi non per aver dato una notizia infondata, bensì per averla data corretta, ancorché poco dettagliata. Un paradosso che va ben oltre la disputa su quale sia la capitale d'Israele.