“Papà, ce sta un vecchio scemo che gioca con la bombetta”. E mio padre rispose: “Ma che sei matto? E’ Charlie Chaplin”. Christian racconta Vittorio De Sica a “Che tempo Che fa” tra cronache familiari e polvere di stelle. “Mi ricordo un viaggio a Capri sulle ginocchia di Clark Gable, non sapevo neppure chi fosse. Mio padre obbligava me e mio fratello a fare sketch assurdi anche in casa, davanti ai suoi amici Renato Rascel, Paolo Stoppa e Alberto Sordi. Loro si divertivano, noi un po’ meno. Ci vestiva con una specie di frac nero, sembravamo due cornacchie…”. Il liceo con Verdone, le balere con Massimo Boldi (“Avevamo un’orchestrina…”) e la decisione di fare l’attore: “Non ho avuto la pretesa di rifare Ladri di Biciclette, sarei stato un fallito. Ho fatto un genere completamente diverso e mi è andata bene”.
Il primo film, Blaise Pascal, con la regia di Roberto Rossellini. “Ero fidanzato con la figlia Isabella, le chiesi di aiutarmi ad avere una parte. Rossellini quando seppe che volevo fare l’attore, mi invitò ad andare a studiare a Houston. Fare l’attore – disse - è un mestiere da fannullone”. La descrizione della passeggiata notturne con Cesare Zavattini a Parigi è commedia all’italiana in purezza. “Quando ci ritrovammo davanti alla sede del "Le Figaro littéraire", vedemmo che era illuminato solo “Le Figa…” e notammo una fila di italiani che bussava per entrare convinti che si trattasse di un night club. Zavattini ci ha fatto un poema”.
Dal neorealismo alla pop art. “Nel 1974 mio padre venne chiamato da Andy Warhol per recitare in un film erotico che si chiamava “Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete”. Il regista era Paul Morrissey. Lo accompagnai sul set. Si avvicinò a Morrissey abbracciandolo e dicendogli “caro Andy Warhol”. No De Sica, guardi che Andy Warhol è quell’altro coi capelli bianchi tutti dritti. Intorno tutti gay americani con i jeans dorati. Il regista si mette a dare indicazioni. “Allora De Sica lei si siede su quella poltrona e fissa per tre minuti Stefania Casini e Udo Kier che fanno l’amore. “Per me va bene – dice Vittorio che si rivolge al suo amico direttore della fotografia, Luigi Kuveiller: 'Mi assicuri che questi signori sono quattro autentici froci americani?'. È successo un casino…”
Christian De Sica parla dell’eredità, non solo artistica, che gli ha lasciato il padre Vittorio: “Ho scoperto di avere un sacco di sorelle. Mio padre non aveva il coraggio di farci incontrare. Il giorno del suo funerale, al Verano ho visto sulla sua tomba una “buzzicona” che metteva una madonnina. Si è girata e aveva la mia faccia. Mi disse che era la figlia di Ines, la sarta di mio padre. Chiesi spiegazioni a mia madre: “E questa chi è?”. E lei: “Lasciamo perdere…”
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