Marco Giusti per Dagospia
“Trovami un bambino che davvero capisca la differenza tra il bene e il male e ti troverò un adulto che non riesca più a ricordare perché abbia importanza”. E’ una bella sfida per lo spettatore muoversi tra le battute del malinconico ma meraviglioso Capitan Uncino di Jude Law e tutte le novità che inclusione e politicamente corretto hanno imposto/suggerito a regista e sceneggiatore di questa nuova, ricca e sofisticata versione Disney del classico di J.M. Barrie “Peter Pan” e della vecchia versione animata del 1953, ribattezzata qui, per inclusione al femminile, “Peter Pan & Wendy, che trovate da oggi su Disney+, diretta dal David Lowery del coltissimo fantasy “The Green Knight”.
Lowery e il suo co-sceneggiatore Toby Halbrooks, infatti, devono prima di tutto fare di Wendy, ridicolizzata dal Wendyyyy di Jack Nicholson armato d’ascia dietro alla porta in “Shining” di Kubrick, la vera eroina del film. E’ lei la protagonista assoluta. In fondo lo era già per Barrie (“Peter and Wendy”) e per chi le attrici che a teatro interpretavano Peter.
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Ma è Wendy che, guardandosi allo specchio, sa che sta per diventare grande e nell’ultima notte prima di partire per il college entra corpo e anima nell’avventura di Peter Pan. E, come lui, riuscirà non solo a volare, ma a combattere i pirati e a affrontare verbalmente Capitan Uncino. L’adulto.
Lowery e Halbrooks devono dare più spazio anche a Tiger Lily o Giglio Tigrato, la principessa indiana che Disney aveva privato addirittura della voce. Qui è interpretata da una vera indiana, Alyssa Wapanatak, che non solo parla nella sua lingua, ma salva dalla morte Peter Pan, combatte con un’ascia in una mano e una spada nell’altra come un’eroina bianca di Leslie Fiedler, e cavalca un grande cavallo bianco.
Ha meno lucentezza (a teatro era solo una lucina), ma grande spazio, come già aveva nella versione del 1953, Tinker Bells o Trilli, la minuscola fatina bionda disneyana che scambiammo per la Maga Maghella di Raffaella Carrà nella tv degli anni d’oro, che diventa qui la nuova Trilli nera di Yara Shafidi, un po’ afro-americana un po’ pachistana, ma sexy e deliziosa come abbiamo sempre pensato che fosse.
Per Trilli bionda chiamate Chiara Ferragni. Grazie alle nuove regole d’inclusione, troviamo tra i Bambini Sperduti piccoli di ogni razza, mentre il loro leader, assoluta novità per la Disney è un ragazzo down. Ovviamente non combattono più con gli indiani.
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In tutto questo nuovo contesto, includi qui e includi là, rimane un bel po’ stritolato proprio il personaggio di Peter Pan, interpretato dal buffo Alexander Molony, che in fondo fa poco o niente oltre a non voler crescere e a riconoscersi da subito come storia e realtà agli occhi di Wendy e dei suoi fratellini.
Lowery e Halbrooks si riscattano però nell’offrire a Jude Law un magistrale Capitan Uncino. Non potendo puntare molto su Peter Pan, per dare spazio anche d’azione a Wendy e a Tiger Lily, fanno di Capitan Uncino il primo dei Bambini Sperduti, nonché una sorta di fratello cresciuto di Peter. Il suo specchio da adulto (mentre lo specchio di Wendy le trasmette ancora la sua immagine esatta di come sta cambiando…). Con tanto di storia che li vede uniti in amore e amicizia a Neverland e poi, mentre Peter non è mai cresciuto, il suo amico James, che diventerà poi Hook, si ritrova per mare alla ricerca della madre, che non troverà mai, e tornerà cambiato, cattivo, adulto. Cambiato-cattivo-adulto per Peter, eterno bambino, sono esattamente la stessa cosa.
Ma c’è una cosa che James/Hook possiede, a differenza di Peter, la memoria dell’infanzia, la nostalgia per qualcosa che è passato. Nella scena fondamentale del dialogo tra Wendy e Hook mentre Peter è creduto morto, lo salverà Tiger Lily, Wendy riesce a rendersi conto di cosa possa significare crescere, e James/Hook le mostrerà quanto il gioco della memoria e dalla malinconia renda così terribile il diventare adulti. La mancanza di memoria di Peter, nel confronto finale con Hook, il suo essere per sempre un bambino, ce lo farà sembrare, oltre che un personaggio che non vive senza il suo doppio adulto (del resto la sua entrata in scena è alla ricerca della propria ombra), una sorta di mostro. Di essere capace solo di vivere in una storia. Un meccanismo, quasi per definire il diventare adulto/cattivo di Hook e il momento di crescita di Wendy.
Tutto questo però, comprese le battute più complesse di Hook-Jude Law, devono entrare nei 90 minuti di un film per bambini di 6+ su Disney+, con il completo di canzoncine che accennano ai vecchi motivi del capolavoro disneyano, un coccodrillo con la bocca spalancata pronto a inghiottire i marinai, e tutte le inclusioni possibili. Capisco perché David Lowery lo veda come il suo film preferito.
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Non era affatto facile riuscire a portare a termine una missione così complessa. Alla fine credo che non deluderà i fan di “The Green Knight” e che si possa far vedere ai bambini, è un buon compromesso. Ma credo anche che il vecchio “Peter Pan” del 1953, quello diretto da Clyde Geronimi, Wilfred Jackson e Hamilton Luske, anche se con qualche stereotipo sessista e razzista era decisamente più affascinante. E anche lì Peter Pan era freddo e non empatico, come pensava Disney, che non amava molto il film. Un sociopatico senza cuore, come lo descrivevano già i lettori/spettatori attenti di Barrie.
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Scompare anche qui la canzoncina del coccodrillo che tutti ricordiamo, ma che Disney non inserì nella versione animata. Accidenti! Quanto alla seconda stella a destra, non si poteva non mettere. Lo trovate su Disney+ ma sarebbe stato meglio vederlo in sala.
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