1. CAMPAGNA TRUMP MINACCIA CAUSA AL FILM THE APPRENTICE, SPAZZATURA
SEBASTIAN STAN NEI PANNI DI DONALD TRUMP PER IL FILM THE APPRENTICE
(ANSA) - La campagna di Donald Trump minaccia di fare causa per 'The Apprentice', il film di Ali Abbasi in concorso al Festival di Cannes. "Faremo causa per affrontare le affermazioni palesemente false di questi finti registi. Questa spazzatura è pura fiction che sensazionalizza bugia già da tempo sfatate. Così come i processi illegali di Biden, questa è un'interferenza da parte delle elite di Hollywood che sanno che Trump si riprenderà la Casa Bianca", ha detto il portavoce della campagna di Trump Steven Cheung con Variety.
2. IL GIOVANE TRUMP E L’AVVOCATO DEL DIAVOLO
Estratto dell'articolo di Alberto Crespi per “la Repubblica”
Regola numero 1: attaccare, attaccare, sempre attaccare. Regola numero 2: negare sempre tutto. Regola numero 3: mai ammettere la sconfitta. […] Le tre regole appena enunciate […] sono quelle che l’avvocato Roy Cohn, il legale più spregiudicato e corteggiato di New York, insegna a un giovane Donald Trump che gli ha chiesto aiuto per un progetto immobiliare realizzabile solo ottenendo sgravi fiscali mai visti nella storia d’America. E se il giudice che deve prendere questa decisione recalcitra, basterà tirar fuori alcune foto in cui se la spassa con dei ragazzini: Roy Cohn ha un sacco di trucchi nel suo repertorio, può ricattare chiunque in America da Nixon in giù.
Cohn e Trump sono i protagonisti di The apprentice, in concorso a Cannes (li interpretano, magnificamente, Jeremy Strong e Sebastian Stan): si racconta in che modo un biondino dalla faccia tosta ha costruito mezza New York ed è diventato presidente degli Stati Uniti. È la storia, molto istruttiva, del “giovane Trump”.
[…] Quello che scopriamo vedendo il film è che Trump ha sempre giocato sporco: sia che si trattasse di convincere il sindaco Ed Koch a lasciargli costruire la Trump Tower, sia che si trattasse di corteggiare la bella modella Ivana, Trump ha sempre barato.
Bisogna ammettere che è stato uno dei più bravi, in questo sport. Ma ha avuto un grande maestro, Roy Cohn, sul quale sono stati realizzati numerosi documentari e reportage. In America il personaggio è famoso e famigerato. Nato nel 1927 e morto di aids nel 1986, è stato nel 1951 (a 24 anni) il viceprocuratore federale nel processo che ha mandato i Rosenberg sulla sedia elettrica; e subito dopo, tra il ’53 e il ’54, è stato il consulente capo del senatore McCarthy nei giorni più feroci della caccia alle streghe.
Ossessionato dai bei giovanotti e dai comunisti, ha praticamente “creato” Trump. Nel 1986, poco prima che morisse, è stato radiato dall’ordine degli avvocati per condotta non etica.
Vi sembra di averla già sentita, questa storia? Un imprenditore venuto (quasi) dal nulla che grazie ad avvocati rapaci e alle giuste conoscenze riesce prima a diventare il re dei palazzinari, e poi a governare un paese? Vedendo The apprentice si nota quanto la parabola di Trump somigli a quella di Berlusconi. E se in Italia un film come Loro, di Paolo Sorrentino, è oggi pressoché invisibile non dobbiamo stupirci se per realizzare The apprentice c’è voluto un regista iraniano che si chiama Ali Abbasi e che oggi vive in Danimarca, con passaporto danese.
[…] Non sappiamo quale sarà il destino del film negli Stati Uniti. Sappiamo però che un film del genere ci pone domande impegnative sulla forza del cinema. Se il mondo fosse giusto, tutti i cittadini americani dovrebbero vederlo e Trump, in novembre, non prenderebbe nemmeno un voto. Invece Trump sarà molto probabilmente il prossimo presidente degli Stati Uniti. È un bene che un film come The Apprentice esista. È un peccato che i film non votino.
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