Estratto dell’articolo di Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”
Il presentatore preferito da Giorgia Meloni giace laggiù, lì sotto, all’1,8% di share.
Pino, e adesso? Pino, lo chiudete o no questo Mercante in Fiera ? Pino, come la cambiamo l’ egggemonia culturale del Paese con ascolti così striminziti? (sembra di sentire la voce severa di Giovanbattista Fazzolari, il sottosegretario turbato da questa Rai che perde milioni di ascoltatori ogni giorno, in molti programmi).
[…] Quelli che capiscono di televisione, te lo spiegano così: non solo è un format vecchiotto (la prima volta andò in onda nel 2006, su Italia 1), soprattutto è un game show. Tecnicamente: viaggia su binari precisi. Domanda, risposta, domanda. Il conduttore ha poco spazio per aggiungere qualcosa. Dovrebbe essere un lavoro pulito. Ma Pino esce con la camicia sudata. L’aria piacionesca in camerino diventa una maschera triste.
Ogni puntata, nello struggente tentativo di inchiodare qualcuno davanti allo schermo, prova a metterci qualcosa di suo, rovista in tutto il mestiere che ha, e ne ha: la gente, però, lo vede, lo ascolta in un miscuglio di efferata euforia e sarcasmo da avanspettacolo, e cambia canale. Maurizio Costanzo diceva che Pino, nel suo mitico show al Teatro Parioli, fosse quello capace di sfornare le battute migliori. Solo che lì faceva l’ospite.
pino insegno - REAZIONE A CATENA
Le stagioni di grazia, per ciascuno di noi, vanno e vengono. Ma nessuno sa riconoscerle subito. Pino […] s’era invece convinto fosse tornato il suo turno (nella Rai controllata dal Pd — quando era al culmine del successo, quando con Reazione a catena faceva anche il 30% — fu allontanato di botto: «Insegno? Insegno è fascio»).
Flash back necessari. Ritornare a piazza del Popolo, 22 settembre 2022, un giovedì: il centrodestra chiude la campagna elettorale delle politiche e quando tocca a Giorgia Meloni salire sul palco, a presentarla c’è lui, Pino.
giorgia meloni pino insegno voice anatomy
Sono amici da vent’anni. Esagerando, lui le va incontro tutto vestito di nero. E, leggermente enfatico, l’accoglie dicendo: «Verrà il giorno della sconfitta, ma non è questo il giorno...», citazione tratta dal Signore degli Anelli […]. Il giorno dopo il trionfo elettorale, cominciano a scrivere: Pino, l’artista di regime. Pino, il raccomandato. È un’ombra scura con il pizzetto che cala su Viale Mazzini.
Frullatore. «Gli danno Domenica In . No, lui ha chiesto di condurre Sanremo» (alla fine incasserà due programmi: questo tragico Mercante in Fiera e L’Eredità , che partirà a gennaio […]). Lui, comunque, lascia fare. L’unico commento è: «Tanto quando non ce l’hanno con me perché sono di destra, ce l’hanno con me perché sono laziale». Poi entra a Palazzo Chigi. Una roba mai vista. Entra, esce. Poi ritorna, riesce.
La seconda volta, i cronisti lo fermano. E Pino, un filo arrogantello: «Sono andato a prendere un caffè. Perché, è vietato?». No. Però Fiorello il caffè lo prende al bar. Ma è così che va: Pino si sente improvvisamente qualcosa che non è mai stato nella sua lunghissima carriera in cui ha magistralmente dato la voce agli altri […] per poi essere […] frontman della Premiata Ditta a Buona Domenica e conduttore dello Zecchino D’Oro , attore di cinema […] e interprete a teatro, con musical al Sistina e commedie leggere non pretenziose, quella nebulosa — come ha scritto Andrea Minuz sul Foglio — che sta due dita sopra al Bagaglino e un po’ sotto il teatro di prosa, con titoli tipo Gallina vecchia fa buon Broadway .
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[…] al cellulare […] sembra di parlare con Mel Gibson [...] : voce solenne, tono sincero. «Ho 64 anni: e nessuno dice che ne ho 40 di carriera sulle spalle e che sono commendatore della Repubblica per meriti sociali. Sento l’affetto della gente...». Per strada, forse. In tv, con l’1,8%, un programma di solito viene chiuso. «Senta: mi hanno chiesto di dare una mano a una rete chiamata Raiduepercento .
Perché è quella la media di quella fascia oraria. L’idea era di rianimare un po’ lo slot, di far capire all’abbonato che non passano solo vecchi telefilm quattro volte di seguito. Mi fanno partire all’1,2%, poi devo scalare: facciamo la media del 2,4%. Non è tanto? Okay, ma non è nemmeno poco. E segnalo che siamo solo alla ventesima puntata». Teme possano chiuderle il programma? «Guardi, è una cattiveria che ha scritto Dagospia ».
PINO INSEGNO A UN GIORNO DA PECORA
Dagospia ci prende quasi sempre. E, comunque, in sua difesa è dovuto intervenire Roberto Sergio, l’amministratore delegato della Rai. «La verità è che ce l’avete con me perché ero sul palco di Giorgia... E, allora, le chiedo: quelli che invece vanno sul palco di piazza San Giovanni alla festa del Primo Maggio?». Beh... «No, certo... Massimo rispetto per i lavoratori. Volevo dire che...» (cade la linea. Insegno riprova a chiamare, ma ricade. Riprova ancora e, questa volta, non si accorge di essere in linea. Ora non è più Mel Gibson, ma Pino Insegno. Lo sento che dice: «... È il Corriere , devo capì che cazzo vonno scrive...». Poi si riprende e rimette su la voce gentile di Gibson). «Ehm... Dicevamo?».
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