Quando Mellone dice "la prossima Domenica In è tutta da inventare" e "va ripensata con offerta cronaca/intrattenimento" fornisce una notizia non da poco. Manda un messaggio a Venier-Fialdini, ne manda un altro a Giletti. Apre la partita e saranno "mazzate"...
— Giuseppe Candela (@GiusCandela) December 27, 2023
Estratto dell'articolo di Silvia Fumarola per repubblica.it
Sulla scrivania la statuetta di Gandalf, direttamente dall’universo di Tolkien e la sua, in completo azzurro, preciso identico, coi pantaloni che lasciano scoperte le caviglie, fatta fare da un artigiano di San Gregorio Armeno, «il dono di un’amica». Angelo Mellone, 50 anni, è il direttore dell’Intrattenimento Day Time (ovvero 8-20), che soffre in diverse fasce orarie «perché Canale 5 grazie a Beautiful, Uomini e donne e Terra amara è fortissimo».
Viale Mazzini vince di misura nel complesso: Rai 1 al 18,36% contro il 17,63% di Canale 5. Nella fasce orarie centrali 12-15 e 15-18 Canale 5 è al 20,95% e 19, 65% contro il 18, 17% e il 15,91% di Rai 1. La prima rete è superiore nella fascia 9-12 (18,8% contro 17,12%) e dalle 18 alle 20.30: 23,05% contro 17,65% di Canale 5. «Rai e Mediaset» dice Mellone «sono universi paralleli. Fiorello, con i suoi ascolti altissimi la mattina su Rai 2, prende pubblico dalle reti Rai, non a Mediaset. L’errore iniziale è stato fatto: doveva andare in onda su Rai 1».
Primo bilancio di TeleMeloni?
«Questa di TeleMeloni è una vera sciocchezza, mi infastidisce. Sono il dirigente anziano, come militanza televisiva, dell’intrattenimento. Ho cominciato con le prime serate, poi con le seconde, ho raccolto risultati e nessuno può dire: che ci fa lì? Essere derubricato a espressione di TeleMeloni non è corretto. Faccio televisione e faccio lo scrittore, a gennaio Paolo Costella dirigerà il film tratto dal mio libro Nelle migliori famiglie edito da Mondadori. Non sono uno sprovveduto».
Tra mari e monti i programmi in giro per l’Italia si sono moltiplicati. Un’autocritica?
«Se una cosa mi si può imputare, usiamo questo verbo, sono i programmi di territorio: il grande racconto italiano è il racconto dell’identità nazionale. Su questi temi ho una sensibilità più spiccata. I programmi sono aumentati perché fanno ascolto. Ma sono felice del debutto de La biblioteca dei sentimenti con Maurizio De Giovanni, spero che la sua collocazione futura sia quella di Per un pugno di libri, su Rai 3».
Non rientra in TeleMeloni l’intervento del direttore dell’Approfondimento Alessandro Corsini ad Atreju?
«Ha chiesto scusa. Per me, tendenzialmente, è una cosa innocua. Si è fatto trascinare dalla situazione».
Un problema della Rai?
«Aver esternalizzato la creatività: la grande sfida è tornare a creare format originali interni, è il controllo dei contenuti. Dobbiamo puntare sui prodotti “made in Rai”».
E lo strapotere degli agenti?
«Una dirigenza forte, fatta di persone che sappiano fare prodotto, è il migliore contrappeso al potere degli agenti. Dipende da chi alza il telefono e dal grado di competenza di chi risponde. Il conduttore non sempre è salvifico e poi, vogliamo dirlo?, alcuni pensano di essere il presidente della Repubblica».
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Il flop di Pino Insegno?
«Ha condotto un quiz su Rai 2, in una collocazione svantaggiatissima».
Valeva la pena cambiare alcuni conduttori per creare un effetto domino disastroso sulle altre reti?
«Caterina Balivo con La volta buona è in crescita. Ogni mese registra un segno più, migliora siamo a 70 puntate su 200. Per costruire un programma competitivo ci vuole tempo, l’ascolto si rafforza, non sempre partire più bassi vuol dire che sia un flop. BellaMa’ con Pierluigi Diaco su Rai 2 va benissimo, cresce più di tutti, ha il suo pubblico; la svolta verso il varietà ha funzionato. Non sono un fan della cronaca nera».
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Però si fa tanta cronaca nera.
«In spazi precisi, e rispettando il pubblico: penso a Storie italiane con Eleonora Daniele e a Ore 14 con Milo Infante. Poi c’è Alberto Matano che tratta tutta la cronaca, ma spazia su tanto altro, con La vita in diretta».
Come sarà la prossima “Domenica in”?
«Tutta da inventare, bisogna vedere che succederà con Mara Venier, che è una fuoriclasse. Il programma resiste, la concorrenza ha saputo costruire un’offerta fortissima. La domenica va ripensata con un’offerta cronaca/intrattenimento, magari a segmenti».
Si è molto parlato del ritorno di Massimo Giletti: ci sono novità?
«Non ci sto trattando io. In Rai faceva risultati importanti, sarebbe strategico. Con L’Arena erano ascolti record. Non so cosa succederà».
Innova tutto, non pensa che la formula dei “Fatti vostri” sia stravecchia? La piazza, i porcellini.
«È un programma storico, tv super tradizionale, me ne rendo conto. Ma se fa il 10% di share una ragione ci sarà: ha il suo pubblico».
E il caso Guardì, quegli insulti omofobi, sessisti, osceni?
«C’è un audit interno. Analizziamo materiali di oltre dieci anni fa. Da giugno, da quando sono diventato direttore, che io sappia, l’atmosfera è molto serena».
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