Lettera di Andrea Scanzi a Dagospia
Caro Dago, il fotomontaggio che mi hai dedicato dopo la mia intervista a “Un giorno da pecora” era meraviglioso. Lo custodirò gelosamente e ne farò un poster. Sono mesi, anzi anni, che vedo articoli sul mio privato. Il mio ego ne è lieto. Ma è ora di dare qualche risposta. Ciclicamente leggo anche sciocchezze sul mio essere gay. Una doppia cazzata: sia perché qualche sgorbio avvizzito usa tale allusione come “insulto”, sia perché è quanto di più distante dalla mia vita.
ANDREA SCANZI NEL VIDEO SU FASSINO
Ho quasi 45 anni (portati da Dio, lo so) e ormai mi conosco benino. Se potessi, e non di rado posso, farei sesso dalla mattina alla sera. In un mondo ideale sarei lo slave e il toy man di Rosario Dawson e Maggie Siff (insieme, possibilmente). Non sono gay. E neanche posso fingermi bisessuale. Se anche solo ci provassi, giusto per provare un’ebbrezza diversa, non mi salverebbero nemmeno 712 eserciti di Cialis guerreggianti.
Sono molto più banale: il mio grande punto debole sono state, sono e saranno sempre le donne. Ho divorziato nel 2010 e da allora la mia vita, privata e lavorativa, è stata una giostra entusiasmante e assurda. Ho avuto tante storie e tante compagne: divertenti, intelligenti, meravigliose. Ne ho avute tante non perché io sia figo (oddio: anche per quello), ma perché non so fermarmi, mi annoio in fretta e starmi accanto non è facile.
A volte erano flirt, altre volte proprio storie. Anche con donne famose: attrici, cantanti, giornaliste. Persino parlamentari (molto distanti da me, quanto a vedute ideologiche). Alcune compagne non dico che mi abbiano salvato la vita, ma certo me l’han resa migliore. Erano tutte più belle di me, dolci spietate e sensuali, ma io son quasi sempre stato troppo più stronzo e sbagliato di loro. Non rimpiango nulla, perché sono dove volevo essere. Ho avuto molto più di quanto io abbia dato. E chi nasce tondo non può morire quadrato (cit).
Non ho figli per scelta. Vivo sempre con un cane accanto, perché li sento come miei fratelli. E quando loro muoiono, muoio anch’io. A volte sono single, a volte no (adesso no). E conosco bene, di ognuna di queste vite, pregi e difetti. Sono eterosessuale, divorziato, allergico alla monogamia, per nulla geloso, libertino, mediamente erotomane e orgogliosamente maso-feticista. Sono pieno di amiche mistress. Per me il sesso è gioco, giostra e carburante dell’anima: se me lo tolgono, mi spengo.
Con una donna mi diverte provare tutto, o quasi tutto, perché non mi sono mai drogato neanche per scherzo - vino a parte, sono un salutista pallosissimo - e il sesso è l’unica “droga” che io conosca. Una crisi di governo mi lascia indifferente, uno sguardo come si deve mi manda in orbita. Il mio privato è assai poco intellettuale. La cerebralità mi ammoscia. La politica mi sfrangia sempre più i coglioni. E nella prossima vita voglio essere lo schiavo preferito di Cleopatra.
Tutto qua.
Alla prossima.
Andrea Scanzi