Marco Giusti per Dagospia
Non era bello, non era alto, non era neanche particolarmente inglese. Ma in ogni ruolo che ha interpretato, a teatro o al cinema, fosse Napoleone o Bilbo Baggins, Puck o l’Ash di Alien, Ian Holm, scomparso oggi a 89 anni, non era solo perfetto. Era profondamente umano.” Sono sempre stato un minimalista” , diceva, “rispetto la massima di Humphrey Bogart, se stai pensando la cosa giusta, la macchina da presa lo prenderà”.
Baronetto, membro storico della Royal Shakespeare Company, star a teatro prima che al cinema, nominato all’Oscar per il ruolo di Sam Mussabini di “Momenti di gloria”, vincitore di una serie di BAFTA, gli Oscar inglesi,
Holm resterà nella storia del cinema soprattutto per essere stato Bilbo Baggins, con quei piedoni impossibili, nella grande saga de “Il Signore degli anelli” di Peter Jackson. Ma è lui che trasmette al personaggio quella incredibile carica umana che avrà il suo Bilbo. Ma lo avevamo già visto in tanti film di successo, e ogni volta era come se lo scoprissimo di nuovo.
Penso a “Brazil” di Terry Gilliam, a “Alien” di Ridley Scott dove si rivela un meraviglioso non-umano, in “The Aviator” di Martin Scorsese, in “Un’altra donna” di Woody Allen, stretto tra Gena Rowlands e Mia Farrow, in “Ballando con uno sconosciuto” di Mike Newell, ne “Il quinto elemento” di Luc Besson, nello sfortunato “Kafka” di Steven Soderbergh, nel tristissimo “Il dolce domani” di Atom Egoyan, dove è finalmente protagonista.
Negli ultimi anni, grazie a “Alien” e al “Quinto elemento”, si era specializzato nel fantasy, ma avrebbe potuto interpretare qualsiasi ruolo. Del resto a teatro aveva fatto qualcosa come cento personaggi shakespeariani diversi. Non poteva fare il protagonista bello, è vero, ma è stato un Napoleone perfetto in ben quattro film, il più celebre era “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Alan Taylor, e Stanley Kubrick avrebbe voluto solo lui per il suo Napoleone mai realizzato. Quattro mogli, anzi quasi cinque, una era l’attrice Penelope Wilton con la quale fece “The Borrowers- I Graffignoli”, cinque figli, Ian Holm era nato a Goodmayes nell’Essex nel 1931, da un padre psicanalista e da una mamma infermiera.
A sette anni si trasferisce coi suoi a Londra e scopre il teatro. Alla fine degli anni ’50 riesce a tener testa a qualsiasi attore della Royal Shakespeare Company e nel “Coriolanus” si ferisce a un dito duellando sulla scena con Laurence Olivier. Nel 1965 è Riccardo III in una versione tv di “Thge War of Roses”, mentre vince il suo primo BAFTA nel 1969 con “The Boforo Guns”. Al cinema lo troviamo in film come “Oh, che bella guerra!” e “Gli anni dell’avventura” di Richard Attemborough, in “Robin e Marian” e “Huggernaut” di Richard Lester, nel “Sogno di una notta di mezza estate” di Peter Hall.
Mentre recita a teatro “The Iceman Cometh” viene colpito da una sorta di panico da palcoscenico e farà solo cinema. Ritornerà sulle scene solo tre volte, per un memorabile “Zio Vanya” nel 1979, per “Moonlight” di Harold Pinter nel 1993 e per un “King Lear” per il quale verrà premiato col premio Laurence Olivier.
ian holm e la moglie sophie de stempel
Una consacrazione. Ma è nel cinema, ripresa con grande vigore dopo l’addio al teatro, che otterrà i suoi più grandi successi. La candidatura all’Oscar per “Momenti di gloria” di Hugh Hudson nel 1981 gli apre tutte le porte. Lo troviamo nell’”Henry V” di Kenneth Branagh, nell’”Amleto” di Franco Zeffirelli, che già lo aveva voluto nel “Ges§” televisivo, per Terry Gilliam in “Brazil”. Fino ai grandi successi di “Alien”, “Il pasto nudo”, “The Aviator”, “La pazzia di Re Giorgio”.
Poi arriverà Bilbo Baggins e la nomina a Baronetto. Se ne va colpito da un Parkinson che lo aveva da un po’ allontanato dalle scene. Buon viaggio, Bilbo Baggins.
ian holm 2019 elijah wood con ian holm il signore degli anelli ian holm nel signore degli anelli ian holm con la regina elisabetta nel 1997 ian holm con la terza moglie penelope wilton diventa sir 1998 ian holm bilbo baggins