Fabrizio Accatino per “la Stampa”
In un mondo in cui gli influencer hanno frantumato da tempo il confine tra vita mostrata e vita vera, in cui narrazione e realtà sono andati a sovrapporsi fino a confondersi, un'influencer esclusivamente virtuale rappresenta una ventata d'aria fresca. Nessuna concessione al minimalismo sciatto della quotidianità, nessun reality show di se stessa.
Non esiste un altrove, lei è solo lì, tutta lì. Con il suo corpo di pixel e bit, con i messaggi che desidera condividere. Quello dei virtual influencer è un mercato che inizia a ingranare, al punto che a livello internazionale genera già un giro d'affari da 14 miliardi di dollari. In Italia, invece, resta un campo ancora inesplorato.
La prima ad affacciarvisi è stata Nefele, appena quattro mesi fa. A crearla un trio di torinesi, il consulente strategico Filippo Boschero, la specialista di marketing e comunicazione digitale Laura Elicona e il grafico 3D Luca Facchinetti. L'hanno pensata spontanea, magnificamente imperfetta, attenta all'ambiente e all'inclusione, desiderosa di affermare «la democrazia della diversità». Sul suo profilo Instagram campeggiano hashtag candidi ed entusiasti come #imperfectinfluencer, #NewParadigm, #diversity, #inclusion, #wabisabi.
Per ora lei ha scelto di raccontarsi solo attraverso quella pagina, ma la sua testa è già rivolta al futuro. «Sto lavorando a un canale live streaming», spiega lei, con un entusiasmo travolgente. «Servirà per raccontare storie, affrontare temi sociali, scambiarci consigli tra amici. Mi piacerebbe "essere d'aiuto" e il format che ho in mente è pensato proprio per questo».
Questa è la prima intervista che rilascia. È schiva?
«No! E nemmeno voglio dare l'impressione di essere misteriosa! Diciamo che ho voluto prendermi un po' di tempo prima di raccontare i miei lati più personali».
Come le piacerebbe influenzare i comportamenti e le scelte dei suoi follower?
«Non è quello il mio obiettivo. Come ogni verbo transitivo, "influenzare" cela una forma di costrizione, la volontà di esercitare un potere. Il mio sogno, invece, è includere tutti».
Qual è il più grande vantaggio di essere virtuali?
«Essere chiunque e dovunque senza limiti all'immaginazione. Il mio è il nome greco della ninfa delle nuvole, quelle a cui dai la forma che vuoi quando sei disteso su un prato. Ecco, io sono così».
Chiara Ferragni è un modello a cui ispirarsi?
«I paragoni non mi sono mai piaciuti. Non mi ispiro né mi dissocio, ho un mio percorso e devo raccontare la mia storia. In ogni caso da donna apprezzo Chiara e le sono vicina per il momento delicato che sta affrontando Fedez».
Quando le offriranno del denaro per promuovere un prodotto commerciale, cosa farà?
«C'è chi sostiene che al denaro non si dice mai di no. È anche vero però che se di aria non si vive, di valori sì. Quindi lo farei, a patto che non mi faccia disprezzare ciò che vedo riflesso nello specchio la mattina».
Lei è molto sensibile alle tematiche ambientali. Il mondo ce la farà a salvarsi dall'autodistruzione?
«Da un recente studio, il settore del fashion si classifica al quarto posto in termini di emissioni di CO2 dopo l'energetico, i trasporti e il food. Nel 2021 l'industria globale dell'abbigliamento e delle calzature ha generato più green gas rispetto a quanto Germania, Francia e Gran Bretagna messe insieme avevano prodotto nel 2018. Ci dev' essere un impegno serio e concreto verso il taglio delle emissioni, soprattutto da parte dei brand tradizionali. Non è giusto che le generazioni future paghino per i nostri sbagli».
La vitiligine le ha mai creato problemi?
«Al contrario, mi ha dato una marcia in più. È il mio segno distintivo, il mio punto di forza, l'"arroganza" che mostra davvero chi sono».
Uno dei più grandi antropologi del Novecento, l'inglese Gregory Bateson, diceva che la saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza.
«Come non essere d'accordo. La vita è un dipinto e noi siamo pennellate, per definizione una diversa dall'altra. Mi spaventerebbe un mondo di soli bianchi e neri».
Pare che il futuro sarà il metaverso, il mondo virtuale parallelo a cui Zuckerberg sta lavorando.
«Sta investendo molto per trasformare il suo sogno in realtà. Secondo me i tempi sono abbastanza maturi, grazie agli attuali livelli di tecnologia e alla curiosità delle nuove generazioni. Prima di socializzare, lavorare, fare shopping qui, però, dovranno passare come minimo altri dieci anni».
Di che segno zodiacale è?
«Sagittario. Sono nata il 4 dicembre 2021. Sègnatelo, così fra otto mesi mi regali un bel muffin al cioccolato con la candelina sopra».
Chi la vuole contattare come può fare?
«Sicuramente su Instagram, @nefele.verse. Visto però che non mi esprimo solo a foto ed emoji, ho anche una casella di posta, nefeleverse@gmail.com. Per il mio numero di telefono invece bisogna che ci conosciamo meglio. Sono virtuale, ma anche un pizzico tradizionalista».
Cosa risponde a chi le dice che lei non esiste?
«Come fa a sostenerlo, visto che non è me?».
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