andrii kartysh alterto mattioli boris godunov

"BORIS" GIU’ DALLA SCALA? "IL CONSOLE UCRAINO STAVOLTA L’HA FATTA FUORI DAL VASINO!" ALBERTO MATTIOLI SPIEGA PERCHE’ ANDRII KARTYSH SBAGLIA A CHIEDERE ALLA SCALA DI SOPRASSEDERE AL "BORIS GODUNOV" CHE INAUGURERA’ LA STAGIONE: “ALTRO CHE PROPAGANDA. NON C’È OPERA PIÙ VIOLENTA E STRAZIANTE CONTRO LA PERVERSIONE DEL POTERE RUSSO. CON LA DIFFERENZA CHE BORIS AVEVA DEI RIMORSI. PUTIN, FORSE, NEMMENO QUELLI"

Alberto Mattioli per il Foglio

 

Andrii Kartysh

Premesso che fra l’aggressore e l’aggredito si parteggia per l’aggredito, che gli ucraini fanno benissimo a difendersi e che sanno benissimo farlo, la lettera con la quale il loro console a Milano, Andrii Kartysh, chiede alla Scala di soprassedere al Boris Godunov di Sant’ambroeus appare proprio la classica pipì fatta fuori dal vasino. Non in nome del sovranismo operistico già rivendicato da alcuni commentatori, per cui la programmazione della Scala la sceglie la Scala (spesso sbagliandola, per la verità), non ci facciamo imporre il repertorio dallo straniero e così via.

 

E nemmeno perché cambiare opera tre settimane prima della “prima” è pura fantascienza: nessuno pretende che i diplomatici sappiano come funziona un teatro, ma almeno potrebbero farsi spiegare che i titoli si scelgono anni prima di mandarli in scena. Quindi che il ’22-’23 scaligero sarebbe iniziato con un’opera russa in russo era deciso molto prima dell’invasione russa dell’ucraina.

 

boris godunov

Stupisce, semmai, che il console possa considerare il Boris un’opera di propaganda. Certo Musorgskij, almeno dal punto di vista musicale, era un accanito nazionalista e le sue opere, in primis questa, rigurgitano di simpatia, proprio nel senso etimologico di soffrire insieme, per le storiche sventure del suo popolo. Aggiungiamo che nell’opera viene pure messa in scena la principessa polacca Marina che vuole sposare il falso zar Dimitri per riportare la Russia all’obbedienza di Roma, un complotto orchestrato da un gesuita che porta curiosamente il nome di una nobile famiglia di Modena, Rangoni (però nello spettacolo della Scala l’“atto polacco” non ci sarà perché Riccardo Chailly dirigerà l’ur- Boris, la prima versione dell’opera, quella del 1869, dove Marina non compare e che appunto per mancanza di primadonna fu bocciata dal Comitato di lettura del Mariinskij di Pietroburgo con sei palle nere contro una bianca – che palle, appunto).

 

boris godunov con Ildar Abdrazakov

Ma il Boris, tratto dal dramma di Puskin e dalla Storia dello stato russo di Karamzin, è anche e forse soprattutto un atto d’accusa contro il potere assoluto, misterioso e dispotico degli inquilini del Cremlino. Infatti il testo di Puskin fu vietato da Nicola I e quello di Musorsgkij da Alessandro III: uno zar che muore devastato dai rimorsi per aver usurpato la corona assassinandone, forse, il legittimo titolare non era un soggetto adatto ai teatri imperiali e agli occhi dei sudditi. Ma i potenti cambiano, la Russia no.

 

Le Lettres de Russie del marchese di Custine (1839), per Aleksandr Herzen “il libro più intelligente che sia stato scritto sulla Russia da uno straniero”, secondo George Kennan spiegavano benissimo anche la Russia di Stalin e si potevano applicare pure a quella di Breznev: c’era solo la stella rossa invece dell’aquila bicipite. Il regime attuale non è molto diverso: da quelle parti, il potere, zarista, sovietico o putiniano non importa, è sempre lo stesso, la combinazione di ideologia, imperialismo e ortodossia anche. Ricordo che nel Boris forse più bello visto in vita mia, nel ’94 a Salisburgo con un Abbado piramidale, Herbert Wernicke metteva in scena i giochi di potere di boiari in doppiopetto e Borsalino davanti a un popolo succube, rinchiuso in enormi gabbie metalliche. Lo straziante lamento dell’innocente, “lacrime, spargi lacrime, mia povera patria. Piangi, piangi, povero popolo russo”, potrebbe uscire dalla bocca di qualche coscritto spedito a forza a fare da carne da cannone sul Dniepr.

 

il direttore della scala dominque meyer 2

E Kasper Holten, il regista danese dello spettacolo milanese, già tenutario in patria di uno strepitoso Anello del Nibelungo, disponibile anche in dvd come The Copenhagen Ring (guardatevelo, ne vale la pena), tutto farà tranne che assolvere lo zar usurpatore e omicida. Invece di chiedere alla Scala di rinunciare al suo Musorgskij, il signor Kartysh dovrebbe compiacersi che l’abbia scelto: non esiste testimonianza più violenta e insieme straziante contro la perversione del potere russo. Con la differenza che Boris aveva dei rimorsi. Putin, forse, nemmeno quelli.

alberto mattioli

Ultimi Dagoreport

donald trump elon musk vincenzo susca

“L'INSEDIAMENTO DI TRUMP ASSUME LE SEMBIANZE DEL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA, SANCITO DA UNA SCELTA DEMOCRATICA” - VINCENZO SUSCA: “WASHINGTON OGGI SEMBRA GOTHAM CITY. È DISTOPICO IL MONDO DELLE ARMI, DEI MURI, DELLA XENOFOBIA, DEL RAZZISMO, DELL’OMOFOBIA DI ‘MAGA’, COME  DISTOPICHE SONO LE RETI DIGITALI NEL SOLCO DI ‘X’ FITTE DI FAKE NEWS, TROLLS, SHITSTORM E HATER ORDITE DALLA TECNOMAGIA NERA DI TRUMP E MUSK - PERSINO MARTE E LO SPAZIO SONO PAESAGGI DA SFRUTTARE NELL’AMBITO DELLA SEMPRE PIÙ PALPABILE CATASTROFE DEL PIANETA TERRA - IL SOGNO AMERICANO È NUDO. SIAMO GIUNTI AL PASSAGGIO DEFINITIVO DALLA POLITICA SPETTACOLO ALLA POLITICIZZAZIONE DELLO SPETTACOLO. UNO SPETTACOLO IN CUI NON C’È NIENTE DA RIDERE”

ursula von der leyen giorgia meloni donald trump friedrich merz

DAGOREPORT – HAI VOGLIA A FAR PASSARE IL VIAGGIO A WASHINGTON DA TRUMP COME "INFORMALE": GIORGIA MELONI NON PUÒ SPOGLIARSI DEI PANNI ISTITUZIONALI DI PREMIER (INFATTI, VIAGGIA SU AEREO DI STATO) – LA GIORGIA DEI DUE MONDI SOGNA DI DIVENTARE IL PONTE TRA USA E UE, MA URSULA E GLI EUROPOTERI MARCANO LE DISTANZE: LA BENEDIZIONE DI TRUMP (“HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA”) HA FATTO INCAZZARE IL DEEP STATE DI BRUXELLES – IL MESSAGGIO DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO, MERZ, A TAJANI: "NON CI ALLEEREMO MAI CON AFD" (I NEONAZISTI CHE STASERA SIEDERANNO ACCANTO ALLA MELONI AD APPLAUDIRE IL TRUMP-BIS), NE' SUI DAZI ACCETTEREMO CHE IL TRUMPONE TRATTI CON I SINGOLI STATI DELL'UNIONE EUROPEA..."

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT - COSA VOGLIONO FARE I CENTRISTI CHE SI SONO RIUNITI A MILANO E ORVIETO: UNA NUOVA MARGHERITA O RIVITALIZZARE LA CORRENTE RIFORMISTA ALL’INTERNO DEL PD? L’IDEA DI FONDARE UN PARTITO CATTO-PROGRESSISTA SEMBRA BOCCIATA - L’OBIETTIVO, CON L’ARRIVO DI RUFFINI E DI GENTILONI, È RIESUMARE L’ANIMA CATTOLICA NEL PARTITO DEMOCRATICO – IL NODO DEL PROGRAMMA, LA RICHIESTA DI PRODI A SCHLEIN E IL RILANCIO DI GENTILONI SULLA SICUREZZA – UN’ALTRA ROGNA PER ELLY: I CATTO-DEM HANNO APERTO AL TERZO MANDATO PER GOVERNATORI E SINDACI…

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)