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La decisione di Alessandro Sallusti di lasciare "il Giornale" per andare a dirigere "Libero", rivelata in esclusiva da Dagospia, è stata ampiamente vivisezionata: lo ha fatto per soldi? Per affrontare una nuova sfida professionale? Per l'ennesima staffetta con Vittorio Feltri?
Nessuno si è chiesto, invece, perché la famiglia Angelucci abbia deciso di cambiare cavallo. Il business del senatore di Forza Italia Antonio Angelucci, editore e patriarca della famiglia che controlla il quotidiano, è concentrato nella sanità, tra case di cura riabilitative e cliniche private convenzionate sparpagliate in tutta Italia.
Quando la pandemia sarà alle spalle, ma la questione salute sarà ancora al centro del dibattito pubblico e dell'azione della politica, bisognerà farsi trovare pronti.
A quel punto - deve essersi chiesto Angelucci - non sarà meglio avere un quotidiano filo-governativo o comunque "dialogante" invece di un foglio "da battaglia"?
Negli ultimi anni, complice la graduale decadenza di Silvio Berlusconi, Alessandro Sallusti ha portato "il Giornale" su posizioni più moderate e meno urlate. I suoi editoriali pro-Draghi sono stati notati dagli addetti ai lavori così come la sua presenza (ormai sdoganata) in trasmissioni "de' sinistra" come "Otto e mezzo".
vittorio feltri alessandro sallusti
La gestione Feltri-Senaldi, invece, ha fatto di "Libero" un foglio ideologico, da polemica quotidiana (spesso strumentale), con una marcata vena anti-governativa.
Ma su quella linea si è assisa già "la Verità" di Belpietro che ha trovato la sua fortunata dimensione "a destra", con un sostegno al duplex Salvini-Meloni, con paginate anti-gender, pro-life e catto-conservatrici.
Sallusti dovrà riportare "Libero" a una moderazione conservatrice, più funzionale agli affari della famiglia Angelucci e al dialogo con il potere, evitando - ad esempio oggi - le interviste-siluro a Giulio Tremonti contro Draghi, il governo o il Recovery plan.
E visto che "Libero" vende soprattutto a Milano, dove chi compra i giornali non è un antagonista anti-sistema ma tendenzialmente un borghese moderato, la svolta "soft" richiesta dagli Angelucci è un modo per risintonizzarsi con i propri aficionados (e magari recuperare copie).
pietro senaldi antonio angelucci foto di bacco SALLUSTI E FELTRI