Antonello Piroso per Dagospia
Nel giugno 1974 arrivò nelle edicole il Giornale Nuovo.Fu fondato, com'è noto, da Indro Montanelli con un manipolo di colleghi per dare voce -questa è la vulgata- a quella borghesia meneghina che non si riconosceva più nella linea "left oriented" presa dal Corriere della Sera, accusato di tirare la volata al Pci per il sorpasso elettorale sulla Dc (avverrà, di un soffio, all'Europee del giugno 1984, risultato sul quale peserà l'improvvisa, drammatica morte di Enrico Berlinguer, con quella enorme folla ai suoi funerali in diretta tv, che creò una suggestione mediatica collettiva di fortissimo impatto emotivo).
Nel 1974 Montanelli era elegantemente schifato dalla sinistra, che lo bollava come fascista, salvo poi diventare -due decenni dopo, nel 1994 - un'icona dei "compagnucci della parrocchietta" solo perchè aveva litigato con il suo editore Silvio Berlusconi, che in quel momento a sinistra era più schifato di lui. E siccome si era negli anni di piombo, il decennio infame 1969-1979, tra stragi e terrorismo rosso e nero, fu anche per questo che un commando di killer delle Br decise nel 1977 di gambizzarlo, il "reazionario al servizio delle multinazionali" Montanelli.
Essendo iscritto alla Fgci, cresciuto nel mito di Berlinguer, io non toccavo il Giornale neanche con i guanti: leggevo il Corriere - che abbandonerò nel 1976 per Repubblica- e diffondevo, da militante, l'Unità.Da adulto, su Montanelli e di Montanelli ho letto tanto, ma aggiungerò volentieri anche il libro appena sfornato da Rizzoli, "Come un vascello pirata", sottotitolo: "50 anni de Il Giornale nelle parole del suo fondatore", firmato "Indro Montanelli con Luigi Mascheroni", stimato collega che, con la consueta onestà, si presenta al pubblico senza truffarne la buona fede, non accreditandosi come erede (magari l'unico...) del Fondatore, anche perchè non l'ha mai conosciuto personalmente, essendo entrato al Giornale nel 2001, quando Montanelli se n'era andato già da sette anni, morendo proprio nel 2001.
INDRO MONTANELLI - LUIGI MASCHERONI - COME UN VASCELLO PIRATA
Veniamo all'oggi.Siamo alla vigilia delle europee, e si teme lo tsumani delle astensioni. Il Corriere della Sera è arrivato a scrivere che secondo sondaggi riservati, in mano sia a Giorgia Meloni sia a Elly Schlein, l'affluenza al voto potrebbe scendere al di sotto del 40%.
Vedremo come andrà, ma intanto si moltiplicano gli inviti (di coloro che, a diverso titolo, temono quella che nella loro visione sarebbe una tragedia) a recarsi alle urne.Il tutto condito con citazioni, meme e richiami alla Costituzione. Lungi da me l'idea di salire in cattedra sulla materia: mi limito sommessamente a segnalare che è vero, la Carta definisce il voto "un dovere civico", ma ricordo dai miei esami di giurisprudenza alla Cattolica (sì, ero un catto-comunista) che trattasi di dovere ma non di obbligo, distinzione che pare di lana caprina, ma su cui si sono esercitati i costituzionalisti. E non sarebbe un obbligo perchè l'inadempimento -andando al mare anzichè ai seggi- non è sanzionato.Arrivati fin qui, vi starete chiedendo: " 'A Piro', ma che tte sei fumato, cannabis, e manco light? E' un delirio psichedelico.
ANTONELLO PIROSO - CAVALIERE NERO VIRGIN RADIO
Dove stiamo andando a parare?".
Semplice: all'uso in chiave anti-astensione del celebre invito di Montanelli, formulato alla vigilia delle politiche del 1976, in cui si temeva l'avvento del Pci (per dire: per paura dei "rossi", Giovanni Sartori mise in vendita la casa di Firenze -andò a vederla perfino Adriano Panatta, che fu più o meno bistrattato: "E' sicuro di potersela permettere?"- per trasferirsi negli Usa, anche se l'eminente politologo, con un sorriso sornione, vent'anni fa mi rimbrottò sollecitandomi a non credere alle "leggende metropolitane"). Do you remember il monito? "Turatevi il naso ma votate Dc".Ebbene, quella frase: a) non è di Montanelli, tanto più cheb)...non l'hai mai scritta!
Come lo so?
Torniamo al 1974. Per la Pbe, la Piccola Biblioteca Einaudi, esce una nuova edizione in due volumi della "Storia del Terzo Reich", scritto da William Shirer. Me la comprò mio papà, alla cifra di 9 mila lire, e io la conservo ancora.
Me la regalò perchè sapeva che mi ero appassionato alle vicende del nazismo (al punto da presentarmi in seguito alle selezioni di un quiz di Mike Bongiorno: superai l'esame degli esperti, ma fui bocciato in 90 secondi da Mike in persona, perchè non ero "un personaggio"), e non poteva essere altrimenti.
Nato in una famiglia di radicate tradizioni "democratiche e antifasciste", mi domandavo come fosse stato possibile che un imbrattatele, o imbianchino che dir si voglia, caporale nella Prima guerra mondiale, fosse arrivato a diventare il Fuhrer con il consenso della maggioranza del popolo tedesco, poi soggiogata e trasformata in una macchina organizzativa di "volontari carnefici".E' stato così che a pagina 184 trovai una frase che mi rimase impressa.
Imprigionato per il fallito golpe del 1923, Hitler disse a un suo seguace, Karl Ludecke: "Quando riprenderò la mia attività, sarà necessario perseguire una nuova politica. Invece di sforzarci di conseguire il potere con un'azione armata, DOVREMO TURARCI IL NASO (maiuscole mie, ndP) e entrare nel Reichstag SCENDENDO IN CAMPO (ehm...idem) contro i deputati cattolici e marxisti".Tutto chiaro? La frase è di Hitler.
Negli anni ho provato timidamente a spiegare che lo slogan montanelliano aveva quell'ascendenza, ma a chi interessava quello che sapeva un ventenne animatore turistico nei villaggi? (Non che dopo mi sia andata meglio: nel 2016 intervisto pubblicamente Fedele Confalonieri, gli chiedo dei suoi duetti al pianobar con Berlusconi sulle navi da crociera, e Confalonieri replica: "Piroso, non ci si metta anche lei. Mai suonato in crociera, io soffro il mare. Abbiamo suonato nei night e nelle balere". Ma scusi, com'è possibile che lo si continui a dire e a scrivere? "Be', questa la dice lunga sulla pigrizia di una parte della vostra categoria").
Ma altrettanto clamorosa è la notizia che ho appreso leggendo "Chi (non) l'ha detto", sottotitolo: "Dizionario delle citazioni sbagliate", autore: l'ottimo Stefano Lorenzetto, che alla storia della frase di cui sopra dedica ben 10 pagine, per documentare la seguente conclusione: "Tutti la ricordano, però il grande Indro non la scrisse mai". Mai. Nè il 4, 5, 13, 21 maggio, nè il 4, 13, 15, 19 e 20 giugno (le date in cui, annota Lorenzetto, Montanelli scrisse sulle elezioni). Non male, no? Persino io credevo di averla letta a quel tempo, confessa Lorenzetto.
Eppure Montanelli non ne smentì la paternità: "L'unica spiegazione è che egli si fosse limitato a esprimere il suo pensiero a voce, ma non per iscritto", e che poi -nella memoria dei suoi collaboratori, a cominciare per esempio da Gian Galeazzo Biazzi Vergani, socio di Montanelli nell'avventura del Giornale, presidente della Società europea di edizioni costituita ad hoc ("L'esortazione di Indro a votare Dc turandosi il naso era sacrosanta")- sia stata archiviata come parte di un suo articolo, editoriale, corsivo. Ma interviene un altro amarcord, riportato da Lorenzetto, che aggiunge ulteriore sapore a tutta la ricostruzione.
E' di Giorgio Vecchiato, un altro ex direttore, che nel 2008 scrisse a Sergio Romano per la rubrica sul Corriere che era stata "La stanza di Montanelli": "Con Montanelli ci facemmo delle amichevoli risate. Quando gli mostrai la citazione di Shirer (almeno lui l'aveva letta come me, ndP), un giorno a pranzo da lui, mi pregò di non rovinargli la piazza. Scherzasse o ci tenesse sul serio, non ne scrissi mai".Ps Per la cronaca, anche Mascheroni mi ha autorevolmente confermato: "La frase non l'ha mai detta". Amen.
INDRO MONTANELLI IN UN ILLUSTRAZIONE DI FRANCO BEVILACQUA