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Giovanni Caprara per www.corriere.it
La Nasa compie una missione che potrebbe cambiare molte cose sia nell’esplorazione dei pianeti che nelle attività di rientro sulla Terra. Un razzo Atlas V porterà con sé assieme al satellite ambientale JPSS-2 una specie di disco volante che poi libererà favorendo la sua discesa nell’atmosfera ad alta velocità.
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IL PROBLEMA DELLO SBARCO SULLA SUPERFICIE DI UN PIANETA
Lo sbarco sui pianeti è sempre stato uno dei compiti più difficili da affrontare. Basti pensare che quasi la metà delle sonde inviate su Marte dagli Stati Uniti o in passato dalla Russia e di recente anche dall’Esa europea sono finite male soprattutto nella fase finale dell’arrivo. L’atmosfera marziana ha una bassissima densità (un centesimo di quella terrestre) e questo pone dei problemi perché rallenta meno il veicolo rispetto al tuffo nell’atmosfera terrestre più densa.
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Ora si sperimenta un’innovazione che dovrebbe essere più efficace rispetto ai sistemi finora utilizzati, ovvero gli schermi antitermici protettivi solidi. Il centro Langley della Nasa ha sviluppato questo sistema gonfiabile che si apre prima del rientro dell’atmosfera e protegge il suo carico prezioso di strumenti fino alla superficie planetaria (o della Terra).
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IL TEST DI LOFTID
Da almeno una decina di anni la Nasa (e pure l'Esa ha compiuto qualche studio) effettua delle ricerche su questa frontiera anche lanciando piccoli dimostratori con i quali ha imparato ad affrontare i vari ostacoli. Ora lancia Loftid (Low-Eart Orbit Flight Test of an Inflatable Decelarator) un veicolo che si staccherà dal razzo Atlas V attorno al quale si gonfierà una struttura leggera che lo proteggerà nell’ingresso dell’atmosfera terrestre.
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Qui nella decelerazione si svilupperà per l’attrito una temperatura di circa 1.600 gradi centigradi a cui bisogna far fronte. Forse si ricorderà lo shuttle Columbia che, il primo febbraio 2003, rientrando dallo spazio si era disintegrato nel cielo del Texas perché il suo schermo protettivo era stato danneggiato al lancio. La vampata di calore non aveva lasciato scampo all’astronave e agli astronauti a bordo.
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COME È FATTO LO «SCUDO»
Lo schermo (aeroshell) che la Nasa sperimenta ha un diametro di sei metri ed è formato da quattro parti. C’è un tessuto esterno formato da fili ceramici intrecciati sotto il quale sono stati sistemati due strati di tessuto isolante che trattengono il calore non smaltito dalla superficie esterna. Insieme proteggono un sistema ad anelli di diverso diametro fabbricati con un polimero sintetico dieci volte più resistente dell’acciaio. Questi anelli sono gonfiati con un gas inerte e consentono di stabilizzare la traiettoria di rientro. Loftd passerà da una velocità di 8 chilometri al secondo sino a zero quando si adagerà sulla superficie dell’oceano, rallentato nell’ultima fase dai paracadute.
CARICHI PIÙ GRANDI
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Il sistema gonfiabile consente di essere trasportato più facilmente ed essendo più grande può rallentare il veicolo già a quote più elevate facilitando le operazioni. Ciò consentirà di portare dei carichi più grandi sino ad arrivare a capsule abitate. Il tutto a costi inferiori. Quindi una soluzione ideale sotto tutti gli aspetti facilitando appunto gli sbarchi sui pianeti e il ritorno sulla Terra.
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