Estratto dell’articolo di Pierangelo Sapegno per “La Stampa”
Una buca delle lettere ci dev'essere ancora da qualche parte. Non ricordo dove, uno non ci fa più caso. Ma da qualche parte hanno pure messo un «avviso di rimozione», su carta gialla e scritta blu, i colori delle Poste, per dire che il suo utilizzo «sarà interdetto». Non è una parola buona, «interdetto». Ma il tempo che avanza come un carro armato non ha mai parole buone.
La vecchia cassetta verrà sostituita dalla Smart Letter Box, perché adesso bisogna chiamar le cose solo in inglese, che poi è una cassetta intelligente di nuova generazione con un sensore per consentire al portalettere di sapere se lì dentro c'è o no corrispondenza e altri sensori per rilevare temperatura, polveri sottili e biossido di azoto.
Tutta roba che non interessava quando si scrivevano le lettere. Adesso carta penna e francobollo sono inutili. Persino la mail sta per diventare desueta. Serve per le comunicazioni ufficiali, ma il resto è tutto via chat. Le cartoline fanno sorridere. Chi mai oggi si sognerebbe di mandarli così i suoi saluti a qualcuno. […]
Oggi tutto funziona con le app. Si chiama Platform company alle Poste, e integra i servizi digitali con la rete fisica: prenoti un appuntamento, gestisci il tuo conto al cellulare. Meglio sempre in inglese, come il centro di smistamento automatico che si chiama hub, e sposta 250mila pacchi in un giorno. È la velocità che stordisce. Quando nascono le Regie Poste, nel 1862, per essere assunto dovevi avere un titolo di studio e conoscere il francese.
Niente inglese allora. E invece già nel 1818 il re aveva emanato un regolamento che invitava espressamente i cittadini «a gettare le lettere nella buca». […]È così che sparisce anche la buca delle lettere, ormai un reperto archeologico del nostro passato. Entro la fine dell'anno ne toglieranno più di ventimila, e si passerà quindi da 38.295 a 17.775. Quelle che ci sono adesso, rosse, con due feritoie e lo sportello che fa clac, sono entrate in funzione solo nel 1961, la prima volta a Napoli, l'8 aprile, sostituite al posto delle vecchie nell'arco di una notte. […]
Il portalettere che arrivava in bici con la bolgetta sulla spalla e il fregio delle Poste sul cappello, ora ha una divisa fluorescente, un giaccone giallo che luccica. Oggi ha il palmare che funziona come uno smartphone, capace di integrare in uno strumento le funzioni per la consegna e per il pagamento, con un dispositivo di Sos in situazioni di emergenza. Col palmare il postino aiutava gli anziani pure a prenotarsi i vaccini. Si chiamano ancora portalettere anche se le lettere non ci sono più. […]