Simona Verrazzo per "il Messaggero"
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Attiviste che difendono i diritti umani, in particolare quelli delle donne, sottoposte a scariche elettriche, frustate, pestaggi e violenze sessuali nelle carceri, anche segrete, dell' Arabia Saudita. È questo l' agghiacciante quadro descritto nel rapporto di Human Rights Watch, una delle più grande ong del mondo, relativo al 2018.
Ne emerge un' immagine del paese ben diversa da quella che negli ultimi anni il regno sta cercando di diffondere nella comunità internazionale, pubblicizzando l'avvio dell' emancipazione femminile voluta dall' erede al trono, il principe Mohammed Bin Salman, come l' accesso delle donne al mondo del lavoro e la fine di divieti femminili, soprattutto quello elettorale e di guida.
Torture e abusi fisici e psichici di attiviste di alto rango, tra cui spicca Loujain al-Hathloul, avvocatessa che si è battuta per l' accesso delle donne al diritto a guidare, ma anche uomini come lo scrittore Mohammad Al-Rabea, arrestato nel maggio 2018, in quella che è stata una delle più dure ondate di repressione e che ha visto coinvolti noti nomi della società civili, come l' uomo d' affari Abdulaziz Al-Mesha' al, l' avvocato Ibrahim Al-Modaimeegh e il professore Aziza Al-Yousef.
Nel rapporto di HRW il riferimento più noto è quello a Loujain al-Hathloul, rilasciata a febbraio dopo lo sdegno per il suo arresto. Ad aggiungere valore al documento sono le testimonianze delle stesse guardie carcerarie, carnefici e testimoni. «Nuove prove che indicano l' uso di torture brutali su donne che difendono i diritti delle donne e altri detenuti di alto profilo mettono ancora più a nudo il disprezzo saudita per lo stato di diritto e il fallimento di qualunque credibile tentativo di indagare su questi accuse». è scritto in una nota di Michael Page, vicedirettore di Human Rights Watch l' area MENA (Medio Oriente e Nord Africa).
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Le testimonianze riportate da HRW si riferiscono in particolare al carcere di Dhabhan, a nord di Gedda, e a un' altra prigione definita segreta. In uno dei messaggi di testo riportati, una guardia carceraria menziona per nome una importante attivista saudita per i diritti delle donne che le autorità saudite hanno arrestato in un' ampia repressione iniziata nel maggio 2018. Al momento Human Rights Watch sta nascondendo il suo nome.
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ABUSI SESSUALI «In una delle sue sessioni di tortura, ha perso conoscenza ed eravamo tutti terrorizzati - è la trascrizione - Temevamo che fosse morta e che ci saremmo assunti la responsabilità perché le istruzioni erano di non uccidere nessuno dei detenuti, uomini o donne». In un altro messaggio di testo, la guardia carceraria ha fatto riferimento alle molestie sessuali che durante gli interrogatori sauditi hanno inflitto alla nota avvocatessa. «Loujain al-Hathloul - si legge - È stata sottoposta a molestie sessuali senza precedenti.
Si divertivano a insultarla è la prosecuzione La prendevano in giro dicendo che è libera e non le dispiacerebbe essere molestata, come infilando le mani nella sua biancheria intima o toccandole le cosce o sputandole e urlandole parole degradanti». Già nel novembre 2018, le ong per i diritti umani aveva iniziato a segnalare violenze e torture nelle carceri saudite.
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