IN ISRAELE MANCAVA SOLO IL “BIBILEAKS” - ARRESTATO UNO DEI PORTAVOCE DI NETANYAHU, ELIEZER FELDSTEIN, CON QUATTRO COLLABORATORI: RISCHIANO 15 ANNI DI CARCERE PER AVER DATO AI GIORNALI DOCUMENTI RISERVATI SUGLI OSTAGGI - LA MOSSA FU UN ASSIST PER NETANYAHU PERCHE’ SI FACEVA APPARIRE HAMAS COME DISINTERESSATO A NEGOZIARE LA LIBERAZIONE DEGLI OSTAGGI - NETANYAHU SAPEVA? DIEDE L’ORDINE DI MANIPOLARE L’OPINIONE PUBBLICA? L’UFFICIO DEL PREMIER AGI’ PER MANDARE A MONTE UN ACCORDO SUGLI OSTAGGI, IN CONTRASTO CON GLI OBIETTIVI DELLA GUERRA? - BIBI È GIÀ SOTTO PROCESSO PER CORRUZIONE IN TRE CASI DISTINTI E ORA…
Estratto dell’articolo di Francesco Battistini per il “Corriere della Sera”
Inizio settembre. Le strade di Tel Aviv sono invase da migliaia d’israeliani furiosi. La folla grida «adesso!». Dopo undici mesi di guerra, ce l’ha col premier Bibi Netanyahu: sbrigati a fare un accordo con Hamas, porta a casa gli ostaggi «adesso!». I risultati militari sono scarsi, Gaza non è ancora sotto controllo. E la comunità internazionale è indignata per i 40mila palestinesi massacrati. Bibi è in chiara difficoltà.
Ma all’improvviso, qualcosa alleggerisce un po’ la pressione: due giornali europei, il Jewish Chronicle di Londra e la tedesca Bild , sempre ben informati su quanto accade nel governo, rivelano come Hamas stia semplicemente fingendo di negoziare con Israele, mentre in realtà s’è già organizzata per trasferire gli ostaggi in Egitto, attraverso i tunnel che portano da Gaza in Egitto.
È un’informazione riservata, contenuta in un documento militare. Peggio, è una confidenza che l’Idf ha raccolto da un capo di Hamas. Come han fatto i due giornali ad averla? A Bibi importa poco chiarirlo. È comunque un buon assist, da sfruttare. Alla prima riunione del gabinetto di sicurezza, il premier loda subito i due scoop. E ancora una volta può dimostrare agl’israeliani quel che va ripetendo lui: è inutile negoziare con Hamas, ancor più difficile portare a casa gli ostaggi, quasi inevitabile continuare la guerra.
[…] La faccenda era sembrata chiudersi lì: Netanyahu aveva incassato, c’era una guerra a cui dedicarsi. Ma quella fuga di notizie non era andata giù ai servizi interni, lo Shin Bet.
Era scattato l’allarme, era partita un’indagine segreta. E ora, due mesi dopo, quella soffiata si rivela «uno degli affari più gravi che Israele abbia mai conosciuto», scrive un giornale. È un BibiLeaks: uno strettissimo collaboratore di Netanyahu, Eliezer Feldstein, è finito in carcere con quattro collaboratori. Rischiano 15 anni, per avere fatto uscire quei documenti riservati.
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E devono spiegare molte cose: il documento, sottratto nell’ufficio di Bibi, è stato trovato anche sul pc di Yahya Sinwar, il capo di Hamas ucciso a Gaza. La storia è in buona parte segretata, per ragioni di sicurezza. E il governo israeliano minimizza: Feldstein non aveva incarichi delicati, si sostiene, anche se accompagnava sempre Bibi nei sotterranei blindati della Difesa, parlava a suo nome coi giornalisti e partecipava al gabinetto di guerra. La domanda conseguente è: Netanyahu sapeva?
Ha dato lui l’ordine di manipolare l’opinione pubblica, facendo filtrare informazioni riservate? «Il danno provocato va oltre la sfera della sicurezza nazionale — accusa un editoriale — e fa sorgere il sospetto che l’ufficio del premier abbia agito apposta per mandare a monte un accordo sugli ostaggi, in contrasto con gli obbiettivi della guerra».
Bibi è già sotto processo per corruzione in tre casi distinti: due riguardano proprio la sua ossessione per l’immagine politica, con l’accusa d’avere concesso favori a grandi editori in cambio d’un trattamento di favore sui loro media. […]