UNA BOCCATA DI OSSIGENO PER LA SALUTE - LA SCOPERTA DEL SENSORE DELL’OSSIGENO, CHE E' VALSO IL NOBEL PER LA MEDICINA AL TRIO KAELIN-SEMENZA-RATCLIFFE, PUO' ESSERE DECISIVA PER LE FUTURE CURE CONTRO CANCRO, ICTUS, ANEMIA E INFARTI – BASTI PENSARE CHE LE CELLULE DEI TUMORI SFRUTTANO LA CARENZA DI OSSIGENO SIA PER CREARE NUOVI VASI SANGUIGNI CHE PER CORROMPERE QUELLE CELLULE DEL SISTEMA IMMUNITARIO CHE…
Elena Dusi per “la Repubblica”
NOBEL MEDICINA 2019 Kailin, Ratcliffe e Semenza
Anche le cellule a volte hanno il fiatone. E quando questo accade - quando cioè non ricevono abbastanza ossigeno per sopravvivere - nell' organismo si innesca un effetto a catena, fatto di geni che si accendono e proteine che si assemblano.
Se le cellule affannate appartengono ad esempio a uno scalatore sull' Everest o a un maratoneta, il risultato sarà la creazione di più globuli rossi (meccanismo sfruttato anche dagli sportivi sleali, con il doping a base di eritropoietina). Se la fame di ossigeno colpisce invece le cellule di un tumore in rapida crescita, il tessuto comincerà a costruire vasi sanguigni in quantità, per risucchiare più ossigeno possibile attraverso il sangue.
In un caso e nell' altro, i tre vincitori del Nobel per la Medicina hanno scoperto un tasto cruciale della nostra biologia. Gli studi degli americani William Kaelin e Gregg Semenza e dell' inglese Sir Peter Ratcliffe rappresentano «uno dei meccanismi più ancestrali degli esseri viventi, diffuso dai batteri agli uomini, fin da quando il primo pesce mise il muso fuori dall' acqua» spiega Pier Giuseppe Pelicci, direttore dell' area della ricerca all' Istituto Europeo di Oncologia. «È un meccanismo efficientissimo, in grado di produrre effetti nel giro di pochi secondi».
Non è un caso che le cellule del cancro - le entità della biologia forse più astute e perfezionate che esistano - se ne siano appropriate piegandolo ai loro bisogni. «Un tumore è circondato da un ambiente con bassi livelli di ossigeno» spiega Alberto Mantovani, uno dei più importanti immunologi italiani, direttore scientifico dell' Istituto Humanitas a Milano.
«Ed essendo formato da cellule praticamente immortali, selezionate per sopravvivere in condizioni difficilissime, il cancro sfrutta la carenza di ossigeno sia per creare nuovi vasi sanguigni che per corrompere quelle cellule del sistema immunitario che avrebbero il compito di attaccarle. Ma che invece finiscono per aiutarle».
Il "sensore dell' ossigeno" scoperto negli anni '90 dai tre Nobel ha dunque implicazioni che vanno dall' adattamento degli alpinisti agli studi sul cancro, dalle tecniche che le cellule usano per sopravvivere a ictus o infarti, fino alla riparazione delle ferite (e il cancro è stato descritto anche come "una ferita che non si rimargina mai").
L' Accademia dei Nobel di Stoccolma che ha scelto i vincitori ha sottolineato che ci sono alcuni farmaci allo studio basati sui loro risultati. Ma a parte un trattamento approvato in Cina contro l' anemia (un' altra forma di "fame di ossigeno"), non si può dire che il Premio di quest' anno sia andato a una scoperta che ha rivoluzionato le cure delle malattie. «È normale, siamo nel campo della ricerca di base» sottolinea Mantovani.
«A volte i Nobel sono andati a scopritori di farmaci. Questa volta no. Intaccare il meccanismo dei sensori di ossigeno con un medicinale è tutt' altro che facile ». In passato c' era stato grande entusiasmo per la ricerca di farmaci anti- angiogenetici: capaci cioè di bloccare la formazione di nuovi vasi sanguigni nei tumori. Ma anche questo filone dell a ricerca si è un po' ridimensionato negli anni.
I vincitori intanto si divideranno gli 830 mila euro di premio e andranno avanti nel loro lavoro. «Il problema dei Nobel è che viene assegnato a scienziati anziani» ha commentato Semenza, 63 anni. «Questo dà l' impressione che la scienza sia fatta da vecchi.
Ma non è vero. Eravamo giovani quando abbiamo fatto le nostre scoperte». Ratcliffe, 65 anni, è stato raggiunto dalla telefonata da Stoccolma durante una riunione: «La segretaria aveva una certa aria di urgenza ». Kaelin invece, 62 anni, dormiva a Boston. «Ma quando sei uno scienziato e alle 5 del mattino ricevi una chiamata con molte cifre, il cuore inizia a batterti come un pazzo».