COME SI MUORE IN IRAN - LA SEDICENNE NIKA SHAHKARAMI È SCOMPARSA DURANTE LE PROTESTE PER LA MORTE DI MAHSA AMINI E IL CADAVERE È STATO TROVATO DALLA FAMIGLIA IN UN OBITORIO DIECI GIORNI DOPO L'ULTIMO MESSAGGIO VOCALE IN CUI SOSTENEVA DI ESSERE INSEGUITA DALLA POLIZIA - LA RAGAZZA AVEVA "LA TESTA FRACASSATA E IL NASO FRATTURATO": SUL CORPO DELLA GIOVANE C'ERANO SEGNI DI STUPRO E DI TORTURE E GLI ORGANI INTERNI ERANO STATI RIMOSSI... 

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Fabiana Magrì per “La Stampa”

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Anche Nika, come Mahsa, è morta con il cranio fracassato. Da chi, non è ancora certo, ma i sospetti sono tutti sulle forze di sicurezza della Repubblica islamica. La magistratura iraniana aveva dichiarato, martedì, di aver aperto un'indagine sulla morte dell'adolescente Nika Shahkarami. Scomparsa durante le proteste che da tre settimane si sono accese in varie città iraniane come reazione all'uccisione di un'altra giovane donna, Mahsa Amini, la 22enne deceduta tre giorni dopo essere stata arrestata dalla polizia morale per non aver indossato correttamente lo hijab, il velo islamico.

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Il cadavere della sedicenne Nika è stato trovato dalla famiglia in un obitorio di Teheran, dieci giorni dopo l'ultimo messaggio vocale di lei a un'amica, in cui sosteneva di essere inseguita dalla polizia. La famiglia, ha rivelato poi che le forze di sicurezza avrebbero intimato loro di evitare la cerimonia funebre per la ragazza. Ne avrebbero quindi prelevato il cadavere per seppellirlo in un villaggio a 40 chilometri dal luogo dove era prevista la sepoltura, a Khorramabad, la città di origine del padre.

 

«Il caso è stato depositato presso il tribunale penale per indagare sulle cause della morte - ha replicato il procuratore di Teheran Ali Salehi all'agenzia di stampa ufficiale Irna - e sono state adottate le misure necessarie al riguardo». Poi ieri, i risultati dell'autopsia sul corpo della ragazza curda iraniana sono stati resi noti dall'Irna, che ha riportato le dichiarazioni di Mohammad Shahriari, funzionario della magistratura della Repubblica islamica: «Fratture multiple al bacino, alla testa, agli arti superiori e inferiori» indicherebbero, secondo il dirigente iraniano, che Nika Shahkarami è precipitata, «lanciata dall'alto».

 

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«Non sono stati trovati segni di proiettili», ha aggiunto, e quindi «l'incidente non ha nulla a che fare con i recenti disordini». Ma per la famiglia la ragazza aveva «la testa fracassata e il naso fratturato», e sul corpo della giovane c'erano segni di stupro e di torture «suture, cuciture fatte a mano», e gli organi interni erano stati rimossi. Mentre sua zia sua zia Atash Shakarami ha rivelato che nell'ultimo messaggio ricevuto la nipote le diceva di «essere inseguita dalle forze di sicurezza».

 

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Segno che Nika potrebbe essere stata picchiata e torturata a morte dagli agenti, come con tutta probabilità è accaduto a Mahsa. Un'altra vittima della repressione, sempre più giovane, come sempre più giovani sono i manifestnati. Universitari ma anche liceali, degli atenei e scuole superiori in varie città dell'Iran, da Teheran a Karaj a Zanjan, da Mashhad a Kerman, a Shiraz. Un'ondata così diffusa non si vedeva in Iran da quasi tre anni. In alcuni filmati, condivisi online, studentesse abbandonano le aule di studio e prendono parte a flash-mob per evitare di essere scoperte.

 

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Il regime cerca soffocare le proteste anche sui social, con blocchi quasi totali di Internet, mentre le forze di sicurezza sono impegnate a domare le strade, uccidendo decine di persone e arrestandone a centinaia. Secondo la Ong svedese Iran Human Rights, che riporta i numeri raccolti dal portale dei dissidenti iraniani all'estero Iran International, almeno 154 persone uccise, compresi 9 minori. Una repressione feroce che sta attirando la condanna globale.

 

 L'Unione Europea si è unita agli Stati Uniti nell'avvertimento di nuove e severe sanzioni, misure punitive nei confronti di alti funzionari iraniani come il congelamento dei beni e sospensione del diritto di viaggiare. Ma l'Iran rimbalza le minacce, accusando chi gli punta l'indice contro di alimentare le proteste. L'ambasciatore britannico Simon Shercliff è stato convocato a Teheran dal ministero degli esteri iraniano, in segno di protesta contro le critiche di Londra agli interventi delle forze iraniane durante le manifestazioni per Mahsa Amini, ritenute «false e provocatorie» dalla Repubblica islamica. -

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