Alessia Marani per “il Messaggero”
ITALIA QUARANTENA COLOSSEO ROMA CORONAVIRUS
Il bollettino della Protezione civile parla di contagi da coronavirus in aumento a Roma e nel Lazio, ma raddoppiano anche i guariti e c'è la prima paziente negativizzata della Asl Roma 1 (dove non si registrano nuovi contagi) rimandata a casa dallo Spallanzani dopo un primo ricovero. I casi positivi, dunque, salgono a 150, 23 in più, di cui 19 guariti stando al bilancio stilato alle 17. Ma il conteggio aggiornato di ora in ora attraverso i numeri fonti dalle Asl e dalle aziende ospedaliere, in serata, dava quota 161 positivi.
Seguendo le cifre ufficiali della protezione civile regionale, 18 sono le persone attualmente curate in terapia intensiva, 62 i casi positivi a Roma e provincia, 47 a Latina, dove si registra il picco più preoccupante, 18 a Frosinone, 14 a Viterbo e 3 a Rieti. Sono sei le persone decedute, tra coloro che hanno contratto il coronavirus nel Lazio, ma non sono morte direttamente a causa del virus. Si tratta di persone adulte, in età molto avanzata o affette da patologie pre-esistenti come riscontrato anche dalle autopsie.
IL PICCO
coronavirus, roma nel secondo giorno di quarantena 67
La Asl romana con maggiore numero di positivi è la Roma 6, quella di Pomezia (dove risiede il poliziotto di Spinaceto e la sua famiglia, i primi contagiati), del litorale Sud e dei Castelli. Qui le persone affette da Covid-19 sono 34 e 780 sono quelle in sorveglianza domiciliare. Segue la Asl Roma 2, a cui fanno capo gli ospedali Pertini e Sant'Eugenio che hanno fatto registrare il primo, un medico, e il secondo, un infermiere, positivi. Nel popoloso territorio della Asl (dall'Eur a Pietralata) sono 25 i casi di contagio, 998 le persone sotto osservazione domiciliare. Ma il boom di quarantene si registra nella Asl Roma 5 (Monterotondo, Guidonia, Tivoli, Colleferro) dove in isolamento domiciliare controllato ci sono 1222 persone a fronte di 13 positivi. Solo tre giorni prima, lunedì, i positivi erano 9 e sorvegliati dai sanitari erano in 247.
Nella Asl Roma 1 sono, invece, 362 le persone in sorveglianza domiciliare, mentre 63 hanno terminato la sorveglianza. Nella Asl Roma 3, si registrano due nuovi casi positivi, mentre sono 152 le persone in sorveglianza domiciliare. Quattro i nuovi casi nella Asl Roma 4, sono 62 le persone uscite dalla sorveglianza domiciliare e 150 quelle che rimangono in sorveglianza domiciliare. In tutto il Lazio le persone in quarantena sorvegliata sono 5.512, a Roma e provincia 3664. «Rispetto a martedì registriamo un aumento dei casi di positività, ma c'è anche un raddoppio delle persone clinicamente guarite, ovvero quei pazienti in attesa dei due test consecutivi di negatività che clinicamente diventano asintomatici», ha commentato l'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato, al termine del briefing in videoconferenza con i direttori generali delle aziende ospedaliere.
coronavirus controlli alla stazione termini 5
Almeno per il momento, la conta è di circa 12-15 nuovi positivi ogni giorno. In media ne finisce in terapia intensiva uno su dieci, per cui l'iniezione di 157 posti letto di terapia intensiva in più tra Spallanzani e Columbus andrebbe a coprire, secondo i calcoli regionali, un bacino potenziale di infetti che si aggira attorno ai 1600 pazienti. Insomma, ci si prepara per qualsiasi scenario. Adesso siamo ancora alla fase 2 dell'emergenza, quella aperta dall'ordinanza della scorsa settimana firmata dal governatore Nicola Zingaretti, poi risultato positivo al test: due ospedali-Covid, Spallanzani e Columbus, quasi 500 operatori assunti in tempi rapidi, oltre 150 posti di terapia intensiva in più che portano il totale a oltre 670. Ma lo sguardo è a uno scenario peggiore, l'eventuale fase 3.
Un ulteriore margine lo darebbero i posti R1, cioè letti a minore intensità di monitoraggio dove andrebbero i malati meno gravi che non hanno più bisogno della terapia intensiva, liberando dunque altri posti per i contagiati dal Covid-19. Per questo ci sarà anche la collaborazione delle strutture private. Intanto gli uffici sono al lavoro per il reclutamento-lampo di 474 camici bianchi, fra cui 50 anestesisti, 270 infermieri, 12 pneumologi, 18 infettivologi, 12 cardiologi, 20 medici dell'emergenza, 12 radiologi e 80 operatori socio-sanitari. All'Ares 118 raddoppiano le linee del numero 800.118.800.
roma deserta per l'emergenza coronavirus 7
"MA IL PICCO A ROMA NON È ANCORA ARRIVATO. RISCHIO FOCOLAI AUTOCTONI NELLA REGIONE"
Camilla Mozzetti per “il Messaggero”
Professor Massimo Andreoni, primario del reparto di Malattie infettive del policlinico Tor Vergata, a Roma e nel Lazio i casi di pazienti positivi sono aumentati da un giorno all'altro di 34 unità. Crescono anche i ricoveri, tra cui quelli in Terapia intensiva.
Cosa dobbiamo aspettarci?
«Tenendo presente che i casi che stiamo vedendo corrispondono a infezioni che sono state contratte nei 14 giorni precedenti, dobbiamo prepararci a un incremento progressivo delle situazioni nei prossimi 7-10 giorni».
È possibile prevedere un picco per la Capitale e la Regione?
«Questa è un'epidemia che sta scorrendo. Posso sostenere che la Lombardia, ad esempio, ha raggiunto il suo picco e il Lazio ancora no, ma siamo in una fase di ascesa e credo che sarà anche abbastanza rapida nei prossimi giorni».
È logico secondo lei parlare ancora di contagi romani o comunque laziali provocati da contatti con il nord Italia?
«A questo punto nel Lazio ci sono casi autoctoni non più legati ai focolai del Nord. E credo che questo sia un dato assolutamente inconfutabile: ormai si è creata una situazione pandemica all'interno della Regione anche se ancora contenuta».
I decessi finora avvenuti sono stati imputati a patologie pregresse: si muore per o con il Covid-19?
«La mia posizione personale è che quando una persona, seppur con gravi patologie pregresse, muore nel corso dell'infezione da Covid-19 è questo la reale causa di morte. Per capirci: in un paziente neoplastico che muore per una sepsi batteria, è la sepsi la causa di morte e non la neoplasia. Tanto è vero che se si dovesse compilare una scheda di morte si scriverebbe che quella è stata la causa terminale. Ovviamente il virus attacca di più organismi fragili ma chi prende la polmonite da Covid muore per quella e non per il diabete che già aveva. Per me clinico questa discussione è poco comprensibile».
Può essere stata una giustificazione adottata per non aumentare la paura nella popolazione?
«Probabilmente è stato fatto per cercare di ridurre l'impatto della malattia sull'opinione e questo lo capisco, ma non si possono dare sbagliate informazioni per calmare gli animi».
roma deserta per l'emergenza coronavirus 4
Il nostro sistema sanitario regionale, con l'implementazione dei posti letto e le nuove strutture - a partire dall'ospedale Columbus - riuscirà a reggere?
«Certamente le misure importanti messe in atto sia dalla Regione Lazio ai fini di incrementare le diagnosi e le cure dei pazienti con l'apertura di altri centri per rendere più efficace possibile l'approccio alla malattia ma anche gli interventi del governo in termini di restrizioni alla circolazione, porteranno a contenere l'epidemia ma questi aspetti positivi li vedremo nei prossimi dieci giorni».
Basteranno i posti letto nelle Terapie intensive?
«I ricoveri per pazienti che hanno bisogno di assistenza respiratoria meccanica aumenteranno in maniera direttamente proporzionale ai casi diagnosticati. Sono i numeri a dircelo (+17 ricoveri e +3 in Terapia intensiva registrati ieri sul giorno precedente ndr) Detto questo, la Regione ha fatto un enorme sforzo per potenziare i posti letto e credo che le misure siano sufficienti a contenere quelle che saranno le esigenze dell'epidemia. Noi a Tor Vergata entro la fine della settimana avremo 8 posti in più».
Lei bloccherebbe il trasporto pubblico?
«Idealmente la risposta è sì perché meno permettiamo i contatti delle persone più riusciamo a controllare l'epidemia giacché al momento non abbiamo né farmaci né vaccini specifici».
locali pieni a roma nonostante il coronavirus 4 emergenza coronavirus piazza san pietro a roma