Maria Berlinguer per “la Stampa”
L'Italia potrebbe restare tutta zona bianca, almeno per un'altra settimana. Anche la Sicilia, per la quale il monitoraggio di Agenas aveva previsto il quasi certo cambio di fascia, alla fine potrebbe essere "salvata" dal passaggio in giallo. L'isola ieri ha fatto registrare un incremento nei valori delle occupazioni dei posti letto (11% intensive e 17% area medica), ma era rimasta per 4 giorni ferma al 9% per le rianimazioni. È però la regione che registra il maggior numero di casi con un record di 1.377 contagiati e 83 pazienti in rianimazione.
Anche la Sardegna, ferma fino a mercoledì rispettivamente al 9% e al 10%, per occupazione di posti letto, secondo gli ultimi dati Agenas avrebbe raggiunto la soglia critica del 10% delle terapie intensive occupate. Con la Sicilia era l'altra regione in bilico per il cambio di fascia. E resta preoccupante la diffusione del virus in Calabria dove sono il 7 per cento i posti occupati in intensiva, Scendono i casi nel Lazio, mentre la Toscana fa registrare un balzo con 844 positivi. A seguire Campania (+647), Lombardia (+627), Veneto (+588), ed Emilia-Romagna (+576). Ieri sono stati 7.260 i nuovi infettati e il tasso di positività è tornato a salire al 3,5 per cento a fronte di 206.531 tamponi fatti, ventimila in meno di mercoledì.
In leggero decremento i dicessi, ieri "scesi" a 55 dai 69 del giorno precedente, ma nel totale sono stati inseriti dieci riconteggi. Tornano sopra quota 130mila gli attuali positivi al Covid in Italia: con l'aumento odierno di 1.720, le persone alle prese con il virus nel nostro Paese salgono a 130.502.Di queste, 126.415 sono in isolamento domiciliare. E sono 460 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, diciotto in più sul giorno precedente, ma crescono anche i malati ricoverati in reparti ordinari che sono 3.627, con in più 68.
Il virus insomma torna a correre un po' ovunque. Ma non si ferma la protesta dei no vax. In Toscana un migliaio di camici bianchi e infermieri ha fatto ricorso al Tar per chiedere la sospensione dei provvedimenti nei confronti di coloro che non si sono immunizzati. Tutti i lavoratori della sanità pubblica o delle strutture che hanno rifiutato il vaccino rischiano il demansionamento o la sospensione dopo che le Asl hanno notificato loro le lettere di diffida.
«Questo vaccino - spiega l'avvocato Tiziana Vigni - non ha seguito l'iter di sperimentazione completo, quindi i dati tecnici sono sommari e provvisori, quindi noi obblighiamo una categoria professionale a farsi il vaccino senza conoscere la soglia di rischio. I medici che si oppongono alla obbligatorietà del vaccino non sono irresponsabili, ma sono persone che conoscono le problematiche del vaccino e sanno come difendersi dall'infezione».
Il nodo sarebbe la presunta violazione dell'articolo 32 della Costituzione, quello per cui nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. A Siracusa sono stati sospesi 49 medici non vaccinati. Sul fronte scuola, le Regioni dovranno fornire al commissario Figliolo l'elenco del personale ancora non immunizzato in vista della riapertura delle aule.
«Al netto delle persone fragili, è al di sotto delle 100mila unità il personale scolastico senza vaccino o che, pur senza motivi specifici, ha deciso di non effettuarlo», dice citando una stima ufficiosa la segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, sulla base di una proiezione. Si schiera per l'obbligo vaccinale, almeno per gli under 40, il professor Matteo Bassetti.
«Uno Stato serio deve farlo - spiega - perché deve domandarsi se noi possiamo permetterci dopo ottobre di tornare ad avere ancora le terapie intensive piene di non vaccinati che hanno deciso deliberatamente di non immunizzarsi spendendo per ognuno di questi 50-60mila euro di ricovero quando un vaccino costa 15 euro».
2. STOP AI RICOVERI ORDINARI PER FAR SPAZIO AI PAZIENTI COVID, NUOVA RIVOLUZIONE NEGLI OSPEDALI SICILIANI
Fabio Geraci per "Il Giornale di Sicilia"
Stop ai ricoveri ordinari in Sicilia per consentire ai direttori generali delle Asp, degli ospedali e delle aziende ospedaliere universitarie di riconvertire ancora una volta i posti letto per destinarli ai pazienti Covid.
La scelta è affidata ai singoli manager che, in questi giorni, hanno tenuto uno stretto collegamento con l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza: le indicazioni sono di dimettere i malati che possono essere curati a casa e di trasferire gli altri nei reparti non Covid che sono stati individuati dalle varie strutture sanitarie. Si tratta di un piano abbastanza complesso che ha costretto molti ospedali siciliani a sospendere i ricoveri programmati per non intasare la trasformazione dei posti letto che dovranno essere destinati ai contagiati: l’operazione è già in corso anche se non tutti sono partiti allo stesso momento.
A Palermo, infatti, il Policlinico ha rinviato i day hospital e l’arrivo di nuovi pazienti per almeno una settimana per ripristinare 88 posti, di cui 8 di terapia intensiva: saranno garantiti solo i ricoveri d’urgenza, cioè dal pronto soccorso, e i casi clinici che potenzialmente possono aggravarsi rapidamente. La direzione dell’ospedale Civico del capoluogo sta lavorando per riattivare 91 posti Covid in Medicina anche perché 23 dei 26 posti Covid attualmente disponibili sono occupati mentre all’ospedale di Partinico il blocco dell’accettazione dei ricoveri riguarda per adesso il servizio di Psichiatria e di Pediatria dove entreranno in funzione 28 posti di area medica Covid.
Tre mesi fa un migliaio di posti utilizzati per l’emergenza Covid, tra ordinari e di terapia intensiva, furono riconsegnati alla sanità ordinaria dopo il calo dei positivi: adesso le esigenze si sono ribaltate ed entro domani le aziende ospedaliere dovranno comunicare di essere ritornate alla stessa disponibilità di letti Covid dello scorso marzo. Il dubbio è che questa decisione possa essere legata alla necessità di non cambiare colore: la soglia di saturazione, che sancisce il passaggio dalla zona bianca a quella gialla, è stata oltrepassata ma con l’aumento dei contagi, e quindi dei ricoveri, a preoccupare è l’eventualità che la Sicilia finisca in arancione.
La Regione ha smentito la ricostruzione puntando il dito contro i no-vax e sottolineando di agire «con estremo scrupolo nell’esclusivo obiettivo di fronteggiare la crescita dei contagi da Covid-19 e consentire a chi lo necessita di essere curato in maniera appropriata – si legge in una nota -. Non c’è nessuna circolare “svuota ospedali”, come sostenuto da qualcuno, poiché le dimissioni dei pazienti dai reparti per essere curati a domicilio vengono effettuate secondo criteri definiti dall’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi regionali e riportati nel parere del Comitato Tecnico Scientifico regionale.
Piuttosto la Regione sta adottando un criterio di precauzione nel riportare le disponibilità di posti letto ai parametri di marzo, non per sfuggire alle restrizioni imposte dai colori ma per fronteggiare le richieste di ricoveri, visti i comportamenti sociali poco attenti al rispetto delle regole di prevenzione e l’alto numero di turisti che affollano l’Isola».
CORONAVIRUS - TERAPIA INTENSIVA
Per l’assessore Razza «se si aumentano i posti letto, ritornando ai livelli di marzo, lo si fa perché si vede crescere il numero dei contagiati e quindi ci guida il principio di precauzione. Se non lo avessimo fatto, con questa crescita di ricoverati, saremmo probabilmente stati accusati del contrario».
Di certo a pagarne le conseguenze potrebbero essere i pazienti delle altre patologie che rischiano di essere dimessi e di non trovare spazio, così come era avvenuto nella prima fase della pandemia. «Si stanno chiudendo i reparti non Covid per riconvertirli in Covid – lancia l’allarme il presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo, Toti Amato - Abbiamo il timore concreto che le cure ordinarie, non Covid siano nuovamente marginalizzate e che aumentino le difficoltà dei malati».
Ma l’accelerazione per riaprire i reparti Covid e l’invio della circolare con cui il direttore generale dell’assessorato alla Salute, Mario La Rocca, ha definito i nuovi parametri per la dimissione di pazienti ricoverati a causa del virus, non ha convinto il sindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo, referente siciliano di Azione di Carlo Calenda che attacca: «Una decisione dettata più da esigenze politiche che da valutazioni scientifiche di tutela sanitaria. Siamo davanti ad una circolare che forse vorrebbe dare una mano a evitare la zona gialla ma che di fatto crea grave imbarazzo tra il personale sanitario e sopratutto non tutela i pazienti Covid».
Critico anche il deputato siciliano di Leu, Erasmo Palazzotto: «Posti in terapia intensiva che si moltiplicano non appena si rischia il cambio di colore. Un film già visto a novembre 2020 quando la Sicilia rischiava la zona rossa e che si ripete adesso alle soglie del giallo».
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