1-LA FAMIGLIA LO CREDE MORTO SUICIDA DA 10 ANNI MA ERA IN GRECIA. LA MOGLIE: «NON È UN UOMO, NON È UN PADRE»
Estratto da www.open.online
Tutti lo pensavano morto, suicida dieci anni fa quando – il 7 luglio 2013 – era scomparso da Imola. Adamo Guerra, al tempo 45enne, gestiva un negozio di casalinghi vicino casa a Lugo, era sposato e aveva due figlie minorenni. Ai familiari e a un collega aveva lasciato tre lettere, ritrovate dai suoi genitori il 16 luglio: «Ciao mamma e papà, non ho molte parole da dire, ma purtroppo è andata sempre male. E adesso è arrivato il momento di farla finita», si leggeva in una. La procura di Bologna aveva aperto un’indagine poi archiviata nel 2015 per “presumibile suicidio”.
I carabinieri avevano trovato la sua auto al porto di Ancona, tant’è che la moglie Raffaella Borghi da cui – secondo il quotidiano la Repubblica – era separato ma era rimasto in buoni rapporti pensava si fosse buttato giù. Ma la svolta è arrivata nel febbraio 2022. Da anni la donna aveva fatto domanda per il divorzio ma la pratica non andava avanti.
Questo perché l’avvocato aveva scoperto che l’uomo era ancora vivo, in Grecia. Ieri al programma Chi l’ha visto?, Borghi era ospite e ha potuto vedere il filmato in cui l’inviato di Federica Sciarelli rintraccia il fu marito suicida: «Facciamo che non mi avete trovato e finisce qui», ha risposto Guerra alle domande del giornalista. La donna, sconvolta, non ha potuto che commentare: «Non è un umano. Non è un uomo. Non è un padre». [...]
Dietro quindi al solo ipotizzato suicidio c’erano motivazione economiche, o almeno così pensava la moglie: «Ho pensato si fosse buttato giù dal traghetto, caduto in brutti giri, preda degli strozzini». La Procura di Bologna apre le indagini, i carabinieri trovano l’auto dell’uomo al porto di Ancona e scoprono che il 9 luglio si era imbarcato per Patrasso, in Grecia.
In mare gli inquirenti trovano le sue scarpe, gli abiti e altri oggetti, tutti riconosciuti dalla moglie. Nel 2015 l’indagine viene archiviata per “presumibile suicidio” e la donna si fa seguire da una psicologa che l’aiuta ad andare avanti. Il pensiero, però, rimane sempre lì: «Diceva a me e alle mie figlie che eravamo brave. Avevo questo pallino. C’è un papà e un papà non può dire me ne vado», ha riferito ieri alla conduttrice Sciarelli. [...]
2-È UN REATO SPARIRE E FINGERSI MORTO? COSA RISCHIA L’UOMO RITROVATO IN GRECIA DOPO 10 ANNI?
Estratto dell’articolo di Elisa Campisi per www.corriere.it
È un reato sparire?
«Si può sparire — risponde Enrico Mario Ambrosetti, avvocato e professore ordinario di Diritto Penale all’Università di Padova —, c’è il diritto all’oblio, ma se si hanno degli obblighi di questi si deve rispondere.
L’uomo scomparso per dieci anni si è sottratto ai suoi obblighi familiari. Nel 2013 aveva due figlie minori e per tutto il periodo in cui ha fatto credere di essere morto è venuto meno al suo dovere di mantenimento».
Che reato si potrebbe configurare?
«La violazione degli obblighi di assistenza familiare, sanzionati penalmente dagli artt. 570 e 570 bis. Ne risponde chi si sottrae alla responsabilità genitoriale, facendo mancare i mezzi di sussistenza ai discendenti di età minore o comunque non autosufficienti anche dopo i 18 anni. Essendoci di mezzo dei minori (le figlie avevano 12 e 16 anni nel 2013 ndr), si procede d’ufficio».
Il reato potrebbe essere andato in prescrizione?
«Va in prescrizione dopo 6 anni dalla data in cui sono scaduti i suoi obblighi familiari. In questo caso, dato che le ragazze hanno oggi 22 e 26 anni, è probabile che il padre abbia ancora dei doveri nei loro confronti o che comunque le figlie siano diventate autosufficienti meno di 6 anni fa. […]».
adamo guerra finta lettera d'addio
Cosa può chiedere l’ex moglie in questi casi?
«I due erano separati, quindi non c’è abbandono del tetto. Tuttavia, la donna potrebbe chiedere il risarcimento dei danni economici per aver cresciuto le figlie da sola».
Non c’è anche un reato di procurato allarme?
«Per l’articolo 658 del codice penale, chiunque, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l’Autorità o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda da 10 a 516 euro. […]».