COSA SAPPIAMO DEL PAZIENTE TORNATO DAL CONGO CON LA FEBBRE A 38 CHE NON PASSAVA? – IL 50ENNE È RIENTRATO IN ITALIA DALL’AFRICA PREOCCUPATO PERCHÉ NON VEDEVA MIGLIORAMENTI: È STATO RICOVERATO A LUCCA, È STATO CURATO CON ANTIBIOTICI E, DOPO QUINDICI GIORNI DI RICOVERO, È STATO DIMESSO. LE PERSONE CHE SONO ENTRATE IN CONTATTO CON LUI NON SONO STATE CONTAGIATE E IN CONGO SI TROVAVA A 700 CHILOMETRI DAL FOCOLAIO DELLA “MISTERIOSA MALATTIA” – EPPURE RESTA DA CAPIRE COME…
1 - VIRUS DEL CONGO, PRIMO ALLARME IN ITALIA “A LUCCA UN PAZIENTE CON QUEI SINTOMI”
Estratto dell’articolo di Luca Monaco, Michele Bocci per “la Repubblica”
La mail è partita la sera di sabato: «Abbiamo seguito un paziente con febbre, tosse cefalea e anemia, rientrato dal Congo, lo ha colpito una malattia che non siamo riusciti ad individuare». A inviarla è il reparto di Malattie infettive dell’ospedale di Lucca, che ha interpellato l’Istituto superiore di sanità per sapere come muoversi. «Abbiamo eventualmente il siero raccolto durante la fase acuta della malattia e abbiamo ripetuto il campione in questi giorni, facendolo congelare insieme al sangue. Ritenete opportuno l’invio presso il vostro laboratorio?».
La risposta è arrivata rapidamente dal ministero della Salute, a cui è stato subito girato il messaggio. Ieri sono stati attivati i Nas, che andranno nella città Toscana oggi per prendere le provette e portarle a Roma. Si tratta di una precauzione estrema, al momento nessuno pensa che il caso toscano possa essere il primo fuori dall’Africa legato alla misteriosa malattia. Comunque sia, si aspettano i risultati di laboratorio.
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Le analisi sui campioni prelevati a Lucca verranno fatte più rapidamente possibile ma intanto ci sono già alcuni elementi di cui tenere conto e che tranquillizzano le autorità sanitarie, sia nella capitale che in Toscana. I fattori che suggeriscono cautela sono geografici, temporali e anche infettivologici. L’uomo ricoverato in Toscana, che vive nella provincia di Lucca, ha 50 anni ed è stato per sei mesi a lavorare nel settore della ristorazione a Kinshasa.
La capitale del Congo, dove al momento non risultano esserci stati altri casi, è a circa 700 chilometri dalla zona dove si sono registrati i casi provocati dalla malattia sconosciuta, quindi molto distante. Riguardo ai tempi, il ricovero in Toscana, è spiegato nella mail, è durato dal 22 novembre al 3 dicembre. L’uomo era rientrato in Italia dal 15 ma la febbre era iniziata già una decina di giorni prima.
I dati delle autorità sanitarie del Congo, a parte alcuni casi sporadici precedenti, individuano i primi pazienti nella zona sud-ovest intorno al 4-5 novembre. Insomma, l’uomo si è ammalata quando praticamente è iniziata a diffondersi la patologia ancora misteriosa, ma si trovava molto distante dal luogo dei primi contagi.
Inoltre, è stato valutato il fatto che i genitori del cinquantenne, con i quali ha convissuto prima del ricovero, i suoi colleghi in Africa e chi l’ha seguito in ospedale, non è stato contagiato.
Da Lucca hanno spiegato all’Istituto di aver fatto una serie di esami, come radiografie, ecografie, ricerche di arbovirosi e malaria ma di non aver «trovato una causa specifica». È stato questo aspetto, insieme al rientro dal Congo a suggerire al reparto di avvertire Roma, dopo aver richiamato l’uomo. Sabato, infatti, gli sono stati fatti nuovi prelievi. […]
2 - L’INFETTIVOLOGA: “LA FEBBRE NON GLI PASSAVA FAREMO SUBITO NUOVI TEST”
Estratto dell’articolo di MI.BO per “la Repubblica”
«Il paziente era preoccupato, la febbre non gli passava: l’abbiamo curato con una terapia antibiotica, ora sta bene. Adesso manderemo ad analizzare a Roma due campioni di siero, ci vorrà un mese per avere i risultati».
A parlare è Sara Moneta, la responsabile del reparto di Malattie infettive dell’ospedale San Luca di Lucca. È stata lei a inviare la comunicazione all’Istituto superiore di sanità perché venissero disposti gli accertamenti utili a scongiurare il fatto che il cinquantenne toscano possa essere stato contagiato dal virus ancora sconosciuto che sta infettando il Congo.
Dottoressa, quali sintomi presentava il paziente?
«Aveva un’anemia, la febbre a 38, non gli passava. Era tornato in Italia proprio perché non stava bene, dopo una settimana a casa è venuto in ospedale. Era molto preoccupato.
L’abbiamo curato con degli antibiotici, quando è stato dimesso ci ha ringraziati a lungo».
Teme che sia stato contagiato dal nuovo virus?
«Tendiamo ad escluderlo, in questo momento non c’è nessuna evidenza che ci faccia supporre una cosa del genere. […]».