massimo dalema gherardo gardo

TANTO VA LA GATTA AL GARDO - IL RAGIONIERE GHERARDO GARDO, CHE HA AVUTO UN RUOLO PRIMARIO NEL COLOMBIA-GATE CON D’ALEMA E NEGLI AFFARI DI TORTORELLA SOCIO DEI VINI PRODOTTI DA “BAFFINO”, HA UN REDDITO UFFICIALE, CHE OSCILLA TRA I 200 E 300.000 EURO ANNUI NONOSTANTE LO STUDIO DA RAGIONIERE DI CAMPAGNA - HA INTESTATI I 5 VANI DELL'UFFICIO A CENTO E UN POSTO AUTO, MA NON LA CASA DOVE VIVE. MOLTO ESPERTO DI FISCALITÀ ANGLOSASSONE, DAL 1999 HA RAPPORTI CON SOCIETÀ DEL REGNO UNITO ED È STATO RAPPRESENTANTE LEGALE DELL'HISTORICAL HOUSES FOUNDATION TRUST…

l atto che dimostra la conoscenza di gardo con dalema

Giacomo Amadori per “La Verità”

 

Nel Colombia-gate adesso spunta anche il cabernet-gate. Stiamo parlando della tenuta agricola che si estende per sette ettari tra Narni e Otricoli (Terni), la Madeleine della famiglia di Massimo D'Alema, che nella società agisce, fin dal 2010, come procuratore dei figli, «con ogni più ampia e necessaria facoltà».

 

gherardo gardo

La settimana scorsa l'imprenditore romano Massimo Tortorella, socio dell'ex premier nella produzione di vino, ci aveva raccontato di aver conosciuto nel 2017 a Miami il ragionier Gherardo Gardo, uno dei protagonisti della trattativa per la vendita delle armi in Sud America. E a lui si era affidato, poiché una sua società americana, la Consulcesi Llc, non aveva ingranato e andava messa in liquidazione.

 

Nello stesso periodo Tortorella aveva conosciuto D'Alema in un ristorante londinese e in poco tempo avevano deciso di diventare soci: «Il vino era buono e me lo ha fatto pagare.Chiesi a questo Gherardo una perizia e da lì nasce il rapporto tra D'Alema e Gardo. Evidentemente sono entrati in grande simpatia e amicizia». Quando abbiamo chiesto a Tortorella quanto abbia investito, lui ci ha risposto un po' vago: «Mi sembra che l'operazione fosse intorno ai due milioni, tra i due e i tre milioni di euro». Dagli atti, però, emergono cifre molto più modeste.

 

la casa di gherardo gardo a castello d'argile.

Nel luglio del 2018 un amico della famiglia D'Alema, Francesco Nittis, che deteneva il 30% delle quote, esce dalla compagine societaria in cambio di 30.000 euro. Il capitale scende così da 5.000 a 3.500 euro.

 

Il 13 dicembre 2018, nello studio del notaio Salvatore Mariconda, professionista di fiducia di D'Alema, la lussemburghese Amana investment management, società riconducibile a Tortorella, rappresentata dal direttore Giulio Prevosti, residente a Lugano, realizza un aumento di capitale, che passa da 3.500 a 3.888 euro. I 388 euro in più (pari al 10 per cento delle azioni) costano a Tortorella un «sovrapprezzo» di 100.000 euro. Il 30% delle azioni a luglio valeva 30.000 euro, a dicembre il 10 costa 100.000.

 

Il 13 febbraio 2019 la Amana investment management cede la propria partecipazione alla Amana investment glass fund.Nell'aprile del 2019 la Madeleine decide di «dotarsi di nuovi mezzi finanziari» e per questo il valore nominale del capitale sociale torna a 5.000 euro e per quel nuovo 20% di aumento il fondo Amana versa mezzo milione.

 

Quindi Tortorella, alla fine, sembra aver sborsato «solo» 600.000 euro per il 30% dell'azienda anziché 2-3 milioni. Peccato che per la stessa quota i D'Alema avessero pagato venti volte di meno: 30.000 euro.

la casa di gherardo gardo a castello d'argile

 

Nei giorni scorsi Tortorella non ha voluto più riprendere il discorso, spiegandoci di essere concentrato «in cose più utili» (gli aiuti all'Ucraina). Ha solo specificato di aver «investito molto meno» di quanto ci avesse detto inizialmente. Ma non ha aggiunto altro.

Gli abbiamo domandato anche lumi su un'inchiesta che lo aveva coinvolto come indagato per omessa dichiarazione di 70 milioni di euro di ricavi e di 11,5 milioni di euro di Iva da parte di tre associazioni culturali riconducibili alla sua società Consulcesi. La Procura di Roma aveva ordinato il sequestro di 26,5 milioni di euro.

 

la targa dello studio di gardo con i nomi delle ditte cancellati

«Non sono più indagato. Ho fatto un accordo e ho pagato 20 milioni di euro» ci ha spiegato l'imprenditore. Ma torniamo agli atti. Il 15 aprile 2019 viene costituita dalla famiglia D'Alema e dai figli dell'enologo Riccardo Cotarella la Silk road (un marchio che piace molto a D'Alema) wines e, già a giugno, l'ex premier cede sempre a Tortorella la sua quota del 15% al prezzo del valore nominale, ovvero 1.500 euro.

 

Questa volta all'accordo non presenzia Prevosti in rappresentanza dell'Amana glass fund, ma viene incaricato come «procuratore speciale» direttamente Gardo «affinché abbia ad acquistare dal signore Massimo D'Alema [] la quota di partecipazione dal medesimo detenuta nella società Silk road wine».

 

Un documento che conferma la conoscenza di Gardo con D'Alema. Una conferma alle parole dei broker del Colombia-gate che hanno inserito il ragioniere tra i protagonisti della trattativa per vendere armamenti in Sud America.Per questo abbiamo deciso di andare a fare qualche domanda in Emilia, dove il professionista vive e lavora.

 

LO SCAMBIO DI MAIL TRA GHERARDO GARDO E DARIO MARFE

Siamo partiti dal suo luogo di nascita, Pieve di Cento, che per i suoi 2 chilometri di portici è detta la piccola Bologna.In piazza Andrea Costa gli anziani bevono all'enoteca di Tiziano e parlano anche dell'affare delle armi di D'Alema. Il «compagno» D'Alema.

 

Nessuno difende il vecchio segretario del Pds. Al massimo c'è chi afferma che i politici sono tutti uguali oppure chi ricorda le imprese di Silvio Berlusconi. Un ex consigliere comunale del Pd, Valter, rivendica di aver sempre votato «il meno peggio» e preferisce segnalare al cronista i quadri della gloria locale, il Guercino.

il servizio de le iene su massimo dalema e la compravendita di armi con la colombia 19

 

Tiziano, il proprietario del bar, ricorda di aver frequentato le scuole medie con il coetaneo Gherardo. Qualche volta Gardo va ancora da lui a cenare, nelle sere d'estate, con la moglie Cristina. Anche Sauro ha fatto le scuole con il futuro ragioniere, ma non ha ricordi vividi. Forse una gita ad Aosta. L'uomo dei misteri da ragazzo era piuttosto chiuso e timido. Un cliente ci informa che Gherardo recentemente avrebbe fatto un sondaggio per l'acquisto di un terreno edificabile pronto per una speculazione immobiliare. Nient' altro. In zona i Gardo sono quasi degli sconosciuti. «Non è un cognome di qui» ripetono a pappagallo sulla piazza.

umberto bonavita robert allen

 

«Forse il papà era un bancario» azzarda uno. Noi a un certo punto lo incrociamo il ragionier Gianpaolo, 76 anni, con la moglie Giorgia Lazzari, questa volta un cognome autoctono. Entrambi rivendicano di essere nati a Pieve e dintorni. «Se mio figlio non vi parla avrà le sue ragioni. La trattativa delle armi? Gherardo è andato a Bogotà? Lo avrà fatto per lavoro, ma io non mi occupo assolutamente delle sue cose».

 

Ci inoltriamo nella campagna di Castello d'Argile e prendiamo un sentiero sterrato con qualche villetta mescolata a cascine. In fondo c'è una grande casa bianca, stile moderno con tettoia verde.

UMBERTO BONAVITA

 

Sarà stata costruita negli anni Ottanta. Sbirciando nel cortile si vedono l'auto del ragioniere, un'Audi Q5, e un'utilitaria di proprietà della suocera, Silvana. Suoniamo. È l'ora di pranzo. Ci risponde proprio Gherardo.

 

Non è a Miami o in un'altra parte del mondo. È qui nella Bassa. Ci presentiamo: «No grazie» è la risposta. Come se fossimo Testimoni di Geova o venditori di aspirapolvere porta a porta. Allora attraversiamo il ponte vecchio che separa la provincia di Bologna da quella di Ferrara e arriviamo a Cento.

 

A due passi dalla Rocca, la fortificazione medioevale, c'è via del Guercino. Sulla facciata di una palazzina di due piani color giallo Parma c'è una targa con scritto: «Studio commerciale tributario Rag. G. Gardo, commercialista». L'ufficio si trova al piano terra, di fianco a una profumeria e a un'agenzia di viaggi. Niente di lussuoso, perfetto per non dare nell'occhio. Il giovedì, giorno di mercato, per entrare bisogna aggirare un banco di frutta e verdura piazzato proprio all'ingresso: «Fava super» a 3,5 euro, «cimata extra» a 2,5, bietola a 0,8. Entriamo.

il servizio de le iene su massimo dalema e la compravendita di armi con la colombia 32

 

Le due cassette della posta hanno ancora gli aloni degli adesivi delle ditte che avevano domicilio fiscale da Gardo. A quell'indirizzo restano sette società e il nome della quarantottenne «Dott.ssa C. Alberghini», dipendente da quasi vent' anni dello studio e consorte del ragioniere. La donna possiede due piccoli appartamenti e un garage nel piano seminterrato dell'edificio. Ci accoglie (si fa per dire) così: «Mio marito? Non è intenzionato a rilasciare dichiarazioni, quindi le chiediamo di non tornare». Avremmo voluto fare tante domande, ma non è stato possibile.

 

MASSIMO DALEMA

 Di Gardo sappiamo che il suo reddito ufficiale, nonostante lo studio da ragioniere di campagna, oscilla tra i 200 e 300.000 euro annui. Ha intestati i 5 vani dell'ufficio di via Guercino e un posto auto, ma non la casa dove vive. Molto esperto di fiscalità anglosassone, dal 1999 ha rapporti con società del Regno unito ed è stato, per esempio, rappresentante legale dell'Historical houses foundation trust.

 

A Miami ha fondato con l'avvocato Umberto Bonavita (pure lui coinvolto nel Colombia-gate) la Wey Lcc, di cui è amministratore, società specializzata in compravendita di yacht. Sul sito dello studio è specificata l'attività di consulenza societaria e fiscale negli Usa, in particolare a Miami e New York. Tra i commenti favorevoli ce n'è uno di Bonavita. Il 24 febbraio scorso, alla vigilia dell'inizio della guerra in Ucraina, il ragioniere ha aperto nel suo studio la Kib holding Srl, ancora inattiva e nata per fare acquisizioni. Presidente e azionista unica è Karina Boguslavskaya, trentunenne cittadina russa residente nell'esclusivo quartiere di Kensington a Londra. Consiglieri di amministrazione lo stesso Gardo e Massimo Bonori, ingegnere bolognese con importanti interessi in Russia. A Gardo-land, Bogotà e Miami, Londra e Mosca non sono mete turistiche, ma piazze per affari. Magari con la copertura di un banco di verdure.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…