ELENA CECCHETTIN, DATTE ‘NA CALMATA – SI PARLA DI FERMARE LE VIOLENZE E LA SORELLA DELLA RAGAZZA UCCISA DAL SUO EX FIDANZATO FILIPPO TURETTA CONDANNATO ALL’ERGASTOLO CONTINUA A INFIAMMARE IL CLIMA SPARANDO A PALLE INCATENATE CONTRO I MAGISTRATI (“IL NON RICONOSCIMENTO DELLO STALKING È UNA MANCANZA DI RISPETTO”) E LE ISTITUZIONI A CUI “NON IMPORTA NULLA DELLE DONNE” – TURETTA SI E’ BECCATO IL MASSIMO DELLA PENA, IL SUO LEGALE RICEVE MINACCE, LA SUA FAMIGLIA E’ DA UN ANNO SOTTO SORVEGLIANZA E IL DI LEI PADRE GINO SI AFFANNA A STEMPERARE LE TENSIONI: “OGNI FORMA DI VIOLENZA, ANCHE SIMBOLICA, E' DA CONDANNARE". MA ELENA COSA VA CERCANDO? PERCHE’ SI OSTINA A BUTTARE BENZINA SUL FUOCO?
UN CLIMA INFAME
ELENA CECCHETTIN AL SALONE DEL LIBRO
HATER LA FAMIGLIA DI FILIPPO DA UN ANNO SOTTO SORVEGLIANZA
Rebecca Luisetto per il “Corriere della Sera” - Estratti
«È stata un’attesa angosciante, lunga. Lo sapevo, ero preparato alla parola ergastolo, sono rimasto impietrito, ma sono sereno, non mi aspettavo nulla di diverso».
Sarebbero queste le parole dette martedì sera da Filippo Turetta — e riportate dall’agenzia Adnkronos ieri — subito dopo la pronuncia della sentenza della corte di Assise di Venezia, letta dal presidente Stefano Manduzio, che lo ha condannato all’ergastolo per l’omicidio della ex fidanzata Giulia Cecchettin.
«Un giovane distrutto», lo ha definito chi ha accesso, per lavoro o volontariato, alla terza sezione del carcere di Montorio a Verona.
filippo turetta e il suo legale
Ma il giovane padovano di 23 anni non è l’unico che dovrà vivere con il peso di questa sentenza sulle spalle: il verdetto finale ha investito tutta la sua famiglia che, fin dalla scoperta del delitto della 22enne, è stata presa di mira da media e «odiatori» del web. Minacce, insulti e un’ondata di astio senza precedenti ha travolto i genitori Nicola ed Elisabetta e il fratello minore di Filippo, tanto che le circostanze hanno costretto i carabinieri, ormai da un anno, a mantenere una stretta sorveglianza sulla famiglia: le pattuglie presidiano la loro casa nel Padovano e, su consiglio delle forze dell’ordine, è stato installato un sistema di videosorveglianza anche nella loro seconda proprietà.
L’odio nei confronti dei parenti dell’assassino è cresciuto a luglio, dopo che è stato reso pubblico il video del colloquio in carcere tra i genitori e il figlio, e l’entità delle minacce si è fatta talmente pesante da costringere i Turetta a chiamare in aiuto l’avvocato Paola Rubini. «Sono stata nominata quest’estate — spiega — dopo che è stato pubblicato il video del famoso colloquio, che ha avuto conseguenze di rilievo dal punto di vista penale. Il padre è stato oggetto di un attacco esagerato».
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ELENA CECCHETTIN AL SALONE DEL LIBRO
LA SORELLA DI GIULIA: «LO STALKING NEGATO OFFENDE NOI E LE DONNE» PROIETTILI ALL’AVVOCATO
Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera” - Estratti
«Te le farò pagare per sempre». «Maledetta». «Per una sera (era uscita con le amiche, ndr) tu rovinerai tutte le giornate prima e le giornate dopo». «Mettiti in testa str... che o ci laureiamo insieme o è finita per entrambi».
«O questo o nient’altro». «La tua vita dipende dalla mia»...
GIOVANNI CARUSO E FILIPPO TURETTA
E avanti così fino al 9 novembre 2023, due giorni prima del delitto, quando Giulia ha avuto il suo ultimo sfogo: «Tu guardi quando vado a dormire, quanto tempo sto online, mi chiedi se sto scrivendo con qualcuno in base a quanto tempo sto online. Sono tutti metodi ossessivi che tu metti in pratica per controllarmi e a me fanno paura». In tutto gli inquirenti conteranno 225 mila messaggi in due anni, circa 300 al giorno.
Ai quali l’accusa ha aggiunto «i reiterati atteggiamenti minacciosi, il controllo dei suoi social media, l’acquisto di app spia che consentissero di monitorare lo stato online di Giulia in modo anonimo, il controllo dei follower, gli incontri inaspettati senza essere attesi, gli approcci fisici sgraditi...».
ELENA CECCHETTIN AL SALONE DEL LIBRO
I tre elementi Insomma, un incessante e ossessivo martellamento che per il pm Andrea Petroni si chiama in un solo modo: 612 bis, atti persecutori. Aggravante contestata dall’accusa a Filippo Turetta, insieme con la premeditazione e la crudeltà, ma non riconosciuta dalla Corte d’Assise di Venezia che ha condannato il 22enne studente padovano all’ergastolo per il delitto di Giulia Cecchettin. «Il non riconoscimento dello stalking è una mancanza di rispetto anche della famiglia della vittima e l’ennesima conferma che alle istituzioni non importa nulla delle donne. Sei vittima solo se sei morta, quello che subisci in vita te lo gestisci da sola.
Giulia è stata uccisa non solo dalla mano violenta ma anche dalla giustificazione e dal menefreghismo», è stata la dura reazione di Elena, sorella di Giulia. Per sapere esattamente cosa abbia spinto i giudici a propendere per l’esclusione dello stalking bisognerà aspettare le motivazioni della sentenza, previste fra novanta giorni. Ma si può ritenere che siano state accolte almeno in parte le ragioni della difesa di Turetta.
L’avvocato Giovanni Caruso, professore di diritto penale all’Università di Padova, ieri particolarmente scosso per aver ricevuto una busta anonima con tre proiettili in studio su cui indagano Mobile e Digos — è stata disposta per lui la vigilanza —, ha tenuto una sorta di lezione sul punto: «Che Filippo Turetta fosse letteralmente ossessionato da Giulia è fuori discussione: annotazioni da spettro autistico, teneva una contabilità delle emozioni, dei comportamenti di Giulia. Era petulante, insistente, insopportabile...
ELENA CECCHETTIN AL SALONE DEL LIBRO
Ma il delitto di atti persecutori non è un delitto di condotta, è un delitto di evento e il legislatore ha ritenuto di incriminare i comportamenti molesti individuando tre conseguenze sulla vittima: il perdurante e grave stato di ansia o di paura, il fondato timore per la propria o l’altrui incolumità e il cambiamento delle proprie abitudini di vita.
Ne basta una delle tre perché ci sia stalking. E noi non siamo riusciti a individuarne».
«Aveva ansia e paura» Per l’accusa pochi dubbi: «Sulla base delle dichiarazioni di Giulia ai propri confidenti e allo stesso imputato è provato che nutrisse paura di Turetta e che la sua condotta le provocasse un grave stato d’ansia», ha scritto Petroni nella sua requisitoria dopo aver riportato il testo di alcuni audio registrati da lei che già l’aveva lasciato: «Non ce la faccio con Pippo, ci sentiamo tutti i giorni... credo di non sopportarlo più... cioè vorrei veramente che lui almeno per un periodo sparisse». E allo stesso Filippo si rivolgeva così: «So come sei fatto, so cos’hai fatto altre volte e ora dirti dove vado e a che ora mi fa spavento, ok? Perché so che potresti presentarti e fare qualsiasi cosa, voglio poter stare serena, ogni tanto mi fai paura». Parla di paura, Giulia: con lui e anche con qualche amica.
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giulia cecchettin filippo turetta
CECCHETTIN, PIENA SOLIDARIETÀ ALL'AVVOCATO DEI TURETTA
(ANSA) La notizia della busta contenente proiettili inviata all'avvocato Giovanni Caruso "è profondamente inquietante e inaccettabile da concepire in una società civile. Ogni forma di intimidazione o violenza, anche simbolica, è da condannare senza esitazione". Lo dice oggi Gino Cecchettin. "La giustizia deve fare il suo corso in un clima di rispetto e serenità. Atti come questi non rappresentano alcuna forma di solidarietà verso le vittime, anzi rischiano di offuscare - continua - la serietà del lavoro che stiamo portando avanti nella Fondazione Giulia Cecchettin".
Per il padre di Giulia, "è solo attraverso questi principi che possiamo costruire una società più giusta e umana". Esprimo piena solidarietà all'avvocato Caruso e il mio auspicio è che le autorità facciano luce rapidamente su questo grave episodio - conclude -. Esorto tutti a impegnarsi a promuovere valori di rispetto, pace e dialogo, anche nei momenti più difficili. Anche e soprattutto di dolore. Continuiamo a lavorare insieme, con fermezza e senza cedere all'odio".
l audio di filippo turetta FILIPPO TURETTA IN AULA - 1ELENA E GINO CECCHETTIN AI FUNERALI DI GIULIAelena cecchettin