Renato Benedetto per il "Corriere della Sera"
«Adesso dopo trent’anni è arrivato il momento. Mi sono portato dentro questo tormento troppo a lungo. Chiedo scusa alla famiglia di Enzo Tortora per quello che ho fatto». Trent’anni fa Diego Marmo da pm pronunciò l’arringa contro Enzo Tortora nel processo in cui fu condannato per camorra. Una decisione ribaltata l’anno successivo in Appello, nel 1986, quando il conduttore televisivo era agli arresti da oltre tre anni (assoluzione confermata poi con formula piena).
Enzo Tortora con le figlie Silvia a sinistra e Gaia
«Il rammarico c’era da tempo». E adesso il magistrato in pensione chiede scusa in un’intervista a Francesco Lo Dico pubblicata oggi sul Garantista, il nuovo quotidiano diretto da Piero Sansonetti : «Ho richiesto la condanna di un uomo dichiarato innocente con sentenza passata in giudicato». Torna alla dura requisitoria in cui definì Tortora un «cinico mercante di morte»: «Mi lasciai prendere dal mio temperamento. Ero in buona fede.
Ma questo non vuol dire che usai sempre termini appropriati. Mi feci prendere dalla foga». Precisa di non essere stato l’unico protagonista nel caso divenuto il simbolo degli errori giudiziari: ci fu un’istruttoria, un rinvio a giudizio e un tribunale che accolse la sua richiesta di condanna. Ammette lo sbaglio e spiega il silenzio di questi anni: «Ho creduto che ogni mia parola non sarebbe servita a niente. Che tutto mi si sarebbe ritorto contro. Ero Diego Marmo, l’assassino morale di Tortora e dovevo tacere».
Ma è proprio perché Tortora «si comportò da uomo vero» e rinunciò all’immunità, che Marmo censura l’uso strumentale del caso: «Mi fanno arrabbiare certi quaquaraquà che invocano il suo nome per nascondere magagne». È proprio nei giorni scorsi, dopo l’approvazione della norma sulla responsabilità civile dei magistrati, che il caso Tortora e il referendum del 1987 sono stati citati più volte.
Sempre nei giorni scorsi le polemiche hanno investito direttamente l’ex magistrato. Il 17 giugno (coincidenza, stesso giorno in cui nel 1983 fu arrestato Tortora), Marmo è stato nominato assessore alla Legalità a Pompei. Suscitando proteste tanto dai 5 Stelle quanto da Forza Italia: «Sarebbe più facile dimenticare la sua requisitoria se solamente Marmo avesse mai chiesto scusa per quel gravissimo errore», ha commentato Mara Carfagna. Trent’anni dopo, le scuse sono arrivate.